Coronavirus in Italia, il Virologo: “Non è una patologia drammatica, però è seria”

Assieme al professor Carlo Federico Perno, Virologo dell’Ospedale Niguarda di Milano, abbiamo provato a capire come dovremmo comportarci ora che il virus è entrato ufficialmente in Italia. E soprattutto abbiamo provato a rispondere alla domanda che ricorre di più in queste ora: è o non è uguale all’influenza?
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Giulia Dallagiovanna 28 Febbraio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020
Intervista al Dott. Carlo Federico Perno Professore ordinario di Virologia e Microbiologia dell’Università degli Studi di Milano e direttore dipartimento di medicina di laboratorio dell’Ospedale Niguarda

Dal momento che ormai il nuovo Coronavirus è entrato definitivamente nel nostro Paese, e poco importa chi ce lo ha portato, dovresti iniziare a chiederti come si debba convivere in questi giorni con l'inaspettata presenza. Insomma, è o non è come una normale influenza? Sono corrette tutte le misure che governo e regioni hanno adottato? E con l'arrivo del caldo potremmo dimenticarci per un po' di questo problema, magari sperando in un vaccino pronto per la prossima stagione?

Per rispondere a tutte queste domande, abbiamo chiesto aiuto al dottor Carlo Federico Perno, professore ordinario di Virologia e Microbiologia dell’Università degli Studi di Milano e direttore dipartimento di medicina di laboratorio dell’Ospedale Niguarda.

Professor Perno, la domanda che in tanti si stanno ponendo in questi giorni è: questo nuovo Coronavirus è come l'influenza?

Possiamo dire che si comporterà come l'influenza, perché si tratta sempre di una patologia epidemica che è arrivata e a un certo punto se ne andrà. Virus respiratori di questo tipo non sono come l'Hiv, il quale, ad esempio, si è fermato e circola in qualunque momento dell'anno. Non significa però che il nuovo Coronavirus non possa provocare una patologia grave.

La malattia in sé è quindi più o meno grave rispetto all'influenza che tutti conosciamo?

Al momento non abbiamo ancora tutte le informazioni rispetto al nuovo Coronavirus, ma dal punto di vista della sintomatologia e della malattia che provoca sembra che possa risultare un po' più pericoloso rispetto all'influenza. In particolare, nelle persone fragili.

In questi giorni stiamo monitorando attentamente la situazione la potremmo descrivere come una piramide. Alla base ci sono le persone che entrano in contatto con il nuovo Coronavirus, ma senza infettarsi. Al livello superiore ci sono quelli che contraggono l'infezione, cioè presentano l'entrata e la replicazione del virus nel loro corpo, ma non hanno la malattia vera e propria, rappresentata dai sintomi. Ancora più in alto si trova chi sviluppa la patologia e sulla punta i pazienti che rischiano davvero di morire. Si tratta di una piccola minoranza, però esistono. Si può quindi dire che non sia una patologia drammatica, però è sicuramente seria.

Secondo lei le misure che l'Italia sta adottando per contenere la diffusione sono corrette?

Sì, ritengo che siano corrette e giustificate. L’intervento principale nei confronti di un virus a trasmissione respiratoria è il contenimento. E anche in questo caso bisogna muoversi in questo modo perché siamo di fronte a un virus infettivo,come tutti i coronavirus, che si trasmette con facilità da persona a persona.

E sono sufficienti o bisognerebbe assumere ulteriori precauzioni?

In questi casi si procede per cerchi concentrici e già in questo modo la situazione diventa impegnativa. Si pensi alle zone rosse e a quanti sacrifici devono essere affrontati da persone che, nella maggioranza dei casi, sta e starà benissimo. Per questa ragione, penso che le misure adottate siano più che sufficienti e al momento non vedo ragioni per inasprirle.

"Al momento non ci sono ragioni per inasprire le misure di contenimento"

Bisogna monitorare giorno per giorno il numero delle infezioni, capire come si diffondano e sulla base dei dati raccolti fare le dovute valutazioni. Per ora, i casi accertati in Italia sono alcune centinaia, su una popolazione di 60 milioni. Facciamo quindi le dovute proporzioni senza creare allarmismi, ma le misure servono proprio per evitare che queste centinaia diventino migliaia.

Come mai viene richiesta una verifica da parte dell'Istituto superiore di sanità sui test positivi e sui decessi?

C'è una legislazione precisa dietro questa scelta, che non rappresenta un'eccezione, ma una regola. Esiste infatti un registro curato dall'Istituto superiore di sanità, l'ente nazionale preposto anche al monitoraggio di questi fenomeni, per determinate patologie. Ad esempio, viene richiesto questo controllo anche per i contagi da tubercolosi, per alcuni casi di influenza o per altre patologie infettive.

La verifica serve per accertare che tutto il lavoro svolto in periferia, cioè nei vari centri che analizzano i tamponi e diagnosticano i nuovi casi, possa essere certificato come corretto. Per il nuovo Coronavirus sta eseguendo un doppio controllo piuttosto puntuale che sta confermando i dati emersi nelle varie regioni. Questo significa che l'ente e i diversi sistemi sanitari regionali stanno lavorando bene.

Sono emersi però anche dei falsi positivi…

Come tutti i test, anche questi possono dare dei falsi positivi. L'importante piuttosto è che non diano falsi negativi. Prendendo di nuovo come esempio l'Hiv, si effettua sempre un primo accertamento che potrebbe fornire anche un falso positivo. Perciò si procede a un secondo controllo per ottenere una conferma sul primo risultato.

E questa è un'altra ragione per cui l'Istituto superiore di sanità sta procedendo a una seconda verifica. Anche perché, trattandosi di un virus nuovo, la diagnostica non è ancora perfettamente definita e avere un doppio test è molto utile.

Secondo lei, con l'arrivo della bella stagione potremo mettere in pausa il nuovo Coronavirus come avviene per l'influenza?

Tutte le patologie respiratorie di tipo infettivo, tra cui appunto influenza e coronavirus, risentono di un'anestetizzazione del sistema immunitario a livello respiratorio che è causata dall'aria fredda inspirata tutti i giorni. Ecco perché questi virus sono prevalentemente invernali.

Si può quindi presumere che la stagione più calda ci consentirà di mettere in pausa anche questo nuovo Coronavirus. Non ci sono ragioni per credere che si comporterà diversamente, anche se bisogna comunque lasciare un margine di dubbio, per prudenza. In ogni caso servirà ancora qualche mese, prima che si attenui.

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