Come cambia la tua vita a +1,5°C?

Nel migliore degli scenari per il 2050, siamo riusciti a mantenere l’aumento delle temperature medie globali entro +1,5°C. Come cambia la tua vita in quel mondo?
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Rubrica a cura di Mattia Iannantuoni
3 Aprile 2024

Facciamo un gioco: ti svegli ed è il 2050.

Ti alzi e bevi un bicchiere d’acqua del rubinetto. È buona, pulita. Ma è l’acqua riciclata dalla doccia che hai fatto ieri sera. No, non sei impazzito. È che siamo in un’Italia in cui le risorse idriche sono sempre più scarse e in molte case sono installati dei sistemi per filtrare e riutilizzare l’acqua dei rubinetti.

Ok, per fortuna sono solo le otto del mattino e quindi puoi ancora uscire al volo per fare la spesa. Perché "ancora"? Perché siamo in estate e la tua città è colpita dall’ennesima ondata di calore. Per evitare ogni rischio sui soggetti più anziani o giovani, ormai i supermercati restano chiusi nelle ore più calde.

Al supermercato pensi a cosa prepararti per pranzo. Vuoi un risotto ma invece di prendere il classicissimo Carnaroli, sei costretto a prendere il Nuovo Prometeo, l’unica varietà che ancora può crescere nelle risaie della Pianura padana. Non è ideale per la ricetta, assorbe poco il sapore del brodo, ma questo c’è. Vorresti magari cercare del cioccolato, ma guardi i prezzi e ci rinunci. La produzione di cacao è diventata difficilissima e quel poco cioccolato che arriva sugli scaffali, costa decisamente troppo. Di birra non ne parliamo: da qualche anno piogge e condizioni meteo non permettono più al luppolo di crescere con una buona qualità, e la birra prodotta ha un saporaccio.

Pace, tanto stasera c’è la Champions e gioca la tua squadra. Sbrighi un paio di commissioni per la comunità energetica da cui prendi l’energia, provi a organizzare le tue vacanze estive sapendo però che al mare, nel Mediterraneo, rischi di trovare incendi che ti faranno tornare prima. E alla fine arriva la sera, ti metti sul divano comodo e… scopri che la partita è stata rimandata. Si giocava in Inghilterra, ma come ormai troppo spesso accade, lo stadio è inagibile a causa di un’alluvione. L’ennesima della stagione.

Ok, non è proprio una prospettiva super entusiasmante, lo so. Ma quello che ti sto raccontando è come potrebbe essere la tua vita nel 2050. E vuoi sapere la cosa assurda? Oggi è il miglior scenario possibile per noi, quello in cui siamo riusciti a mantenere l’aumento delle temperature medie globali sotto il famoso 1,5°C. Oggi ti spiego perché questo è il numero più importante della storia, perché ne senti parlare così tanto e soprattutto cosa si nasconde dietro di esso.

Gli impatti dell'aumento di +1,5°C sul pianeta

Acqua riciclata, pericolo caldo, comunità energetiche, cioccolato e birra che mancano. Perché dovremmo volere una vita così? Perché questo è il mondo in cui siamo riusciti a mantenere sotto controllo l'aumento delle temperature del pianeta. Se ci siamo riusciti, significa che abbiamo messo in campo tutto ciò che era necessario: ci siamo allontanati dai combustibili fossili a favore delle rinnovabili e delle altre fonti a zero emissioni, abbiamo elettrificato dispositivi, case e auto, abbiamo reso gli edifici efficienti termicamente, l’economia circolare e le città spugnose e verdi.

Tuttavia non è tutto rosa e fiori sulla Terra. Gli ecosistemi sono messi male, con le popolazioni di molte specie che diminuiscono ogni giorno a causa della perdita dei loro habitat, soprattutto se pluviali, boreali o corallini. Il livello del mare si è alzato inghiottendo intere città costiere, anche in Italia. Gli eventi estremi come incendi, tempeste e alluvioni sono ormai tipici delle stagioni, da Nord a Sud, e la siccità è una condizione strutturale. Focolai di nuove malattie si accendono praticamente ogni anno e il rischio pandemia non è mai da escludere. Le città sono affollate e investite da ondate di calore mortali per le fasce più vulnerabili della popolazione, anziani e bambini soprattutto. Tutte e tutti noi abbiamo imparato a non dare mai per scontato che ci sia il cibo che vorremmo sugli scaffali. E non te l’ho detto prima, ma anche caffè e vino sono ormai una rarità.

Sì, la nostra vita quotidiana nel mondo del 2050 è sconvolta da tanti piccoli e grandi cambiamenti. Ma allora perché ho detto che è "il mondo migliore" a cui possiamo puntare?

Da dove arriva il limite di +1,5°C?

