Sul pesce sega c’è poco da ridere: la specie è a un passo dall’estinzione

Solo con la diminuzione della pesca intensiva e con l’istituzione di aree marine protette è possibile dare a questo iconico animale una chance in più di sopravvivenza. È proprio a causa del suo elemento più caratteristico, ovvero il rostro davanti al muso, che il pesce sega corre un maggiore rischio di rimanere impigliato nelle reti dei pescatori.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
12 Marzo 2021

Sembra un incrocio tra una razza e uno squalo, se non fosse che c'è un elemento che attira l'attenzione più di tutti: un rostro dentellato nel muso che può arrivare fino a un metro e meazzo di lunghezza e che assomiglia molto a un tagliasiepi. Stiamo parlando del pesce sega, nome scientifico Pristis pectinata.

Una volta questo animale era diffuso lungo le coste di almeno 90 Paesi in tutto il mondo, ma attualmente si stima che si sia estinto in più della metà di questi; il suo areale si è ridotto in maniera significativa e ora comprende grosso modo soltanto le zone tropicali dell'oceano Atlantico, in particolare il mar dei Caraibi e il golfo del Messico, e dell'Oceano Indiano. E questo fatto rende il pesce sega una delle specie più minacciate a livello globale.

A ribadirlo ci ha pensato anche un recente studio, condotto da un team internazionale di ricercatori e apparso sulla rivista Science Advances, in cui si evidenziano estinzioni locali nel 58,7% della sua area di distribuzione storica. Non è un caso che il pesce sega sia stato inserito nella lista rossa dell'Iucn (l'Unione internazionale per la conservazione della natura) tra le specie in pericolo critico (categoria CR), ossia quelle a più forte rischio di estinzione.

Ma a che cosa è dovuto questo drammatico declino? L'imputato numero uno è l'overfishing, ovvero l'impatto della pesca eccessiva, che in generale è il principale responsabile del depauperamento delle risorse ittiche. Rastrellare il mare alla ricerca di pesce con reti a strascico e altre pratiche poco sostenibili non fa altro infatti che aumentare il rischio di bycatch, ovvero gli episodi di cattura accidentale. Il pesce sega è particolarmente soggetto a questo fenomeno proprio per via della presenza del suo rostro così pronunciato. In altre parole, rimane più facilmente impigliato nelle reti da pesca.

Ci sono poi altri fattori che contribuiscono a peggiorare la situazione, come l'aumento dei livelli di inquinamento marino e la progressiva perdita di habitat, tra cui particolarmente delicate per la sua riproduzione sono le zone ricche di mangrovie. Come se non bastasse, ci si mette anche la pesca di frodo: nonostante sia vietato dalla convenzione internazionale CITES (Convention on International Trade of Endangered Species), il commercio delle pinne di pesce sega, tra le più ricercate e costose sul mercato delle pinne di squalo, è una piaga ancora da estirpare, e anche i rostri vengono venduti cone souvenir per i turisti oppure come ingredienti per la preparazione di medicine tradizionali, o ancora utilizzati come speroni per il combattimenti di galli.

Quali sono gli strumenti per garantire la sopravvivenza del pesce sega? Semplice, bisogna porre un freno alla pesca eccessiva e salvaguardare, tramite l'introduzione di aree marine protette, gli habitat minacciati. A tal proposito, particolare attenzione va riservata alle foreste di mangrovie, vicino alle quali il pesce sega può prosperare.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…