Dengue e malaria: ecco due “nuove” malattie che il caldo e il Climate Change potrebbero portare anche in Europa

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’aumento delle temperature sta trasformando le regioni europee in luoghi climaticamente adatti alla proliferazione di insetti e zanzare responsabili della diffusione di patologie “nuove” per il nostro Continente come la dengue e la malaria.
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Kevin Ben Alì Zinati 16 Novembre 2022

Aumentano le alluvioni ma anche i periodi di siccità prolungata. Vanno a fuoco boschi e foreste ma i letti del fiumi si prosciugano trasformandosi in aridi deserti (ricordi il Po?). Il bipolarismo climatico ormai all’ordine del giorno anche alle nostre latitudini minaccia la nostra salute, oltreché la vita, in maniera sempre più diretta.

Il pericolo più grande, tuttavia, è ciò che sta dietro tutta questa instabilità: il caldo. Le ondate di caldo estremo soffiano sugli incendi, sciolgono i ghiacci e innalzano le temperature dei mari ma colpiscono anche più rapidamente provocando morti per le strade, nelle case, negli ospedali. Purtroppo te ne sarai accorto quest’estate, quando anche in Italia i termometri sono letteralmente schizzati alle stelle.

Il caldo uccide – sì, va detto – anche perché diventa il vettore di “nuove” malattie. Dico nuove perché da anni stiamo facendo i conti con patologie che in Europa (o in occidente) non si erano mai viste prima, o comunque mai con un’incidenza così alta.

Le nuove condizioni climatiche alterano gli ambienti e animali come insetti o zanzare – anche trasportate dal transito globale di viaggiatori e merci finiscono per trovare “casa” anche fuori da casa, portando con sé le patologie di cui sono serbatoi.

Queste regioni del mondo diventano così luoghi adatti alla trasmissione di malattie infettive sensibili al clima “nuove”. Pensa all’aumento di contagi da Usutu-Virus registrato negli ultimi mesi, che seocndo il professor Massimo Clementi può davvero essere legato al Climate Change.

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, ormai dovremmo cominciare a prepararci al confronto anche con altre patologie “nuove” come la dengue e la malaria. Nell’ultimo rapporto sui rischi sanitari connessi all’aumento delle temperature presentato parallelamente allo svolgimento della Cop27 a Sharm El-Sheikh, l’Agenzia ha sottolineato come la diffusione di malattie infettive che trovano condizioni più favorevoli per la crisi climatica rappresentino una seria e grave minaccia per la salute della popolazione europea.

Nel rapporto si legge che l’Europa centrale e orientale risultano le zone con la più alta idoneità climatica per la trasmissione della dengue, della malaria e del virus del Nilo occidentale: nella parte settentrionale del Continente, così come in quella orientale, la popolazione è più vulnerabile alle alte temperature a causa degli alti livelli di urbanizzazione (che porta l’uomo a invadere territori “non suoi” entrando quindi in contatto con animali “sconosciuti”) e dell’alta percentuale di anziani nella popolazione. “Queste due regioni hanno anche registrato il più alto aumento dell'idoneità climatica per queste malattie contribuendo potenzialmente all’espansione di tali malattie in regioni precedentemente non colpite”.

Chi sono i più suscettibili, le persone più a rischio? Sicuramente gli anziani, i bambini piccoli e tutte le persone caratterizzate da un sistema immunitario debilitato o compromesso. Ma anche le popolazioni a basso reddito, che tendono a raggrupparsi in ambienti urbani densi e in abitazioni di fortuna, svolgono lavori manuali in ambienti con temperature elevate o sono sempre più spesso esposti al rischio di infezione attraverso il contatto con gli animali vettori.

Nella risposta che l’Europa – e il mondo intero – deve mettere in campo contro la crisi climatica, ribadisce l’Agenzia, è importante applicare un approccio “sistemico”.

Servono insomma una pianificazione e un’attuazione delle misure di prevenzione e sicurezza che coinvolga tutti i livelli, dalla tutela ambientale a quella sociale e sanitaria. Dobbiamo ricordarci dell’interconnessione globale in cui viviamo non solo quando ne subiamo le peggiori conseguenze ma sopratutto quando dobbiamo rimboccarci le maniche per evitarle.