Per capirlo, facciamo un salto indietro di qualche anno. È il 12 dicembre 2015. Un martelletto verde viene battuto, i rappresentanti di 195 Paesi, quasi il mondo intero, si alzano in piedi, applaudono, urlano di gioia, si abbracciano. Un accordo, che l’allora presidente francese Hollande definisce “la rivoluzione del cambiamento climatico”, è appena stato siglato. È l’Accordo di Parigi. Contiene un impegno fondamentale: “Mantenere l’aumento delle temperature medie globali bene al di sotto dei 2 gradi Celsius, puntando a limitarle a 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali”.

Ok, che significa? Tra il XVIII e il XIX secolo, la vita nel Regno Unito, poi in Europa e negli Stati Uniti iniziò a essere stravolta dalle possibilità date dalla Rivoluzione Industriale. La quale fu alimentata a carbone, petrolio e gas fossile. Il loro uso massiccio iniziò a riempire l’atmosfera di gas serra e, come conseguenza, a riscaldarla. Ecco, quando parliamo di livelli pre-industriali intendiamo proprio le temperature di quel periodo, di quando abbiamo iniziato a modificare i gas in atmosfera con la combustione degli idrocarburi. Prima dell’industrializzazione, quindi. Più precisamente facciamo riferimento ai valori di temperatura e concentrazione di gas serra in atmosfera degli anni tra il 1850 e il 1900. Se anche l’industrializzazione lì era già avviata, è in quel periodo che abbiamo iniziato ad avere set di dati robusti su temperature e gas grazie al fatto che erano già diffusi per il pianeta sistemi di misurazione attendibili. Il PIÙ in “+2 gradi” e “+1,5°C” fa riferimento proprio alla media dei valori di quel periodo.

Perché abbiamo fissato il limite a +1,5°C?

Perché allora vogliamo limitare proprio a 1,5°C l’aumento delle temperature medie? Cioè, come è stato scelto questo numero? Diciamolo subito: 1,5 non è un numero magico. E di certo non è un interruttore della crisi climatica: niente nella fisica dell’atmosfera ci dice che fino a +1,49 è un clima che ci piace, che ci va bene, e appena tocchiamo il +1,5 partono incendi, tempeste, Groenlandia che fonde e panico. No, non dobbiamo leggerlo così. 1,5 è un numero che ha significato innanzitutto se lo paragoniamo ad altri valori di temperatura verso i quali rischiamo di andare. Se continuassimo a emettere gas serra allo stesso passo di oggi, le temperature medie potrebbero arrivare ad aumentare di ben 3°C. La differenza tra 1,5 e 3 gradi sembra pochissima, ma qui si gioca tutto: la pericolosità degli impatti sulla nostra vita nel caso di +3 gradi sarebbe devastante. Per esempio, in Europa il rischio di essere esposti ad incendi sarebbe maggiore di due terzi se fossimo a tre gradi rispetto che a uno e mezzo. Lo stesso succederebbe per le vittime del caldo. Le perdite economiche legate alla siccità sarebbero il doppio, e così per le alluvioni. Una differenza estrema.

1,5 è quindi un numero che ci offre una specie di cuscino di sicurezza rispetto alle conseguenze di aumenti di temperatura più grandi anche di pochissimi gradi. Una soglia entro la quale conosciamo gli impatti sulle comunità e sugli ecosistemi, sappiamo come possiamo adattarci e soprattutto siamo sicuri che saranno sì seri, ma molto meno severi che se riscaldassimo il pianeta ancora di più. A livello politico, poi, avere un numero facile, tondo, è decisamente un grosso vantaggio. Permette di concentrare la comunicazione, gli impegni, gli sforzi di Paesi, aziende e comunità verso un obiettivo comune e chiaro. Come è successo dall’Accordo di Parigi a oggi.

Quindi, se +1.5 è un limite che non vogliamo superare, la questione è: quando lo raggiungeremo? In realtà… lo abbiamo già fatto. Negli ultimi 12 mesi.

Abbiamo già superato il limite di +1,5°C, e ora?

Ce lo confermano i dati di Copernicus: il febbraio 2024, che per inciso è stato il febbraio più caldo mai registrato, è stato anche il 12esimo mese nel quale le temperature medie globali sono state più alte di un grado e mezzo rispetto ai livelli pre-industriali. +1,56, per l’esattezza.

Eh, allora perché continuiamo a trovare riso carnaroli, acqua dal rubinetto e la Champions League in TV? Semplicemente perché aver superato il limite per 12 mesi non vuol dire che abbiamo ufficialmente fallito l’obiettivo. Bisogna basarsi infatti su un calcolo delle temperature di lungo periodo. Cioè, potremo dire di essere oltre il grado e mezzo quando per diversi anni di fila le temperature medie globali si manterranno al di sopra di questo valore. Averlo superato nel 2023 ci conferma la gravità della situazione in cui siamo, ma può essere contestualizzato dalla presenza contemporanea anche di altri fattori, come El Niño, un fenomeno climatico ciclico che ha fatto salire momentaneamente le temperature.

