Il dolore cronico è una delle condizioni più comuni al mondo. È un male persistente può durare per settimane, mesi o anni, nonostante le terapie. È molto difficile da misurare e trattare. I medici spesso si affidano ai pazienti per auto-riferire i livelli di dolore utilizzando una scala numerica o visiva, che potrebbe non essere sempre affidabile, specialmente per bambini o adulti che hanno difficoltà a comunicare.
Un nuovo studio ha però portato alla luce una scoperta davvero interessante: un nuovo modo per misurare oggettivamente il dolore cronico leggendo i segnali cerebrali. I ricercatori sono arrivati a questa tesi impiantando degli elettrodi nel cervello di quattro volontari che soffrivano di dolore dopo un'amputazione ( dolore dell'arto fantasma ) o un ictus.
Mentre i volontari svolgevano la loro vita normale, i dispositivi hanno registrato l'attività in due regioni del cervello in cui i ricercatori ritengono che si verifichino risposte al dolore: la corteccia cingolata anteriore e la corteccia orbitofrontale.
Diverse volte al giorno per un massimo di sei mesi, i pazienti hanno valutato i loro livelli di dolore su scale standard e poi hanno premuto un pulsante che avrebbe fatto sì che gli impianti degli elettrodi registrassero i loro segnali cerebrali per 30 secondi.
Con questi dati sono stati costruiti modelli di apprendimento automatico in grado di trovare schemi nei dati per prevedere il livello di dolore di ogni paziente in base ai segnali nel loro cervello. "Da questi modelli, abbiamo scoperto che [le onde elettriche con] basse frequenze nella corteccia orbitofrontale corrispondevano a ciascuna delle intensità soggettive del dolore dei pazienti, fornendo una misura oggettiva del dolore cronico", Prasad Shirvalkar, neurologo dell'Università della California, San Francisco e coautore dello studio. "Maggiore è il cambiamento nell'attività a bassa frequenza che abbiamo misurato, più è probabile che il paziente stesse provando un dolore intenso".
Il medico ha anche precisato che l'identificazione di un segnale di dolore oggettivo ha lo scopo di informare i trattamenti, non di minare l'esperienza soggettiva del dolore di un paziente. Hanno, inoltre, scoperto che il dolore acuto era più associato alla corteccia cingolata anteriore, fornendo la prima prova diretta che il dolore cronico e il dolore acuto coinvolgono diverse aree del cervello.
Quale sarà il futuro? Questa ricerca potrebbe eventualmente essere utilizzata per creare terapie personalizzate per chi soffre di forti dolori, come elettrodi in grado di intercettare i segnali del dolore del cervello per dare sollievo al paziente.
Fonte | First-in-human prediction of chronic pain state using intracranial neural biomarkers pubblicato su Nature Neuroscience