Sono sicuro ti sia capitato di chiederti cosa stiamo facendo concretamente per fermare l’aumento delle temperature globali. La risposta è in una pizza. Ma non in una pizza qualsiasi: ogni fetta rappresenta le emissioni di gas serra relative a un settore dell’attività umana. C’è una fetta per le emissioni generate per produrre energia, la più grande. C’è anche una fetta per quelle relative ai trasporti. Una per l’agricoltura, per il settore edile, per quello industriale, per i rifiuti.
In un precedente articolo ti ho raccontato come sarebbe la tua vita in un mondo in cui siamo riusciti ad arrestare l’aumento di temperature medie globali entro l’obiettivo di un grado e mezzo stabilito dall’Accordo di Parigi. Ecco, per farlo, dobbiamo “mangiare la pizza”. Nei prossimi capitoli, capiamo come.
Nel 2022, in Europa risultavano installate circa 20 milioni di pompe di calore. Nello stesso anno, il 23% dell’energia consumata e il 39% dell’elettricità proveniva da fonti rinnovabili. Nel 2023 sempre in Unione Europea, 1 ogni 5 nuove auto vendute era elettrica.
Questi tre dati apparentemente sembrano scollegati tra loro e penserai che io stia dando i numeri. Ma in realtà fanno parte dello stesso identico piano per “mangiare” la nostra pizza climatica. Il piano ha un nome: Green Deal. È la strategia ambientale dell’Unione Europea. Ha come obiettivo rendere il nostro il primo continente climaticamente neutro del mondo entro il 2050. Per riuscirci vuole ridurre di almeno il 55% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e piantare 3 miliardi di alberi. Il Green Deal è stato adottato dalla Commissione Europea nel dicembre del 2019 e nel 2021 ha prodotto una legge, che si chiama European climate law, che vincola tutti i Paesi membri, come l’Italia, al rispetto degli obiettivi.
Bene. Cosa contiene, questo Green Deal, in pratica? Davvero un sacco di roba. Propone infatti una grossa quantità di leggi e misure che vogliono letteralmente trasformare i modi in cui interagiamo con la biodiversità, i sistemi alimentari, l’agricoltura, l’energia, l’industria, la mobilità, l’inquinamento e il clima. Il Green Deal definisce la direzione da percorrere grazie a leggi e regolamenti, promuove le soluzioni pratiche e mette in campo i fondi perché questa trasformazione non lasci indietro nessuna fascia della popolazione.
Per capirlo in senso pratico, torniamo ai tre numeri che ti ho dato sulle pompe di calore, sulle rinnovabili e sulle auto elettriche.
Le pompe di calore sono una tecnologia che si sta diffondendo in Europa e nel mondo e che rende il riscaldamento e il raffreddamento delle nostre case più efficiente e potenzialmente indipendente da fonti fossili. Sono una soluzione che “mangia” un po’ della fetta di emissioni relative al settore domestico. Bene, mettiti allora nei panni di un produttore di tecnologie di riscaldamento domestico. Se sai che l’intera Unione Europea ritiene fondamentali le pompe di calore, e ha addirittura definito un numero target di quante ne vuole installare da qui al 2030, non ti metteresti anche tu a produrne e venderne a tappeto? Cioè, per te diventa un ottimo investimento costruire un bell’impianto per produrre pompe di calore e aprire posizioni di lavoro per tecnici capaci di installarle nelle città. Ecco, è proprio quello che è successo negli ultimi anni, in cui addirittura si sono registrati investimenti di questo tipo per un valore di oltre 7 miliardi di euro da parte delle aziende produttrici.
Le auto elettriche, che invece “mangiano” un po’ della fetta di pizza relativa ai trasporti, beneficiano del Green Deal in una maniera ancora diversa. Come parte della strategia del Green Deal, l’Unione ha deciso per l’abbandono dei motori a diesel e benzina dal 2035, perché inquinanti. Questo a cosa porta? Logicamente le case automobilistiche iniziano subito a mettere a catalogo quanti più modelli elettrici possibile per non farsi trovare impreparate. Aumentando i modelli, aumenta la competitività e diminuiscono i costi. In parallelo, Regioni, Stati e industria investono per migliorare le infrastrutture di ricarica e rendere i veicoli elettrici comodi e convenienti sapendo che stanno per arrivare. Per noi cittadini tutti questi diventano motivi validissimi per scegliere veicoli elettrici.
Per le rinnovabili, che ovviamente mangiano la fettona dell’energia, possiamo fare lo stesso ragionamento. Non solo il Green Deal mette dei target comunitari, quindi ogni Stato è obbligato ad aumentare le installazioni di pannelli fotovoltaici e turbine eoliche, ma stabilisce anche procedure più facili e veloci per richiedere permessi di nuove installazione. Quindi è più facile che queste fonti arrivino nel tuo territorio.
Ma ti potrei fare altri esempi di come il Green Deal, alla fine della fiera, impatta tutti noi.
Nel febbraio del 2024 Consiglio e Parlamento europeo hanno trovato un primo accordo sul diritto di noi consumatori di chiedere alle aziende di riparare i prodotti che ci vendono quando si rompono. Oppure a marzo è stata approvata la direttiva sulle case green che ha introdotto nuove regole perché ogni nuovo edificio diventi a emissioni zero nei prossimi anni. Oltre a dare una direzione per il futuro, questa misura spinge già ora chi costruisce o ristruttura case ad adeguarsi a quelli che tra pochi anni diventeranno standard.
