“Cuore”, un’ode alla gioventù che Jovanotti ha scritto in memoria di Giovanni Falcone

Poco conosciuta, non certo nella scaletta di un Jova Beach Party, ma la canzone “Cuore” che Jovanotti ha scritto nel ’92 è un vero inno di speranza che guarda ai giovani e al loro futuro.
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
30 Settembre 2022

Pochi giorni dopo la strage di Capaci, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, scrive una canzone e la dedica a Giovanni Falcone, il magistrato di Palermo rimasto vittima della mafia.

Verso la fine degli anni Ottanta, il giudice Giovanni Falcone e altri suoi collaboratori del pool antimafia conducono il più grande processo contro la criminalità organizzata mafiosa che si sia mai tenuto al mondo. Sono  460 gli imputati coinvolti e per la mafia è un colpo devastante. Tra settembre e dicembre del '91, per la mafia uccidere Falcone è un compito da portare a termine.

Succederà con l'attentato di Capaci, il 23 maggio 1992, una stare che vede come vittima Giovanni Flacone, la sua compagna e tre uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicilio e Antonino Montinaro.

Jovanotti scrive la canzone "Cuore" di getto. Rimane colpito nel vedere la folla di giovani presente al funerale del giudice. Scrive "Cuore" perché è lì che si concentrano le emozioni, ma anche tutta l’energia vitale di ciascun individuo. E il cuore è l’immagine con cui Jovanotti vuole guardare a questi giovani che si recano in massa a porgere l’ultimo saluto a Giovanni Falcone perché credevano in lui e continuano a crederci, perché sono stanchi di vivere in un luogo corrotto dal male e dalla violenza, perché non vogliono più farsi sopraffare dalla paura, anzi, vogliono andare avanti con coraggio.

Migliaia di ragazzi in piazza a Palermo
un saluto alla bara del giudice Falcone,
hanno bisogno di una risposta.
Hanno bisogno di protezione.

Il testo della canzone è un’ode alla gioventù, quella parte ancora integra della società, che crede nei valori e in un futuro migliore, dove pace e legalità non sono solo parole, ma garanzie su cui costruire la propria vita e quella dei propri figli.

I ragazzi son stanchi e sono nervosi,
in nome di Dio a fanculo i mafiosi.
I ragazzi denunciano chi guida lo stato
per non essersi mai abbastanza impegnato.

"Mi connetto con l'atmosfera di quella stagione del nostro paese, e lo faccio attraverso una cosa che scrissi di getto nei giorni dopo quella strage di mafiaricorda Jovanotti venticinque anni dopo in un'intervista a Radio Montecarlo -. Non era una canzone vera e propria, erano solo parole e le registrai con un microfono su un battito di cuore senza sapere neanche bene perché e che cosa farne, era come una cosa scritta su un diario, un “post” diremmo oggi".

"La famosa immagine in cui Falcone e Borsellino sono insieme e si dicono qualcosa sorridendo la scattò un fotografo, Toni Gentile, che aveva 28 anni e loro due poco più di 50 a testa – continua Jovanotti -, in questo scarto generazionale c’è il racconto di un paese che aveva un futuro e che, dopo 25 anni, mi azzardo a dirlo, ce l’ha ancora, anche grazie a quei “ragazzi” e al loro “cuore”.

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