Cinghiale barbato, lo strano suino che vive nelle foreste del Borneo

Questo animale originario del Sud-est asiatico si caratterizza per la presenza di una peluria bianco-giallastra sul muso allungato. Il numero di esemplari è in costante calo, tanto che la specie è classificata dall’Iucn come vulnerabile. La principale minaccia alla sua sopravvivenza? Si chiama deforestazione.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
16 Aprile 2021

Se segui questa rubrica, avrai notato che molto spesso ci rechiamo (solo virtualmente) nel sud-est dell'Asia, e in particolare nell'arcipelago indonesiano, per scoprire alcuni animali particolarmente curiosi nel loro aspetto. Del resto, si tratta di luoghi con una biodiversità davvero straordinaria. Qui per esempio troviamo il Sus barbatus, ovvero il cinghiale (o maiale) barbato. La prima cosa che salta all'occhio è proprio la caratteristica "barba" che rende questo animale piuttosto goffo: un folto ciuffo dal colore giallognolo che copre il muso, stretto e allungato.

Un'altra peculiarità del cinghiale barbato è quella di essere l'unico suide che intraprende una migrazione annuale, sia da solo sia in branco. È in grado quindi di percorrere anche centinaia di chilometri alla ricerca del cibo. Tuttavia, il suo areale nel tempo si è notevolmente ridotto: ora è possibile imbattersi nel cinghiale barbato soprattutto nelle foreste tropicali del Borneo, mentre popolazioni meno numerose sono presenti sull'isola di Sumatra, nella Malesia peninsulare e nell'arcipelago delle Sulu (Filippine).

Proprio a causa del fatto che il numero degli esemplari è in diminunzione, l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha inserito il cinghiale barbato tra le specie a rischio di estinzione. Per la precisione, l'ha inserito nella categoria VU, ossia Vulnerabile. La perdita di habitat causata dalla deforestazione è sicuramente la minaccia numero uno alla sua sopravvivenza. Per migliaia di anni le comunità locali hanno cacciato questo animale, visto che costituiva una delle più importanti fonti di sostentamento. Ma alla luce del drammatico calo demografico, la legge malese sulla protezione della fauna selvatica ha proibito la caccia senza licenza al cinghiale barbato, oltre alla vendita della sua carne.

Il punto è che, come sostengono anche i conservazionisti, se non si pone un freno alla distruzione di ettari ed ettari di foresta pluviale (per fare spazio alle piantagioni di palma da olio, per esempio, oppure per alimentare il commercio illegale di legname), il futuro di questa bizzarra specie non può che essere a tinte fosche. Per il cinghiale barbato è proprio il caso di dirlo: mala tempora currunt.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…