E se noleggiassi i vestiti invece che comprarli? VIC, la start up che ha abbinato la sharing economy alla moda

Le nuove generazioni vivono in stanze di appartamenti condivisi, utilizzano il car sharing e lavorano in coworking. Insomma, si paga per usare una cosa e non per possederla. Perché non provare ad abbinare la stessa mentalità anche al mondo della moda? La qualità ecosostenibile potrebbe diventar così alla portata di tutti.
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"La vera sostenibilità è tornare a prima dell'avvento del fast fashion, quando si compravano pochi abiti, ma che potevano durare una vita. La moda è sempre stata sinonimo di grande qualità, ma il fast fashion ci ha illuso di poter rendere il lusso alla portata di tutti. I modelli imitano quelli delle grandi firme, ma non c'è lo studio dietro". Sara Francesca Lisot è la CEO di VIC – Very Important Choice e attraverso la sua start up, fondata assieme a Mattia Gava, ha provato a trovare una soluzione che coniugasse il rispetto per l'ambiente con costi adatti al portafoglio di ogni cliente. È un cambio di prospettiva quello che ti viene richiesto: nell'epoca della sharing economy e dell'economia circolare perché non abbinare questi concetti anche alla moda?

Fino a poco tempo fa eravamo abituati a possedere praticamente tutto quello che utilizzavamo. Ma se guardi alle nuove generazioni, ti accorgerai che vivono in stanze in affitto all'interno di appartamenti condivisi con altri coinquilini, che non hanno un'automobile di proprietà ma ricorrono spesso al car sharing, che il loro posto di lavoro probabilmente è una scrivania all'interno di un open space che ospita anche altre aziende. Il modo di vivere sta cambiando, anche molto rapidamente. Quindi perché non pensare di noleggiare anche i vestiti che indossi? L'idea alla base di VIC è proprio questa.

"Siamo partiti nel 2018 da Milano e abbiamo fatto conoscere il progetto con delle bustine di stoffa, le bustine VIC, confezionate con tessuti di recupero e cucite a mano in Italia – continua Lisot. – Poi abbiamo allargato il raggio d'azione, con una formula iniziale di tre capi al mese per 49 euro. In realtà però gli utenti cercavano soprattutto abiti per le occasioni e quindi abbiamo rimodulato l'offerta. Ora si può scegliere un outifit per una cerimonia, una cena di lavoro o una festa e tenerlo per 5 o 7 giorni".

Si può noleggiare un abito per una cena di lavoro o una cerimonia e tenerlo per 7 giorni

Naturalmente, i vestiti sono tutti prodotti da brand ecosostenibili. L'unità di misura per la scelta è l'Higg Susteinable Index, elaborato dalla Sustainable Apparel Coalition, l'alleanza delle aziende di abbigliamento e calzature che promuovono una produzione a basso impatto ambientale e sociale. La valutazione tiene infatti conto di diverse aree, dalla filiera produttiva, ai diritti dei lavoratori, alla distribuzione. In tutto si compone di circa 200 domande, restituendo una visione precisa e accurata. "Ci basiamo sull'Higg Index per gli abiti che noleggiamo, mentre per quelli che mettiamo in vendita utilizziamo brand che conosciamo da tempo oppure ricorriamo a parametri simili per valutare i nuovi. Quindi guardiamo alla sostenibilità, ma anche a cosa può accadere al pezzo dopo il consumo, se può tornare materia prima per venire riutilizzata in pieno spirito di economia circolare o se rischia di disperdersi nell'ambiente", spiega Lisot.

Come avrai capito, puoi anche decidere di acquistare alcuni di questi abiti agli eventi organizzati proprio da VIC. "Gli eventi, che al momento sono per forza di cose digitali, sono occasioni per comunicare la sostenibilità in modo semplice e pratico. Sono webinar nei quali si può parlare e rivolgere domande ai nostri esperti in base al tema dell'incontro. Abbiamo organizzato ad esempio ‘Sostenibilità al mare' che era incentrato sull'ecoturismo, mentre a ottobre abbiamo parlato di ‘moda e vino bio', con un focus su come il mondo della moda sia legato all'enologia. Esistono infatti tessuti realizzati con il mosto d'uva. E alla fine vendiamo anche vestiti e prodotti particolari realizzati dalle aziende apposta per noi".

Dovremmo quindi inaugurare un nuovo modo di vivere, rinunciando un po' all'idea di possesso e proprietà italiana, che in Italia rimane ancora ben radicato. "A livello di consapevolezza, si fa ancora fatica a concepire il concetto di noleggiare un vestito invece che comprarlo", conferma la CEO di VIC. Eppure dopo i mesi appena trascorsi, siamo più attenti al discorso della sostenibilità in tutti gli ambiti. E soprattutto ci siamo resi meglio conto del significato del termine "essenziale" e di quanti oggetti possediamo di cui non abbiamo davvero bisogno. Se oggi scegli di vestirti con abiti green avrai contribuito a ridurre le emissioni inquinanti ma anche la contaminazione provocata dai coloranti e dalla lavorazione dei tessuti a livello industriale.

E se ti sembra che i maglioni e i pantaloni ecosostenibili costino troppo, paragonati in base a quelli che trovi nei grandi magazzini, ricorda che stai pagando una qualità che è anche sinonimo di durata. "C'è un messaggio dietro a ogni capo: il cambiamento che ha introdotto la minigonna o l'innovazione che hanno portato le idee di Coco Chanel. Il fast fashion non comprende tutto questo – dal tono di Sara Francesca Lisot si intuisce la sua passione per la storia della moda, – ma se viene eliminato, si perde anche la cultura che appartiene a questo settore e si lede la dignità di chi lavora in queste filiere". Filiere che spesso si basano su manodopera sottopagata e stabilimenti dislocati in Paesi in via di sviluppo. "Noi proviamo a dare il nostro contributo rendendo la qualità ecosostenibile accessibile anche ai giovani o a chi non potrebbe permettersi di vestire quegli abiti", aggiunge

"Abbiamo iniziato a pensare questo progetto nel 2017, ma lo abbiamo lanciato ufficialmente il 24 aprile 2018", conclude. La data è un anniversario importante: in quello stesso giorno del 2013 a Dacca, capitale del Bangladesh, crollava il Rana Plaza, un edificio di otto piani sede di una fabbrica tessile. Il bilancio fu tragico: 1.129 morti e 2.515 feriti. Le persone che lavoravano in quel palazzo probabilmente hanno cucito anche i vestiti che indossi tu. Per questo motivo parlare di moda sostenibile significa prestare attenzione al Pianeta, ma anche all'essere umano. E questa start up è una delle diverse riposte che hai a disposizione per contribuire a questo cambiamento culturale.

Credits photos: VIC

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…