Da Chernobyl alle Paralimpiadi, la collezionista di medaglie Oksana Masters

Eletta “la sportiva con disabilità dell’anno” in occasione dei Laureus World Sports Awards 2020, Oksana Masters è un’atleta paralimpica che ha alle spalle una storia di vero riscatto. Abbandonata in un orfanotrofio per gravi difetti fisici causati dall’incidente del reattore nucleare di Chernobyl, questa donna si è distinta in numerose discipline sportive: canottaggio, ciclismo, sci di fondo e biathlon.
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Gaia Cortese 2 Settembre 2021

A tre anni dall’esplosione del reattore della centrale nucleare di Chernobyl, una bambina veniva alla luce con un coroo che riportava gli innegabili segni di quell’incidente.

Oksana (nome che in ucraino significa "lodata da Dio" e che deriva dalla parola Xenia che significa  ospitalità) nasce a Khmelnitsky, una città a 380 chilometri da quella maledetta centrale nucleare: ha una gamba più lunga dell’altra di circa 15 centimetri, le ossa fragili, le tibie non formate, le mani palmate e senza pollici, sei dita per ciascuno piede, un solo rene e una parte di stomaco mancante. Viene così abbandonata in un orfanotrofio dai genitori dove rimane fino all’età di sette anni, denutrita e abbandonata a se stessa.

Odio la parola disabile. È il 2020, siamo tutti così intelligenti, non si può trovare un’altra parola?

Oksana Masters

Poi un giorno il suo destino si incrocia con quello di una donna piena di amore da donare. La donna si chiama Gay Masters, è una donna single che lavora come logopedista e insegnante di storia all’università di Buffalo, negli Stati Uniti. Inizialmente l'idea di Gay era quella di adottare un neonato, ma nel momento in cui i suoi occhi incrociano quelli della piccola Oksana, è amore a prima vista. Devono però passare due anni prima che Oksana possa essere adottata e raggiungere finalmente gli Stati Uniti, dove le vengono amputate entrambe le gambe per darle una possibilità di vivere una vita migliore.

Un’operazione alle mani le permette di riadattare le dita e ottenere almeno una parziale funzionalità simile a quella del pollice, tra cui la possibilità di impugnare un remo. La sua seconda vita, infatti, incomincia da una semplice canoa. A 14 anni Oksana inizia a praticare canottaggio e 10 anni dopo sale sul podio vincendo una medaglia di bronzo delle Paralimpiadi di Londra insieme a Rob Jones, atleta ed ex marine che ha perso le gambe in missione in Afghanistan.

Problemi alla schiena, ma anche la voglia di  superare altre barriere, portano Oksana a lasciarsi alle spalle il canottaggio e a passare prima al ciclismo, poi allo sci di fondo e poi al biathlon.

Londra era solo l’inizio. Oksana arriva a partecipare a quattro Olimpiadi, estive e invernali: Londra, Sochi,  Rio e PyeongChang, conquistando otto medaglie olimpiche di cui ben cinque nell’edizione del 2018. E Tokyo?

Oksana ha già vinto due medaglie d'oro alle Paralimpiadi di Tokyo, portando il suo totale in carriera a quattro medaglie d'oro e dieci in totale, sia negli eventi estivi che invernali. L'atleta americana ha vinto la corsa su strada e la corsa a cronometro. Oggi potrebbe vincere un altro oro nella staffetta.