Ma attenzione: anche senza El Niño, le temperature medie globali erano già arrivate a +1,2°C. E già così la Terra era una casa molto più scomoda in cui vivere: ricordi il 2022? È stato un anno di estremi! In Italia per esempio avevamo visto addirittura 310 fenomeni meteorologici tra siccità, grandinate, trombe d’aria e alluvioni. E pensa che nel 2022 persisteva ancora La Niña, un fenomeno ciclico che si alterna a El Niño e che tende a raffreddare le temperature globali.

Per di più, la direzione per i prossimi anni è chiara. Con le policy e le azioni in campo oggi, stiamo puntando a un aumento tra i 2,5 e i 2,9°C. Secondo le stime di Climate Action Tracker, se anche considerassimo come certi tutti gli impegni e gli obiettivi di net-zero oggi stabiliti, si arriverebbe comunque attorno ai due gradi, e non al grado e mezzo. Quindi il superamento vero del grado e mezzo, cioè stabile e duraturo, potrebbe succedere già attorno al 2030. Cioè quando chi nasce oggi inizierà le elementari. Per evitare che ciò succeda, servirebbe un livello di riduzione delle emissioni rapidissimo e molto più radicale di quanto i Paesi stiano facendo. Non è tecnicamente impossibile, ma molto molto arduo.

Tornare sotto il +1,5°C è possibile?

Chiediamoci allora: una volta che questo succede, potremo tornare sotto al grado e mezzo? Tecnicamente sì. Superare il limite si dice in gergo “overshoot” e sappiamo che più tempo resteremo oltre il limite, più elevati saranno gli impatti. Per rientrare nel limite del grado e mezzo bisognerà continuare ad azzerare le emissioni e iniziare a catturare la CO2 dall’atmosfera, tanto con soluzioni naturali come nuovi alberi quanto con tecnologie innovative. Al di là della fattibilità economica di tali soluzioni, che oggi ancora non esiste, qui ci serve fissare il concetto che comunque, più stiamo in overshoot, più difficile diventa tornare sotto il grado e mezzo. E maggiore il rischio che certi cambiamenti innescati a quel punto diventino irreversibili, anche se contenessimo le emissioni. In parole povere, non è detto che riavremmo mai la vita piena di cioccolato, risotti e partite di calcio a cui siamo stati abituati finora.

E poi c’è una questione ancora più importante: il costo in termini di vita e benessere umana dell’overshoot è enorme. So che non è immediato figurarselo, +1,5°C nella vita di tutti i giorni suona come una piccola variazione. Ma ricorda che stiamo parlando di aumenti di temperatura medi: appunto sono una media. Ci sono parti del mondo che si stanno riscaldando molto più che questo numero. E non pensare che sia solo qualche zona remota: l’Europa per esempio è il continente che si sta scaldando più velocemente di tutti, due volte più rapidamente del resto del pianeta.

La grande differenza tra +1,5°C e +2°C

Come detto, +1,5 non è un interruttore, ma un limite di sicurezza che già “costa”. Perciò ogni singolo decimo di grado in meno è meglio: +1,6 è peggio di +1,5, ma è molto meglio di +1,7, che a sua volta è molto molto meglio di +1,8, e così via. Pensa solo all’altro numero citato dall’Accordo di Parigi, quel limite di più 2 gradi. Nel 2018 l’IPCC ha provato a sintetizzare tutte le differenze che intercorrono tra un mondo a più un grado e mezzo e quello a più due gradi di aumento delle temperature: sono abissali. Quel mezzo grado extra significa molte più vittime delle ondate di calore, della mancanza di cibo. Pensa solo alle barriere coralline, la base della catena alimentare del mare, super sensibili alle variazioni di temperatura: a +1,5°C è probabile che perderemo dal 70 al 90% delle barriere coralline nel mondo, ma a +2°C ne perderemmo il 99%. O pensa ai piccoli Stati insulari e le comunità che vivono a ridosso del livello del mare: mezzo grado extra significherebbe 10 cm di innalzamento extra, cioè 10 milioni di persone in più che perdono casa, terra e acqua dolce. Tantissime.

Ogni decimo di grado conta

Insomma, la nostra vita a +1,5°C non è certo la più facile, ma è migliore di quella che ci toccherà se proseguiremo a questo modo. Non bisogna sottovalutare i passi avanti fatti rispetto a quando fu siglato lo storico Accordo di Parigi, all’epoca il mondo stava precipitando verso un aumento di 4 gradi. Ma oggi comunque non siamo nella giusta direzione e per quell’1,5 abbiamo tanto ancora da fare.

Fonte | Copernicus; Nazioni Unite; IPCC; Climate Action Tracker

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