Cinzia e la Principessa Enola: la storia dell’etologa che salva le mucche e non conosce l’indifferenza

Cinzia ha trascorso la sua vita inseguendo le proprie passioni e intrecciandole tra loro in un legame indissolubile. Dall’amore per gli animali e la voglia di offrire loro una vita migliore, fino al teatro, all’educazione, alla narrativa per bambini e alla pittura. Dalla Principessa Enola fino alla rivitalizzazione di vecchi campi iper sfruttati, ecco come Cinzia restituisce vita a quelle che per molti sono solo “cose”.
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Sara Del Dot 9 Giugno 2019

La Principessa Enola è forse la più famosa, ma accanto a lei ci sono Silvana, Lorenzo, Thelma, Louise, Pina e Selene. Tutti bovini destinati forse al macello, forse allo sfruttamento, forse a una vita di sofferenze e maltrattamenti. Ma non solo. Perché Cinzia Barillaro, che è un’etologa (ma anche molte altre cose), non si volta mai dall’altra parte, in nessun caso. Lei, il suo aiuto, lo offre a tutti. Che si tratti di persone, mucche, oche, suini o tritoni.

E non lo fa soltanto raccogliendoli e portandoli nel suo giardino. Cinzia, infatti, connette gli animali bisognosi ai luoghi in cui è sicura potranno vivere la vita che meritano. Come una specie di angelo custode, quando trova chi ha bisogno di lei, si adopera con tutte le sue forze per consentirgli di trascorrere un’esistenza in pace e serenità. Ma Cinzia non si occupa di recuperare e salvare soltanto animali in difficoltà. Il suo aiuto, che si estrinseca attraverso varie forme tra cui l’arte, la pittura e la scrittura narrativa, raggiunge anche direttamente la terra. Infatti, ormai da cinque anni sta riportando alla luce un ex campo di mais prima dedicato alla monocoltura, e oggi pieno di piante che una volta cresciute gli permetteranno di tornare a respirare.

La storia di Cinzia inizia tanto tempo fa, quando ancora era una bambina e già mostrava chiaramente la propria propensione al prendersi cura della natura.

“Ho sempre amato gli animali, sin da quando ero molto piccola. Li osservavo, li ascoltavo e li aiutavo, sempre. In seconda elementare ho anche fondato un gruppetto con alcuni amici, si chiamava ‘salva natura'. Insieme, andavamo in giro portando cibo e materassini per i cani, costruivamo rifugi in cui potessero dormire.”

Una passione che la porta a perseguire il rispetto e la conoscenza della natura anche dopo le scuole superiori, al momento di scegliere l’Università e quindi focalizzare meglio il proprio percorso di vita.

“Mi sono laureata in Scienze naturali nel 1992 a Padova, portando una tesi a indirizzo etologico. Il tema del lavoro era la socialità di un gruppo di farfalle del Costa Rica che avevo avuto occasione di osservare nel corso degli studi. L’anno successivo ho condotto una ricerca sulle libellule e gli insetti dei luoghi umidi per il museo civico di Bassano del Grappa, e in seguito ho lavorato come guida naturalistica in un centro per dieci anni. Lavoravo molto con i bambini, insieme affrontavamo diversi temi legati alla natura come ad esempio i canti degli uccelli, la conoscenza dei vari alberi, le foglie, imparare a distinguere gli insetti e i piccoli animali del bosco… Inoltre insegnavo loro anche a creare delle possibilità per questi animali, come casette, nidi, rifugi.”

A queste attività più scientifiche, per tutto il suo percorso Cinzia affianca anche il teatro, la scrittura, la musica, le fiabe. Una serie di passioni strettamente interconnesse tra loro, che le consentono di avere uno sguardo sempre più ampio del mondo che la circonda e delle varie necessità di tutte le creature attorno a lei. Compie diverse esperienze, diventa istruttore di cani, lavora in una scuola steineriana cui però fatica ad adattare il proprio pensiero evoluzionista. Decine di esperienze collezionate, un bagaglio di conoscenze sempre più ampio, il desiderio di fare sempre di più.

Poi, nel 2007, arriva la Principessa Enola.

