Fashion Pact, come la moda vuole salvare il Pianeta (o almeno così dice)

Un grande patto internazionale per cambiare la moda e salvare il Pianeta. Nel 2019, le più importanti maison del mondo hanno firmato il Fashion Pact che ha come obiettivo ridurre l’inquinamento prodotto da questa industria, che – per farti un esempio – è responsabile del 20% dello spreco globale solo di acqua.
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Rubrica a cura di Valentina Rorato
19 Maggio 2021

La moda cambierà il mondo. È un’esagerazione? Forse sì, ma sicuramente l’industria di questo settore sta lavorando per cambiare le produzioni, ma anche la mentalità che fino ad adesso ha dominato il mercato. Come mai? Le grandi firme si sono rese conto che è fondamentale collaborare per la salvezza del Pianeta. Borse di pelle, scarpe pitonate tempestate di cristalli preziosi, imballaggi a più non posso per confezionare abiti di sartoria, che probabilmente saranno indossati poche volte.

L’industria della moda (che vale 2,5 migliaia di miliardi di dollari a livello globale) per anni è stata un lusso, non solo perché destinata a una piccola nicchia di persone, ma perché ha rappresentato l’emblema dello spreco. Pur restando un sogno, per molti inarrivabile, quello che deve assolutamente mutare è lo spirito di produzione. È proprio su questa base e nuova consapevolezza è nato il Fashion Pact, lanciato dal presidente francese Emmanuel Macron al G7 2019 di Biarritz.

Che cos’è

Il Fashion Pact riunisce una coalizione di aziende globali leader del settore della moda e tessile (ready-to-wear, sport, lifestyle e lusso), oltre ai fornitori e distributori. Tutti si sono impegnati al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree principali: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Questo accordo internazionale è unico nel suo genere e soprattutto è il primo che ha riunito al momento della firma 32 aziende, che sono diventate poi 60 (provenienti da 14 Paesi) e a un anno dall’accordo ha raccolto la partecipazione di oltre 200 brand e 1/3 dell’industria della moda. Insomma, con questi numeri è impossibile che non si possa fare la differenza.

Obiettivi del fashion pact

Le aziende firmatarie hanno definito sette obiettivi concreti, che possono essere – come abbiamo anticipato – ridefiniti in tre aree di intervento fondamentali:

  • Clima, ovvero raggiungere la neutralità di carbonio entro il 2050 per arrestare il riscaldamento globale
  • Biodiversità: salvaguardia delle specie in pericolo e protezione e ricostruzione degli habitat a rischio.
  • Oceani: eliminazione di tutta la plastica superfluae fonte di inquinamento presente negli imballaggi (come quella delle bustine di plastica, degli appendini, delle confezioni e dei sacchetti).

Firmatari

François-Henri Pinault, ceo del gruppo Kering, è stato incaricato di creare il Fashion pact del presidente Macron e ha coinvolto nella prima bozza di contratto ben 32 realtà diverse: Adidas, Burberry, Bestseller, Capri Holdings Limited (Versace, Michael Kors, Jimmy Choo), Chanel, Ermenegildo Zegna, Carrefoyr, Everybody &Everyone, Fashion3, Fung Group, Galeries Lafayette, Gap, Giorgio Armani, H&M Group, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada Group, Ralph Lauren, Puma, Pvh (Calvin Klein, Tommy Hilfiger), Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges Group, Stella McCartney, Tapestry. Oggi i brand sono 60 e la partecipazione italiana è di ben 10 aziende. Oltre a quelle già citate si sono aggiunteHerno, Diesel, Geox, Calzedonia e Bonaveri.

Inquinamento dell'industria della moda

Il messaggio del Fashion Pact è bellissimo e regala molta speranza. Ma prima di farsi contagiare dall'entusiasmo, e magari cercare di acquistare da aziende responsabili, devi sapere (o ricordare) quanto inquina l'industria della moda. Causa:

  • Il 20% dello spreco globale di acqua
  • Il 10% di emissioni di anidride carbonica

A questo puoi aggiungere che è responsabile del 24% dell’uso di insetticidi e dell’11% dell’uso di pesticidi. Inoltre, l’85% dei vestiti finisce in discarica e solo 1%  viene riciclato o rigenerato. C'è margine di miglioramento.

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Diplomata al Liceo Scientifico e Laureata in Lettere Moderne, ho saputo coniugare il mondo scientifico e quello umanistico nel mio lavoro, altro…