Sei ci fosse una classifica che tiene conto dei luoghi più frequentati al mondo, in cima al podio troveresti quasi sempre – e purtroppo – i pronto soccorso.
E se questa graduatoria registrasse anche le prestazioni di tali luoghi in base ai periodi dell’anno, puoi stare certo che la loro prima posizione sarebbe indiscussa in una manciata di giorni ben precisa come i giorni di festa per Natale e Capodanno.
In questi 15-20 giorni, lo scenario che sfortunatamente conosci anche tu e con cui ci troviamo a fare i conti quotidianamente, raggiunge picchi estremi. Sto parlando di code chilometriche di ambulanze, ore in sala d’aspetto, pazienti che stazionano su barelle abbandonate nei corridoi.
Tra i tanti problemi, il più urgente dei quali è sicuramente la carenza di personale, c’è anche quello di capire quando presentarsi al pronto soccorso.
Quando, cioè, la condizione che si sta patendo richiede l’intervento di medici in maniera urgente o meno.
Per poter essere in grado di fare una prima valutazione, quanto meno sulla necessità di affidarsi al ps, è importante dunque anche sapere e capire come funziona l’attività di un pronto soccorso e come viene gestito il processo di presa in carico di un paziente.
Da anni ormai è stato introdotto il cosiddetto sistema di codici-colore per la valutazione della situazione clinica di un individuo che si presenta al pronto soccorso: a seconda del colore che gli verrà assegnato, gli spetterà un iter specifico e più o meno rapido.
Quando una persona si presenta al Pronto Soccorso, viene accolto da un operatore qualificato che ha il compito di valutare la condizione e la gravità del caso definendone il grado di priorità di accesso alla successiva visita medica.
Il sistema “di misura” utilizzato si basa su protocolli definiti e una scala di cinque “codici-colore” e l’attribuzione del codice viene definita triage.
In questo processo non viene valutato solo il livello di criticità ma anche la complessità clinico-organizzativa e l’impegno assistenziale necessario per attivare il percorso di presa in carico: un modo, insomma, per ottimizzare il percorso dei pazienti.
Nel caso in cui non si trattasse di un’emergenza, il paziente dovrà quindi rimanere in attesa per un tempo variabile, durante il quale verrà sottoposto ad altre rivalutazioni da parte del personale per confermare o modificare il codice precedentemente assegnato.
In base alle nuove linee di indirizzo nazionali per il triage, il sistema codici-colore per la gestione di un paziente giunto in pronto soccorso è stato modificando con l’aggiunta di un colore rispetto ai tradizionali quattro.
Se a un paziente viene assegnato un codice rosso significa che la sua condizione è grave e urgente. La sua situazione, insomma, dev’essere caratterizzata da un’interruzione o una compromissione di una o più funzioni vitali. In questo caso, l’accesso ai reparti ospedalieri è immediato.
Nel caso in cui un individuo fosse considerato un codice “arancione” vorrebbe dire che la sua situazione è seria e che alcune delle sue funzioni vitali sono a rischio. Per questo, l’accesso alle aree di trattamento dovrà avvenire in tempi rapidi: di norma, vuol dire nel giro di 15 minuti.
L’azzurro è il nuovo codice aggiunto recentemente per indicare un paziente in una condizione stabile ma con sofferenza.
Chi viene indicato con questo colore richiede approfondimenti diagnostici e visite specialistiche complesse e necessita di un accesso alle aree di trattamento entro 60 minuti.
Se una persona giungesse al pronto soccorso in codice verde, invece, vorrebbe dire che la sua condizione è stabile e che non c’è rischio che degeneri ulteriormente.
Un paziente simile richiede approfondimenti diagnostici e visite monospecialistiche ma con un grado di urgenza decisamente basso. L’accesso alle aree di trattamento, in questi casi, dovrebbe avvenire di norma entro 120 minuti.
Il codice bianco, come puoi facilmente intuire, rappresenta il livello più basso della gravità: significa, in sostanza, che il problema non è affatto urgente.
Ho specificato più volte la formula “di norma” perché chiaramente i tempi di accesso che ho citato rappresentano l’indicazione delle linee di indirizzo nazionali.
La realtà, poi, è differente e va declinata in base all’affluenza generale della struttura a cui ci si presenta, alla complessità di tutti i casi in trattamento e, più in generale, alle singole necessità di ogni pronto soccorso.
Fonti | Humanitas; Azienda sanitaria locale di Asti