Cos’è il pensiero debole di Gianni Vattimo?

Il filosofo Gianni Vattimo è morto all’età di 87 anni nell’ospedale di Rivoli, a Torino, martedì 19 settembre. È strato tra i massimi fautori del “pensiero debole”, una concezione della filosofia che si contrappone a ogni costruzione metafisica, fondandosi piuttosto sul nichilismo e il relativismo .
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Maria Teresa Gasbarrone 20 Settembre 2023

Non è facile spiegare a parole un intero modello filosofico, ma il "pensiero debole" di Gianni Vattimo era proprio questo. Utilizzato la prima volta come titolo di una famosa raccolta di saggi curata dal filosofo torinese insieme a Pier Aldo Rovatti nel 1983, il concetto di "pensiero debole" è diventato negli anni uno degli argomenti di studio centrali nel lavoro di Vattimo.

Il "pensiero" è "debole" perché per definizione "antidogmatico": d'altronde, la riflessione filosofica di Vattimo si basava sulla negazione di ogni forma di costruzione metafisica.

Gianni Vattimo è morto martedì sera (19 settembre) all’ospedale di Rivoli (Torino) all'età di 87 anni. Lo studioso ha trascorso gli ultimi giorni nel reparto di nefrologia, dopo che le sue condizioni di salute si erano aggravate. A rendere nota la morte di Vattimo è stato il compagno e assistente Simone Caminada.

Che cos'è il "pensiero debole" di Gianni Vattimo?

Gianni Vattimo è nato a Torino il 4 gennaio 1936. Allievo di Luigi Pareyson e amico di Umberto Eco, si è laureato in Filosofia nel 1959 all'Università Torino. Prosecutore dell'ermeneutica filosofica contemporanea, Gianni Vattimo è stato un grande studioso di Schleiermacher, Nietzsche, Heidegger e Gadamer.

Il concetto di "pensiero debole" è stato introdotto da Vattimo e Rovatti per descrivere un mutamento etico epocale nel modo di concepire la filosofia, in cui sono venuti meno i presupposti fondanti della filosofia classica e della tradizione filosofica occidentale.

L'espressione viene coniata per indicare una filosofia relativistica che si contrappone al cosiddetto "pensiero forte", quest'ultimo più vicino alla concezione di assoluto e di tradizionalismo.

Possiamo sintetizzare affermando che il pensiero debole è una forma di nichilismo, risultato della crisi irreversibile – innescata dal lavoro di Nietzsche e di Heidegger – delle basi cartesiane e razionalistiche del pensiero moderno.

Nel pensiero debole centrali sono il ruolo forte del soggetto, sia sul piano dell'etica che della conoscenza, e il binomio tra verità ed essere, in virtù del quale l'essere è concepito come fondamento e manifestazione di tutto ciò che è verità.

Significativa è anche l'interpretazione di Vattimo del concetto di "Superuomo", elaborato da Nietzsche, diventato nel pensiero debole "Oltreuomo".

L'Übermensch non è più il soggetto forte del Cristianesimo, l'uomo dotato di libero arbitrio, sempre capace di scegliere, sempre potenzialmente colpevole e sempre punibile come peccatore. Al contrario, l'Oltreuomo di Vattimo assume, accetta e fa proprio il destino e la destinazione (Geschick) di tutto ciò che accade nella natura e nella Storia, e in generale nella sua esistenza.

Quello che si delinea nel pensiero debole è quindi un nichilismo, che si tinge di ottimismo (nel senso filosofico del termine), per quanto riguarda la governabilità e la logicità della Storia: quest'ultima appare infatti destinata a incanalarsi lungo tendenze e stadi ben definiti, chiari al filosofo e allo storico, verso il compimento del suo fine intrinseco.

Credits: In copertina foto del Ministero della Cultura argentino (Wikipedia)