Cosa significa che l’Alzheimer potrebbe essere “trasmissibile”? Uno studio inglese apre nuove prospettive di ricerca

Secondo uno studio inglese, una vecchia procedura di trapianto di ormone della crescita per il trattamento della bassa statura potrebbe essere il responsabile della trasmissione di proteine tossiche legate all’insorgenza della malattia in cinque persone, sottoposte a tale procedura tra il 1959 e il 1985.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Gennaio 2024
* ultima modifica il 30/01/2024

E se l’Alzheimer fosse trasmissibile? Se ci fosse un modo per il quale una persona potesse “prendere” questa malattia neurodegenerativa?

La scienza sembra aver dimostrato questo scenario ma per capire che cosa significa devo farti fare un piccolo passo indietro.

Probabilmente sai che la malattia di Alzheimer è causata dall’accumulo di una proteina, nota come beta-amiloide, nel cervello.

Solitamente si tratta di una condizione sporadica che insorge in tarda età e che per questo è collegata all’età adulta e all'invecchiamento. In alcuni casi può avere una natura ereditaria ed essere dunque il risultato del passaggio di un gene difettoso da un genitore.

Un nuovo studio messo a punto da un team di ricercatori dell’University College di Londra ha però dimostrato che un ristrettissimo gruppo di persone avrebbe acquisito l’Alzheimer in seguito a una procedura medica attraverso la trasmissione della proteina beta-amiloide.

I ricercatori hanno posto l’attenzione su un gruppo di 8 pazienti tra i 38 e i 55 anni senza predisposizioni genetiche che da bambini, a causa della bassa statura, sono stati sottoposti a trapianti di ormone della crescita.

Si tratta di una procedura terapeutica molto diffusa negli anni ‘80 in cui l’ormone veniva ricavato dalle ghiandole “ipofisi” da un cadavere.

Devi sapere però che tale procedura è stata poi stoppata a partire dal 1985, perché era troppo alto il rischio di innescare, nei riceventi, il morbo di Creutzfeldt-Jakob, una malattia degenerativa estremamente rara capace di condurre chi ne soffre a una forma progressiva e fatale di demenza.

Conta che solo nel Regno Unito almeno 1.848 persone nel Regno Unito tra il 1959 e il 1985 sono state trattate in questo modo per problemi di statura.

Analizzando i dati sanitari di quegli 8 pazienti, i ricercatori inglesi hanno osservato che a 5 di loro era stato diagnosticato l’Alzheimer decenni prima della sua naturale insorgenza e in un’età insolita.

Secondo quanto scritto su Nature Medicine, il responsabile sarebbe proprio quel trapianto di ormone della crescita, attraverso il quale sarebbero state tramesso quelle proteine tossiche per il corpo umano e legato all’insorgenza della malattia.

Dal momento che questo trattamento non viene più utilizzato, non vi è alcun rischio di nuova trasmissione e quindi tale procedura non rappresenta un rischio.

I ricercatori hanno poi subito sottolineato che non sono stati segnalati casi di Alzheimer acquisiti da altre procedure mediche o chirurgiche e che non c’è alcuna prova di una natura contagiosa dell’Alzheimer: non ci sono studi che dimostrino insomma che la proteina beta-amiloide possa essere trasmessa dal contatto con persone affette.

Tuttavia, i ricercatori sono convinti che i loro risultati saranno determinanti per iniziare una procedura di revisione delle misure per garantire che non vi sia rischio di trasmissione accidentale di beta-amiloide attraverso altre procedure mediche o chirurgiche.

Fonte | "Iatrogenic Alzheimer’s disease in recipients of cadaveric pituitary-derived growth hormone" pubblicato il 29 gennaio 2024 sulla rivista Nature Medicine

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