Se andiamo a spulciare il sito del Green Deal troviamo azioni, decisioni, proposte e leggi per praticamente tutto ciò che ci riguarda. Mobilità, protezione dei mari, rigenerazione delle foreste, agricoltura, finanza, ricerca. Davanti a tutta questa enormità di azioni così diverse tra loro, viene naturale chiedersi: ma possibile che non esista un’unica, semplice soluzione definitiva alla crisi climatica?
Riprendiamo la pizza e capiamo che purtroppo no, non esiste un’unica soluzione per ridurre tutte le emissioni in un colpo solo. Ma è normale, se ci pensi. Prima abbiamo fatto le “fette”, giusto? Ognuna faceva riferimento a un settore diverso, e quindi ognuna ha bisogno di tecnologie, di idee diverse. E se avessimo voluto essere ancora più precisi, avremmo potuto tagliare ciascuna fetta in fettine ancora più piccole e avremmo trovato ancora più complessità.
Per esempio, la fetta dei trasporti contiene una fettina di emissioni legate a quando ci spostiamo noi cittadini con i mezzi personali, ma anche quelle relative al trasporto delle merci su strada con i tir o i viaggi in aereo. Se per le auto private, si possono costruire infrastrutture ciclabili e promuovere motori elettrici, diverso è per i mezzi pesanti, le cui soluzioni possibili sono migliori linee ferroviarie e motori a idrogeno, per citarne alcune. Per gli spostamenti aerei abbiamo diverse soluzioni ancora: nuovi collegamenti dell’alta velocità tra le città europee, ma anche combustibili a minore impronta carbonica.
Capisci? Settori diversi, processi diversi, dunque azioni molto diverse tra loro per tagliare le emissioni. Non basta perciò concentrarsi solo sulle fonti di energia pulite come i pannelli solari per capire cosa stiamo facendo, dobbiamo ampliare lo sguardo e includere tutto quanto. Capire il Green Deal ci è utile perché ci permette di sapere che esiste un grosso contenitore in cui finisce tutto quello che stiamo facendo.
Quante cose diverse possiamo mettere, in questo contenitore? In effetti esiste un catalogo bello lungo di tecnologie e soluzioni. Sceglierle è un po’ come decidere cosa guardare sulle piattaforme di streaming la sera. Secondo Project Drawdown, la principale organizzazione che si occupa di studiare le soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra, potremmo riassumerle in un elenco di 93 azioni, policy e tecnologie diverse. Vanno dalla lotta allo spreco alimentare alla rigenerazione del suolo, dalle diete a prevalenza vegetale fino all’educazione delle ragazze e l’empowerment femminile. Ognuna di queste soluzioni comporta un taglio di emissioni di uno o più tipi di gas serra. Ognuna ha anche un costo per implementarla, ovviamente. Ma soprattutto, tutte hanno un beneficio in termini di soldi che ci faranno guadagnare sul lungo periodo.
Perché sì, economicamente parlando, ogni soluzione alla crisi climatica porta soldi. Nonostante l’investimento iniziale e nonostante quello che viene ripetuto da chi non vuole farci passare a un mondo più vivibile.
Comunque, abbiamo capito che possiamo fare molte cose e che in effetti in Unione Europea abbiamo un contenitore pieno di decisioni prese o pianificate. E nuove proposte continuano ad essere aggiunte: figurati che nei soli due anni tra il 2021 e il 23 il numero di misure proposte dagli Stati Membri per ridurre le emissioni di gas serra è aumentato del 14%.
Bisogna chiedersi però se tutte queste cose basteranno. Ricordiamoci che l’obiettivo resta “mangiare la pizza”. Ecco, una recente analisi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente dà una stima di quanto effettivamente riusciremo a ridurre le emissioni una volta messe in pratica tutte le azioni pianificate da qui al 2030. Il loro calcolo stima che la riduzione sarà pari al 43%. È un numero importante, ma non è allineato all’obiettivo di almeno il 55% firmato dagli Stati Membri. Quindi… non stiamo facendo abbastanza. Nonostante però abbiamo chiare tutte le direzioni. Infatti attenzione: ora non si tratta di capire dove andare, lo sappiamo in tutte le salse. Si tratta invece di allungare il passo per percorrere queste direzioni in tempo.
Abbiamo visto cosa significa quando sentiamo parlare di soluzioni e Green Deal, quindi sappiamo ora inquadrare meglio cosa stiamo facendo concretamente per limitare l’aumento delle temperature entro il grado e mezzo. Ci sta che a questo punto tu ti chieda: ok, ma io, singolo, cosa posso farci? Be’, proprio alla luce di quello che ti ho raccontato sull’Unione Europea capisci che l’azione più impattante che tu possa mettere in campo per dare il tuo contributo è votare. Nel giugno del 2024 ci sono le elezioni europee e una delle partite cruciali si giocherà proprio sul Green Deal. Quindi il tuo voto in questo momento storico pesa più che mai per rendere il mondo vivibile per questa e le prossime generazioni.
Fonti | Our world in data; Commissione Europea, JRC (1, 2), IEA, EEA (1,2), Project Drawdown