Disabile a chi? Quattro storie di personaggi famosi e di abilità che superano i limiti

Bebe Vio, Alex Zanardi, Iacopo Melio ed Ezio Bosso. Sportivi, artisti e scrittori diventati famosi più per le loro abilità, che per gli handicap fisici che li hanno colpiti. Attraverso le loro storie potrai ribaltare la tua prospettiva sul mondo della disabilità, nella Giornata internazionale a loro dedicata.
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Giulia Dallagiovanna 3 Dicembre 2018

Bebe Vio e Alex Zanardi sono due atleti che hanno vinto diverse medaglie. Iacopo Melio è un giornalista e scrittore. Ezio Bosso è un famoso concertista. E già, sono persone affette da una disabilità fisica, con la quale sono nati o che è insorta a causa di un incidente o una malattia. Ma è davvero questa la prima caratteristica che ti viene in mente quando pensi a loro?

Nella Giornata internazionale delle persone con disabilità, vorrei parlarti di qualcosa di diverso: l'abilità. Straordinaria come quella che ti porta sul gradino più alto di un podio mondiale, o più ordinaria che ti permette di pubblicare libri di successo. Un ribaltamento di prospettive.

"Se inviti una persona disabile a casa tua al quinto piano, senza ascensore– ha spiegato Iacopo Melio in un'intervistala metterai in difficoltà, ma se le offri i mezzi per raggiungerti, vi prenderete un caffè insieme senza alcun problema".

Ecco, vorrei invitarti a dimenticare considerazioni del tipo "che bravo, ce l'ha fatta anche se era disabile" e sostituirle con pensieri come "quella persona è in gamba e dobbiamo trovare soluzioni adatte alla sua disabilità". Ecco allora quattro storie di personaggi famosi soprattutto per le loro abilità:

Personaggi famosi con disabilità

Bebe Vio

Beatrice Vio la disabilità l'ha dovuta affrontare per la prima volta a 11 anni, quando una meningite fulminante ha costretto i medici ad amputarle tutti e quattro gli arti. Prima della malattia, coltivava molte passioni, fra le quali la scherma. E dopo l'operazione? Le hanno tolto braccia e gambe, non i suoi interessi.

Aveva semplicemente bisogno di uno strumento che l'aiutasse a superare gli ostacoli fisici che si era trovata davanti. Sono state studiate per lei protesi sempre più avanzate che le hanno permesso di conquistare 11 medaglie in 5 anni. Fra le quali, un oro individuale alle Paralimpiadi di Rio 2016.

"La vita è una figata" è il suo motto e anche il titolo di un programma che ha condotto su Rai 1 lo scorso anno. È stato suo padre a ricordarglielo, quando, appena uscita dall'ospedale, voleva tentare il suicidio. Ora, ha potuto mettere in luce il suo talento come atleta e, assieme alla sua famiglia, ha fondato Art4Sport, un'associazione che aiuta i ragazzi disabili a praticare lo sport che preferiscono. Nel 2016 è stata anche scelta come una dei cinque testimonial per la campagna mondiale di sensibilizzazione in favore dei vaccini contro la meningite.

Iacopo Melio

Se un disabile scrive un libro, sicuramente vorrà raccogliere fondi per qualche associazione. Se passeggia con una ragazza, sarà la sorella o l'infermiera. Iacopo Melio è un giornalista free lance e scrittore che da anni si batte per sconfiggere gli stereotipi legati agli handicap fisici. Con il suo libro Faccio salti altissimi, pubblicato a marzo, vuole far passare il messaggio che i limiti non sono quelli che il tuo corpo ti pone, ma quelli che tu imponi a te stesso.

E ci tiene pure a precisare che lui, dalle vendite di quel libro, ha intenzione di guadagnare, esattamente come qualunque altro autore: è lavoro, non beneficenza. Nato con la sindrome di Escobar, una rara malattia che lo costringe a muoversi su una carrozzina, ha sempre affrontato con ironia la sua situazione, tanto che sul suo sito si descrive come: "Orgoglioso e rompiscatole quanto basta, con quattro ruote per spostarsi perché nato comodo".

Nel 2015 ha fondato la Onlus Vorreiprendereiltreno, allo scopo di far capire che eliminare le barriere architettoniche non è un gesto di altruismo, ma un provvedimento normale in una società civile. La stessa che dovrebbe considerare la possibilità che la ragazza che ti passeggia accanto sia la tua fidanzata.

Ezio Bosso

Direttore d'orchestra, pianista e compositore, non ha ancora compiuto trent'anni Ezio Bosso, quando calca i palchi dei più prestigiosi teatri internazionali: Sydney Opera House, Teatro Colòn di Buenos Aires, Auditorium Parco della Musica a Roma.

Poi, a quarant'anni, arriva una diagnosi di una rara malattia neurodegenerativa che comporta sintomi simili a quelli della Sclerosi laterale amiotrofica: dolori, spasmi muscolari e difficoltà a controllare i movimenti. A questa si accompagna una seconda notizia, quella di un cancro al cervello che lo lascia, per qualche tempo, senza memoria. Decide di prendersi una pausa. Per qualche anno non tiene più concerti e arriva a pensare al suicidio. Un musicista che fatica a coordinare i gesti delle mani come può continuare a suonare?

Ne 2014, Ezio Bosso lo spiega a tutti tornando sul palco per dirigere la London Simphony Orchestra, mentre l'anno successivo un suo concerto all'Ikon Gallery di Birmingham viene definito "l'evento artistico dell'anno", dalla prestigiosa rivista britannica The Arts Newspaper.

Della sua malattia parla poco, forse perché non c'è nulla da dire. "Io sono un pianista improprio – ha raccontato in un'intervistacon due dita che non funzionano, e attraverso il mio piano scopro i miei limiti: ci ascoltiamo sempre io e lui". La domanda è: ti eri accorto delle sue difficoltà mentre lo ascoltavi suonare?

Alex Zanardi

Alex Zanardi è, prima di tutto, un atleta. Negli anni '90 alterna la propria carriera fra gare di kart e di Formula 1, fino a quando, nel 2001, la sua vettura si spezza letteralmente in due dopo lo scontro con quella dell'italo canadese Alex Tagliani. Zanardi viene ricoverato d'urgenza all'ospedale di Berlino: per fermare l'emorragia in corso, i medici sono costretti ad amputargli entrambe le gambe. Gli rimane un solo litro di sangue in corpo, ma riesce a sopravvivere.

"Non ho perso tempo a riflettere su: perché a me? – ha raccontato al Corriere della SeraInvece ho cominciato a pensare: con quello che mi è rimasto cosa posso fare?" Vincere.

Ha già 46 anni quando ai giochi Paralimpici di Londra 2012 conquista due medaglie d'oro e quattro anni dopo ripete l'impresa a quelli di Rio. Talento e passione non mancavano, servivano solo i mezzi per metterli in risalto. La sua carrozzina da gara gli permette di salire sul podio innumerevoli volte, nei campionati del mondo ai quali partecipa come paraciclista. E nel 2018 diventa l'atleta paralimpico più veloce di sempre a chiudere un Ironman, una gara di resistenza che combina nuoto, corsa e bicicletta.

"Ognuno ha un suo modo di percepire un problema, anche come insuperabile. Dio si occupi di loro. Io lo guardo e lo ringrazio di quello che è stato e sarà".

Oggi, se pensi ad Alex Zanardi, dubito che il primo aggettivo che ti viene i mente sia "disabile".