Coronavirus e visoni, casi segnalati anche in Italia. Gli animalisti: “Chiudere gli allevamenti”

L’Italia è tra i sei Paesi che hanno riportato all’Organizzazione mondiale della sanità animale casi di infezione da coronavirus SARS-CoV-2 mutato negli allevamenti intensivi di visoni. Le associazioni animaliste si rivolgono al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza: “Che cosa aspettiamo a vietarli?”
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Federico Turrisi 9 Novembre 2020

Fa paura la nuova variante genetica del coronavirus SARS-CoV-2 che è stata trovata nei visoni e che può essere trasmessa all'uomo. In Danimarca, secondo i media locali, si sarebbero già contagiate decine di persone. Per contenere il rischio di diffusione del nuovo virus mutato, lo stato scandinavo, che è il primo produttore mondiale di pellicce da visone, ha dato il via all'abbattimento di tutti i 15-17 milioni di esemplari presenti negli allevamenti. E se ricordi ti abbiamo spiegato nel dettaglio quali sono le ragioni che stanno alla base di questa drastica decisione.

Il problema però non riguarda solo la Danimarca. È coinvolta anche l'Italia, che, insieme ad altri cinque paesi (Danimarca, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Stati Uniti) ha segnalato all'Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie) alcuni casi di Covid-19 negli allevamenti di visoni. A farlo sapere è la stessa Oms, la quale ricorda che i visoni si sono infettati in seguito all'esposizione ad esseri umani positivi e che questi animali possono agire come un serbatoio di Sars-CoV-2.

Una notizia del genere non poteva lasciare indifferenti le associazioni animaliste, che rimarcano ancora una volta la necessità di chiudere gli allevamenti intensivi di animali da pelliccia. Non è solo una questione di benessere animale, ma anche e soprattutto una questione di salute pubblica. Nel nostro paese non esiste un registro pubblico degli allevamenti di animali da pelliccia. Attualmente, secondo le stime di Essere Animali, sono circa 60 mila i visoni rinchiusi nelle gabbie delle ultime 8 strutture ancora attive, situate in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Abruzzo. Con una petizione online l'organizzazione animalista chiede al Parlamento e al Governo di intervenire, chiudendo immediatamente gli ultimi allevamenti di visoni rimasti in Italia.

Anche la Lav ha lanciato una petizione, rivolta al ministro della Salute Roberto Speranza, con cui invoca la messa al bando con la massima urgenza dell’attività di allevamento di visoni per farne pellicce. "Di fatto, questi allevamenti, oltre a causare gravi sofferenze agli animali, sono anche dei serbatoi del coronavirus", sottolinea Simone Pavesi, Responsabile Lav Area Moda Animal Free. "Non avere condotto accertamenti specifici su tutti gli allevamenti di visoni in Italia ha esposto, ed espone tuttora, la salute pubblica ad un oggettivo rischio. La Lav rinnova l’appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al Ministro della Salute Roberto Speranza affinché vieti, con urgenza, questi allevamenti. Altri Stati europei lo hanno già fatto ed ora non corrono questo ulteriore rischio di diffusione del coronavirus".