“Nel 2007, ho iniziato, assieme a una psicoterapeuta, a collaborare con un agriturismo biologico estensivo chiamato Papaveri e Papere, a Caltana, in provincia di Venezia. Insieme, abbiamo fondato un’associazione culturale chiamata Artena, che unisce le parole “arte” e “natura”. Ci occupavamo di terapia ed educazione assistita con gli animali, ma anche di teatro, arte, pittura e lavori manuali come la maglia. Portavamo queste attività un po’ ovunque, negli istituti per anziani, nelle scuole, ma la cosa che preferivamo in assoluto era organizzare i campi estivi. Nel corso dell’estate, infatti, ricreavamo la dimensione degli indiani d’America, in cui i bambini costruivano i propri tepee e vivevano a stretto contatto con la natura. Quando erano lì, i bambini rinascevano, erano sempre sorridenti, felici, non avevamo bisogno di imporre alcun tipo di disciplina. All’interno di questa dimensione di accampamento, narravamo numerose leggende, tra cui quella della principessa Enola, la ragazza che sacrificò la propria vita umana trasformandosi in bovino per salvare la sua tribù.

Nell’estate del 2015, al campo estivo, i bambini e le bambine si recavano ogni giorno a trovare questa mucca bianca e rossa che si trovava in un bosco, convinti che si trattasse proprio della principessa Enola. La battezzammo proprio così, e ogni giorno per tutta l’estate i bambini le portavano da mangiare e trascorrevano del tempo presso il suo recinto, consentendole di acquisire confidenza nei confronti degli esseri umani. E la presenza di Enola faceva bene anche a loro, perché lei era l’esempio vivente che si può essere enormi, fortissimi, muscolosi e allo stesso tempo gentili.

Enola non era selvatica, ma apparteneva all’agriturismo. Era rimasta sola perché le sue compagne erano state mandate al macello, e alla fine dell’estate, quando i bambini lasciarono il campo per tornare a scuola, anche Enola avrebbe subito il triste destino delle sue compagne. Ma ormai ci eravamo affezionati a lei, così ho scritto un post su Facebook raccontando la sua storia. Incredibilmente, oltre mille persone hanno donato dei soldi per riscattarla, pagare il trasporto e portarla in una nuova casa."

Così, la principessa Enola riesce a scampare il macello e viene portata lontano, in un santuario per animali vicino a Como, in cui Cinzia si reca spesso a trovarla. Ma dopo appena due anni, il santuario di Como non può più occuparsi di Enola a causa di problemi nella gestione di alcuni animali, cui seguono anche diversi sequestri. Cinzia allora si riattiva in prima persona per trovare alla mucca un’altra sistemazione.

“Ho contattato il rifugio La nostra Arca, di Silvia Chiritesco, in provincia di Perugia. Silvia ha subito acconsentito di adottare la principessa Enola, e con lei anche Silvana, Thelma, Louise e Lorenzo.”

Uno squadrone di bovini a cui Cinzia ha voluto dare una vita migliore. Riuscendoci alla grande.

“L’anno scorso sono arrivati tutti in questo nuovo bellissimo rifugio, dotato di spazi molto grandi dove sono tutti ben curati, nutriti e seguiti. E ora vivono lì, assieme a galline, gatti, cani, ma anche cervi perché il rifugio è convenzionato con la forestale umbra”.

Le vicissitudini di Cinzia, le sua attività benefiche per le quali non chiede mai nulla in cambio e con cui cerca di portare salvezza nella vita di una categoria di animali che spesso agli occhi della gente sono solo bistecche o strumenti di produzione di latte, hanno generato in modo quasi spontaneo un’enorme rete di solidarietà, in cui Cinzia non è altro che l’indispensabile tramite per coloro che hanno bisogno di aiuto e quelli che, invece, questo aiuto sono disposti a offrirlo.

E come riesce a salvare gli animali da condizioni di dolore e sfruttamento, così Cinzia è in grado di fare anche con la terra. Infatti, di recente ha acquistato un campo che per anni era stato sottoposto a una coltura intensiva di mais, e da cinque anni ha iniziato a ri-naturalizzarlo con alberi e cespugli autoctoni, realizzandovi anche due stagni per il ripopolamento di tritoni, rospi smeraldini, raganelle e insetti e piante acquatiche. Ma non solo. Nel giardino di Cinzia ci sono anche cinque cani, conigli, piccioni, e tutte le creature che, bisognose di un riparo, si presentano alla sua porta. Alla ricerca di chi, il rispetto per le altre creature del Pianeta, non l’ha mai perduto.

“Se penso a tutti gli animali che ho salvato, in realtà credo siano stati loro a salvarmi. Personalmente credo che se ci dessimo la possibilità di ascoltarli, di capirli, potremmo essere molto più sereni e anche disponibili gli uni verso gli altri fra esseri umani.”