Cosa ci ha lasciato Piero Angela, che voleva “stare sempre un passo indietro, mai esibire”

Oggi si celebrano i funerali laici e davanti al Campidoglio si è creata una lunga fila di persone, famose e non, per rendere omaggio al giornalista e divulgatore che ha saputo conquistare quattro generazioni.
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Giulia Dallagiovanna 16 Agosto 2022

"Ho studiato zoologia e cambiamento climatico nel Regno Unito. Ho scelto questo indirizzo grazie all'esempio di Piero Angela", "Sto facendo un dottorato in Data Science, anche io sono stata ispirata da Angela". A parlare sono due giovani in fila al Campidoglio per rendere l'ultimo omaggio al giornalista, deceduto il 13 agosto scorso all'età di 93 anni. Cosa ci abbia lasciato in eredità è già evidente da queste due semplici frasi. Quella smania di "andare dentro le cose", come diceva lui stesso presentando Quark, trasmissione il cui titolo era stato "preso in prestito dalla fisica". Quell'idea secondo cui la conoscenza è il più grande di tutti i viaggi, nonché la base della civiltà. Ma il sapere deve essere alla portata di tutti, le nozioni devono essere spiegate con parole semplici, i dati veicolati in modo divertente e che intrattenga il pubblico. È per questo che ciascuno di noi lo porterà ancora per tanto tempo nel proprio cuore.

Almeno tre generazioni, se non quattro, lo hanno conosciuto durante la sua carriera in RAI lunga 70 anni. Per i nostri nonni è stato collaboratore del Giornale Radio e poi, dal 1955, corrispondente estero del Telegiornale. Ha raccontato da vicino la Guerra dei sei giorni e il conflitto in Vietnam. Per i nostri genitori era il giornalista in collegamento dagli Stati Uniti per vivere assieme a tutto il mondo l'impresa di Neil Armstrong sulla luna, nel 1969. Per tutti noi è stato il nonno, lo zio, l'insegnante che avremmo voluto avere quando, a partire dal 1981, si inventa la trasmissione televisiva Quark.

Già diversi documentari e alcune trasmissioni scientifiche da lui condotte avevano preparato il terreno per quello che sarebbe stato uno dei suoi maggiori successi. Per realizzare Quark, Piero Angela prende spunto dalla comunicazione scientifica anglosassone, quella portata avanti dai documentari della BBC e dal celebre divulgatore David Attenborough. Ma aggiunge i cartoni animati di Bruno Bozzetto per spiegare i passaggi più complicati e spinge gli esperti che intervengono a utilizzare il linguaggio più semplice possibile. Senza naturalmente scadere mai nello scorretto o nel semplicistico.

"Quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell'autore. È stato lui a cacciarlo via. Quando sono in moviola, se ho dei dubbi sulla chiarezza di un passaggio o di una sequenza, chiamo il primo che passa nel corridoio (un montatore, una segretaria, un passafilm), mostro la sequenza e chiedo il loro parere. Se vedo un'ombra di dubbio nei loro occhi, rismonto e ricomincio da capo. Perché vuol dire che avevo sbagliato io".
Piero Angela, Viaggi nella scienza

A partire da Quark fioriscono tantissimi altri prodotti, come spin-off (Quark Speciale, Quark Economia, Quark Europa), una serie di documentari sulla natura e l'ambiente (Quark Italiani) e persino una rivista mensile. C'è sete di conoscenza, insomma, di quella veicolata in modo comprensibile e vicino al pubblico. Nel 1995, poi, arriva Superquark, il lungo programma in prima serata con cui è entrato nelle case della generazione dei trentenni di oggi.

Ma oltre al Piero Angela giornalista e divulgatore scientifico, c'era anche il Piero Angela jazzista, che amava le jam session perché "la musica che esce è sempre diversa, è questo che diverte, la creatività".

Anche se forse la ragione per cui ha saputo farsi ascoltare da tutti è la sua umiltà. Quel suo stare "sempre un passo indietro, mai esibire", come suo padre gli aveva insegnato. Perché quando la grandezza è evidente, mom serve metterla in mostra. Emerge da sola, proprio come un dato scientifico.

Credits photo: in copertina Piero Angela e Massimo Polidoro, foto presa da Wikipedia.it