Non sempre le intenzioni si trasformano in decisioni nette e definite. Abbiamo già parlato del quiet quitting, il progressivo e silenzioso abbandono delle proprie mansioni da parte dei lavoratori, ma lo stesso fenomeno si può riscontrare da parte dei datori di lavoro che, intenzionati a licenziare un dipendente, si limitano alla messa in atto di comportamenti subdoli per far sì che se ne vada lui. Questo è il quiet firing, il "licenziamento silenzioso" fatto di demansionamenti, di esclusioni e di compiti sproporzionati rispetto alle capacità del lavoratore preso di mira .
La base da cui tutto prende avvio è l'insoddisfazione. Sia nel quiet quitting che nel quiet firing, c'è qualcosa che impedisce un sano rapporto tra azienda e dipendente ma anche qualcosa che limita le possibilità di chiudere definitivamente il rapporto. Che sia, da parte del dipendente, una mancata fonte alternativa di guadagno, o da parte del datore di lavoro l'impraticabilità di recidere il contratto.
Se i dipendenti possono limitarsi, dal canto loro, a essere meno produttivi, visibilmente demotivati e meno partecipativi, le aziende, nel caso del quiet firing, possono creare un clima che rende il dipendente sempre più scoraggiato a proseguire in quel luogo la sua attività lavorativa. Alcuni segnali che ti possono insospettire di essere vittima di questo "licenziamento silenzioso" sono:
Le ricadute psicologiche chiaramente esistono e possono essere tanto gravi quanto lo sono le condizioni in cui sei costretto a vivere in azienda. La sensazione potrebbe anche essere simile a quella sperimentata nei casi di mobbing, quindi perdita di autostima, stress, irritabilità, stanchezza e rifiuto delle relazioni sociali.
Quello che puoi fare, se credi di essere vittima di quiet firing, è cercare un dialogo con le risorse umane e contemporaneamente parlarne con i colleghi più stretti, per capire se si tratta di una tua impressione o di un fatto concreto ed evidente. Se ti trovi nel secondo caso, cerca di non metterti eccessivamente in discussione perché potrebbe trattarsi di decisioni imposte dall'alto che nulla hanno a che fare con le tue reali capacità. Se hai bisogno di supporto, anche solo momentaneo, può essere una buona idea parlarne con uno psicologo.