Chi è Jannik Sinner, il ragazzo già campione che ha portato l’Italia alla vittoria in Coppa Davis dopo 47 anni

Jannik Sinner, 22 anni, è il tennista italiano che con la vittoria contro l’australiano de Minaur ha regalato all’Italia la Coppa Davis dopo 47 anni. Numero 4 al mondo e fresco finalista delle Finals di Torino, Jannik è l’astro nascente del mondo della racchetta internazionale e, a detta dei più grandi, è destinato a una carriera da dominatore.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Novembre 2023

Jannik Sinner è l’eroe del momento: del tennis italiano e internazionale, dello sport a livello mondiale.

Jannik Sinner è il giocatore che in meno di un mese ha battuto 2 volte su 3 il numero uno al mondo della racchetta, quel Novak Djokovic da molti considerato una leggenda vivente (insieme a Roger Federer e Rafael Nadal) e il cui nome è già diventato vocabolario.

È l’italiano che ha riscritto i record del nostro tennis centrando per la prima volta in assoluto la finale del Torneo dei Maestri a Torino.

È il 22enne che ha preso per mano le nostra nazionale e l’ha portata alla vittoria della Coppa Davis, il “mondiale” del tennis, dopo ben 47 anni di astinenza.

Jannik Sinner è l’enfant prodige, il fenomeno che nasce una volta ogni 100 anni, il ragazzo campione che sta già riscrivendo la storia di uno sport sul campo ma anche fuori, ostentando con disarmante sprezzatura i valori di cui lo sport si nutre: passione, rispetto, sportività.

Preziosità oggi sempre più rare ma già raccolte in un’infinità di immagini di una carriera ancora agli inizi. Una su tutte: quella balzata agli occhi di tutti ieri dopo la vittoria a Malaga sull’Australia del capitano Lleyton Hewitt (a proposito di leggende) che l’ha visto andare a omaggiare l’intero team rivale prima di esultare con i suoi.

Oggi Jannik Sinner di strada, dai campi di San Candido, un paese in provincia di Bolzano, ne ha già fatta parecchia.

Nato il 16 agosto 2001 da Siglinde e Hanspeter, gestori di un piccolo rifugio in Val Fiscalina ed entrambi di madrelingua tedesca, Jannik ha avuto il primo imprinting sportivo non con la racchetta ma con gli scii, sport bazzicati anche a discreti livelli fino ai 13 anni.

Il richiamo del tennis, però, alla fine ha avuto la meglio, portandola a Bordighera, in Liguria, per essere plasmato dalle mani sapienti di Riccardo Piatti, maestro – tra gli altri – dello stesso Nole.

Sinner va di corsa: appena un anno dopo, ancora 14enne, fa il suo esordio nel tennis professionistico, l’anno successivo ottiene una wild card – un accesso gratuito – agli Internazionali d’Italia di Roma e centra la prima vittoria in un Masters 1000, raggiunge il tabellone principale degli US Open, uno dei quattro più grandi tornei al mondo e a fine anno si regala la prima, grande, gioia, vincendo le Next Gen ATP Finals, l’equivalente delle Finals di Torino dedicato però ai migliori giovani talenti del tennis internazionale.

Nell’aria c’è puzza di predestinato, tanto che spente le candeline del 18esimo compleanno Jannik è già un top 100 ATP.

L’anno successivo accedere direttamente al tabellone principale del Roland Garros, lo slam sulla terra rossa: arriva agli ottavi, batte il numero 7 del mondo Alexander Zverev e arriva ai quarti dove verrà agilmente domato da Nadal, poi futuro vincitore del torneo.

La strada però è segnata: a ottobre diventa numero 43 del mondo, conquista il torneo 250 di Sofia e diventa il più giovane italiano ad aver conquistato un titolo ATP nell’era Open.

Il 2021 è l’anno della consacrazione. Sinner vince altri tre titoli ATP Washington, Sofia (ancora) e Anversa, arriva agli ottavi dello slam americano e gioca due match alle Finals di Torino, subentrando come riserva all’infortunato Matteo Berrettini.

Jannik Sinner ha battuto Novak Djokovic (anche) nella semifinale di Coppa Davis a Malaga: prima in singolare e poi in doppio in coppia con Lorenzo Sonego.

Il feeling con il torneo dei maestri comincia qui, con la vittoria su Hubert Hurcacz, numero 9 del mondo, diventando così il più giovane tennista italiano a vincere un match alle Finals.

L’anno successivo, quello di Jannik Sinner è il nome di un giocatore ormai alle porte del mondo dei campioni. Arriva nei quarti degli Australian Open e a Wimbledon, dove perde dal “solito” Djokovic, e pure agli Us Open, sconfitto solo da Carlos Alcaraz, un altro enfant prodige alla spagnola.

Qualche infortunio di troppo non gli permette di concludere la stagione nella top 10 chiude l’anno “solo” in 15esima posizione.

Ma è solo un piccolo ritardo, in incidente di percorso perché il 2023 è il suo anno, di nessun altro. Saluta Riccardo Piatti e allarga il team al "super coach" in Darren Cahill, già allenatore di gente come Lleyton Hewitt e Andre Agassi.

Nel giro di pochi mesi diventa un giocatore totale. Il servizio diventa preciso e implacabile, il diritto un treno merci e il rovescio un muro impietoso. Così si porta a casa il 250 di Montpellier, il primo Master 1000 (a Toronto), il 500 di Pechino battendo Daniil Medvedev, numero 3 al mondo e il 500 di Vienna.

Il ticket per le Finals è garantito. Con la spinta dei 12mila spettatori di Torino, Sinner fa la storia. Batte la bestia nera Djokovic in 3 set e arriva fino alla finale, dove però è costretto a cedere ancora al serbo, arrivato all’ultimo atto con la voglia indomabile di battere l’ennesimo record, quello delle vittorie di Federer al torneo dei maestri (7 contro le 6 dello svizzero).

Ma il ko è solo un altro incidente, peggiori di altri ma comunque superabile. Nel frattempo però Jannik è diventato grande, un giocatore maturo e completo, l’idolo di una nazione e di un popolo, quello del tennis, affamato di campioni e belle storie di vivere.

Eccolo allora servito. Dopo neanche due settimane, Jannik torna in campo con l’Italia in Coppa Davis e la trascina fino alle finali grazie a una vittoria (anzi due) incredibile, soffertissima proprio contro Djokovic: prima in singolare e poi in doppio.

L’ultimo passo è arrivato contro l’Australia e Alex de Minuar: 6-3 6-0 e Coppa Davis all’Italia dopo quasi 50 anni. Il resto? Sarà storia, una di quelle pazzesche.