Dalla California all’Italia, a rischio alcune spiagge del Pianeta

California, Tunisia, Italia, litorali sabbiosi accomunati dal rischio erosione. Tra le cause le attività antropiche ma anche i cambiamenti climatici.
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
9 Ottobre 2024 * ultima modifica il 09/10/2024

Le coste della California e del Mediterraneo sono unite da un filo invisibile. Negli ultimi decenni, in queste aree, innalzamento del livello dei mari ed erosione costiera si stanno rapidamente evolvendo a causa di cambiamenti significativi nei processi di sedimentazione e di utilizzo del suolo. Il processo, senza troppi giri di parole, è ovviamente accelerato dai cambiamenti climatici in corso che stanno mettendo in serio pericolo ambiente litoraneo, ecosistemi urbani ed attività economiche.

Dalla California alla Tunisia

La zona meridionale della California, da un punto di vista scientifico, è considerata un riferimento globale per le osservazioni che riguardano gli ambienti costieri aridi e semi-aridi. Un team internazionale di ricercatori, analizzando rilievi fotogrammetrici multidecennali, hanno misurato l'evoluzione della linea di costa e predetto gli scenari futuri. Secondo le stime pubblicate su Communications Earth & Environment i tassi di erosione delle spiagge sabbiose di questa zona del Pianeta accelereranno da un valore medio di ritiro di 1,5 – 2 metri l'anno circa, previsti per il 2050, fino a oltre 3 metri l'anno nel 2100. L'eventuale quantità di sabbia necessaria al ripristino delle spiagge crescerà dunque da 1 a quasi 4 km cubi l'anno con un costo che crescerà di ben 5 volte nell'arco di un cinquantennio.

Non va meglio in Tunisia, altro spot analizzato nello studio, e precisamente nel Golfo di Hammamet. Qui il confronto dei dati satellitari su un'ampia serie temporale, ha mostrato come il tasso di erosione sia estremamente elevato con una media di 2 metri di spiaggia persi ogni anno nel periodo 1992-2018, e con un massimo di ben 5 metri l'anno registrato su alcuni tratti di costa. Tra i principali responsabili di questa situazione anche la realizzazione di opere di sbarramento o deviazione dei pochi corsi d'acqua esistenti, che non hanno più garantito un equilibrato tasso di sedimentazione sui litorali.

Non va meglio in Italia

Con circa 8.000 km di coste, l'Italia è dopo la Grecia il paese europeo con la maggiore estensione litoranea. Un Paese baciato dal mare potremmo dire e, proprio per questo, estremamente vulnerabile. Secondo i dati del Portale delle Coste di Ispra, tra i 644 comuni costieri italiani sono 54 quelli che hanno visto un arretramento delle coste pari a più del 50% dell'intero tratto di competenza, mentre sono 7 i Comuni tra l'80 e il 90%. Il comune di Rotondella, in Basilicata, è l'unico che ha un'erosione significativa sul suo intero tratto costiero: il 100%. Vi sono però anche litorali che aumentano di superficie: in 16 comuni la linea di costa è avanzata di oltre l'80 %.

Non va meglio neanche secondo Legambiente che nel suo Rapporto Spiagge 2023, descrive la situazione delle coste sabbiose italiane. I più alti livelli di erosione si registrerebbero in Basilicata, ma anche in Puglia, negli ultimi anni, si starebbe assistendo ad un intensificarsi del fenomeno, soprattutto a causa di opere marittime e portuali che avrebbero modificato definitivamente la geomorfologia costiera. L'erosione colpisce anche le spiagge di Sardegna, Lazio e Campania ma anche del Veneto. Le spiagge venete avrebbero perso in media 250 metri di sviluppo nell'arco di 35 anni.

Le buone pratiche

Contrastare l'erosione costiera è fondamentale per tutelare habitat unici del nostro Paese ma anche per proteggere le attività economiche che si sviluppano nell'interfaccia terra-mare. Legambiente ha elencato una serie di buoni esempi, non solo Italia, che possono e, forse, devono offrire uno spunto per prenderci cura di spiagge e coste. Tra gli esempi citati, la creazione di dune di Posidonia (le cui foglie spesso finiscono sulle coste dopo le mareggiate e che non andrebbero assolutamente rimosse) nel Comune di Cecina, in Toscana, o la realizzazione del "Parco del mare" nel Comune di Rimini, grande progetto di riqualificazione di ben 16 km di litorale per rinaturalizzare il waterfront dotandolo al contempo di strutture non impattanti per il tempo libero.

Oltralpe, per esempio nel Regno Unito, il progetto “Citybeach” a Southend-on-Sea è stato pensato per il miglioramento della gestione dell’acqua e adattare al clima l’area costiera cittadina, costruendo luoghi in cui l’acqua in eccesso può essere immagazzinata in modo sicuro durante i grandi temporali e avviando programmi di sensibilizzazione sulle soluzioni basate sulla natura. In Belgio gli interventi per la
protezione dalle inondazioni Hedwige e Prosper Polders, tramite il rafforzamento delle dighe e le pareti delle banchine e l’apertura di aree che possono essere inondate per proteggere la terra durante le maree. Insomma le soluzioni esistono, basta metterle in pratica.

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…