Considerata patrimonio dell'umanità per le sue meraviglie architettoniche, Venezia è la città lagunare per eccellenza: un vero e proprio scrigno monumentale sospeso sulle acque. Questa condizione, però, pone un rischio notevole in caso di alta marea. L'innalzamento temporaneo del livello del mare, infatti, crea notevoli disagi alla popolazione nonché costituisce un rischio per monumenti ed attività economiche. Per tutelare dunque la città veneta è stato realizzato il MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, meglio conosciuto come MOSE, una vera e propria barriera per le alte maree. Ma come funziona e qual è il suo impatto sull'ambiente lagunare?
Il sistema MOSE consiste in 4 barriere costituite da 78 paratoie mobili tra loro indipendenti, che sono in grado di separare temporaneamente la laguna dal mare e di difendere Venezia dagli eventi di marea eccezionali. Le barriere sono collocate alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, ovvero nei tre varchi del cordone litoraneo attraverso i quali la marea si propaga dal mare Adriatico in laguna.
Questa soluzione è stata scelta al termine di un lungo iter progettuale e decisionale durante il quale il sistema di paratoie alle bocche di porto è stato confrontato con alcune soluzioni alternative. Si è trattato dell'unico progetto in grado di assicurare la difesa del territorio dagli allagamenti, di non modificare la comunicazione naturale fra Adriatico e ambiente lagunare, di non interferire con il paesaggio, e non interferire con le attività economiche che si svolgono attraverso le stesse bocche.
Il sistema è formato da una serie di barriere costituite da paratoie mobili collocate alle bocche di porto. Le barriere sono 4: 2 alla bocca di porto del Lido (quella più vicina a Venezia che è larga il doppio delle altre due ed è formata da 2 canali con profondità diverse), 1 alla bocca di Malamocco e 1 alla bocca di porto di Chioggia.
Nei periodi in cui il MOSE "riposa", le paratoie sono riempite d’acqua e rimangono confinate in appositi alloggiamenti collocati nel fondale, dunque invisibili. Nel caso di episodi di marea importanti, in cui il territorio risulterebbe a rischio inondazione, viene pompata aria compressa nelle paratoie che si svuotano dall'acqua e, ruotando attorno ad una cerniera, si sollevano, emergendo dalle acque e bloccando il flusso di marea in ingresso. Appena la marea torna a diminuire di livello, le paratoie vengono nuovamente riempite d'acqua, rientrando sott'acqua, negli appositi alloggi.
La zona lagunare di Venezia è estremamente esposta alle inondazioni, non solo quelle di marea, considerando una combinazione di effetti che vede in gioco la naturale subsidenza e il riscaldamento globale. Oggi le città lagunari si trovano a una quota più bassa rispetto al passato di qualche decina di centimetri, fattore che le espone ad un rischio maggiore di allagamenti rispetto al passato. Inoltre sono sempre in agguato fenomeni più rari di altissima marea, come quella avvenuta nel novembre del 1966 quando l'acqua ha raggiunto una quota di +1,94m, sommergendo Venezia, Chioggia e altri abitati.
Grazie al MOSE, oggi, anche le maree eccezionali verrebbero bloccate alle bocche della laguna, visto che l'operatività dell'infrastruttura riesce a coprire un'escursione verticale di 3 metri. Questo significa che anche negli scenari peggiori di riscaldamento globale, considerando l'aumento medio del livello dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacci polari, il MOSE garantirebbe l'isolamento della laguna, a patto che rimanga perennemente sollevato e con il contributo di una serie di opere accessorie lungo i litorali.
Secondo uno studio del Cnr la diversità geologica ed ecologica della Laguna di Venezia sarebbe a rischio anche per colpa del MOSE. Se da un lato gli effetti del riscaldamento globale provocheranno entro il 2050 una perdita delle morfologie lagunari, oggi situate tra 25 e 50 cm sopra il livello del mare, di 16 km², e 18 km² quelle che oggi si trovano tra 0 e 25 cm, dall'altro lato l'innalzamento delle barriere del MOSE non consentirebbe il corretto apporto dei sedimenti, necessari al mantenimento di un equilibrio geomorfologico che verrebbe meno con conseguenze ignote per l'area lagunare.
Modifiche al sistema mare-laguna possono avere serie ripercussioni sugli ecosistemi ma anche sul meccanismo di assorbimento dell'anidride carbonica, con il sovraccarico di nutrienti che potrebbe essere molto dannoso per la fauna caratteristica di questi habitat.