Come funzionano i termoscanner? Lo spiega l’ingegner De Blasio: “Trasformano un’onda elettromagnetica in temperatura”

Li avrai visti all’uscita degli aeroporti o agli ingressi dei supermercati. Ora i termoscanner sono stati installati anche in alcune stazioni dei treni, come in quella di Roma Termini. Si tratta di apparecchiature che leggono le informazioni delle onde elettromagnetiche emanate da un oggetto o da un corpo e le trasformano in dati relativi alla temperatura. L’ingegner De Blasio ci ha spiegato come funzionano e quali sono i fattori di rischio nel loro utilizzo.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 8 Aprile 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Avrai visto i termoscanner all’uscita degli aeroporti, nelle tende pre-triage fuori dagli ospedali, nelle mani di operatori agli ingressi dei supermercati. Ora sono stati installati anche all’interno di aeroporti e in alcune stazioni dei treni: la sindaca di Roma Virginia Raggi, per esempio, ne ha ufficializzato l’installazione alla stazione Termini, annunciandolo dal proprio profilo Facebook.

La loro applicazione è semplice. Gli operatori sanitari, le guardie giurate o gli addetti al controllo puntano l’apparecchio sul volto di una individuo e in pochi secondi ne rilevano la temperatura. Se dovesse essere superiore 37.5°, allora suona l’allarme. La febbre è uno dei primi sintomi dell’infezione da Coronavirus e quindi riuscire a identificarla in modo preciso, monitorando anche grandi masse di persone in pochi secondi, significa allargare la maglia dei controlli.

Come funzionano?

I termoscanner, i famosi termometri sotto forma di pistole che rilevano la temperatura a distanza o le termocamere, sono apparecchiature che si basano tutte sullo stesso principio di funzionamento. Ce lo spiega Silvio De Blasio, ingegnere industriale, ex presidente dell’Associazione Italiana Termografia Infrarosso e tecnico certificato di livello 2: “Qualsiasi oggetto che ha una temperatura superiore allo 0 Kelvin emette delle radiazioni elettromagnetiche. Queste apparecchiature, attraverso dei sensori e dei software, trasformano le informazioni di queste onde elettromagnetiche in un dato di temperatura”.

La precisione nella rilevazione è il fattore decisivo. Prova a immaginare: se questi strumenti non fossero regolati in modo accurato, potrebbero avere dei margini di errore troppo elevati e perciò la famosa maglia di controllo vedrebbe aprirsi più di una falla. In concreto, potrebbe succedere che un’attrezzatura non precisa potrebbe rilevare una temperatura di 36° quando invece la persona ha una febbre molto più alta: questa così verrebbe lasciata passare contagiando, potenzialmente, un gran numero di persone. “Sia quelli che vengono usati come dei termometri a distanza sia le termocamere hanno di solito un'accuratezza di lettura più o meno di un grado o un grado e mezzo, con una tolleranza del 2%. Significa che se sto leggendo 37.5° potrebbero essere 36° come 39°. Per questo è necessario tararle in modo preciso e che chi le utilizza sappia manovrarle”.

Efficacia e limiti

Ti ho spiegato che il rischio di una deviazione tra il dato reale della temperatura e quello rilevato dal termoscanner viene corretto in fase di regolazione, che deve quindi essere molto precisa. Accanto a questo però, ci sono altri fattori che potrebbero contribuire a una lettura errata. Per esempio il vetro degli occhiali: nel caso di una rilevazione fatta con la pistola, il rischio di interferenze in questo caso è minore perché lo strumento punta direttamente sulla fronte, ma in caso di camere che analizzano dall’atro, potrebbe essere più complicato.

Lo spiega De Balsio: “L’infrarosso è opaco al vetro che, quindi, lo scherma totalmente. Si tratta di macchine che funzionano nel campo delle radiazioni elettromagnetiche dell’infrarosso, quindi non c’entra il campo del visibile, di ciò che quindi possiamo percepire. Se un vetro lo vedo trasparente perché nel campo dell’onda elettromagnetica lascia passare la luce, nell’infrarosso succede l’opposto: è come uno schermo che mina questa lettura”.

Anche il fattore ambientale è da tenere in considerazione. “Se per esempio prima di passare al controllo della temperatura l’individuo si trovava in un ambiente con una temperatura più fredda, la rilevazione potrebbe segnare 34°, che come ovvio appare un dato strano". Ma si tratta di una tecnologia estremamente valida in questo momento di emergenza, conferma De Blasio: "Gestita e regolata da esperti, può davvero aiutarci a migliorare i controlli.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.