Cherofobia, ovvero la paura di essere felici: perché temiamo che possano accaderci cose belle?

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Fuggire da situazioni piacevoli e da gratificazioni apparentemente ingestibili, sentirsi di non meritare le cose belle che si guadagnano, evitare qualunque novità che potrebbe portare cambiamenti positivi nella propria vita. Non è depressione, ma cherofobia.
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Sara Del Dot 28 Gennaio 2019

Nel mondo di oggi, quello di felicità è un concetto tanto teoricamente ampio quanto concretamente ristretto. Le persone non fanno che appioppare a questo termine un’infinita serie di significati, tutti individuali, tutti personali, tutti plasmati secondo la propria visione del mondo, ma quasi tutti estremamente lontani da se stessi e dagli altri. Sembra infatti che, nell’epoca contemporanea, con felicità non s’intenda una condizione perpetua o per lo meno duratura nel tempo, ma un futuro obiettivo da raggiungere in un momento temporalmente molto in là nella vita (quando mi sposerò, quando farò figli, quando avrò una casa, quando vedrò l’Antartide…), oppure semplicemente un istante intenso ma brevissimo, come un fuoco d’artificio. E anche quest’ultima accezione pare affievolirsi mano a mano che gli anni passano e si diventa adulti. La verità è che per un numero sempre maggiore di persone la felicità sembra rappresentare più una fonte d’ansia che un momento da godere appieno. Questo tipo di timore, il più delle volte infondato, innesca meccanismi di fuga da situazioni positive e gratificanti, come a esempio l’autosabotaggio.

Cherofobia: la fuga dal positivo

La paura della felicità non è soltanto una sensazione adolescenziale. Si chiama cherofobia, e rappresenta un vero e proprio disturbo dei nostri tempi. La cherofobia si manifesta attraverso la tendenza, volontaria o anche inconscia, ad evitare qualunque situazione che possa generare nella nostra vita sensazioni positive, ma anche a nascondere episodi belli o gratificanti, a non porsi mai la felicità come obiettivo, considerandola una vera e propria perdita di tempo. A questo si aggiunge l’abitudine a evitare importanti cambiamenti nella propria vita che potrebbero portare a grandi soddisfazioni, il rifiuto apparentemente insensato a partecipare a situazioni divertenti come feste, viaggi, o qualunque cosa che possa portare a un’incontrollabile novità. Ma attenzione: la persona cherofobica non è necessariamente una persona triste o depressa. Semplicemente, si limita a rifuggire emozioni positive per lei apparentemente troppo complicate da gestire.

Ma perché questa paura?

Le cause della cherofobia possono essere diverse. Gli psichiatri tendono ad associare questa fuga dai momenti di felicità a episodi avvenuti nell’età infantile, dove probabilmente a un momento estremamente positivo è subito seguita una punizione o un avvenimento molto brutto. Un trauma del genere potrebbe ripercuotersi nell’età adulta, vissuto come se ad ogni momento di felicità ne dovesse seguire per forza uno di estremo dolore o delusione, quasi si trattasse di una punizione. Inoltre, la felicità ci rende fragili. Se siamo felici, significa che nella nostra vita c’è qualcosa che lo rende possibile, e ci sentiamo in dovere di proteggere questo qualcosa. Tale responsabilità ci rende più deboli, più attenti, e ci impedisce di goderci la positività del momento. Ancora, chi soffre di cherofobia tende a pensare che la felicità faccia male a se stesso o alle persone che gli stanno attorno, sente di non meritarselo davvero, teme di poter essere oggetto di invidia o cattiveria da parte degli altri. A leggere queste righe verrebbe da pensare che la felicità non abbia lati positivi ma provochi soltanto ansia e paura per il futuro. D’altronde, se sei infelice non c’è nulla che ti possa mettere in allerta per difendere la tua condizione, non avere niente da perdere non ti incentiva a valorizzare il momento che stai vivendo.

Insomma, essere infelici è molto più semplice che essere felici. Nessuna responsabilità, nessuna paura di ripercussioni negative, nessun timore che qualche invidioso ti porti via o danneggi ciò che hai.
Ma a quale prezzo?