Elf on the Shelf, la lunga convivenza con un elfo in casa e la sua (agognata) dipartita la vigilia di Natale

Dopo aver importato dagli States Halloween, arriva nelle nostre case Elf on the shelf. Un elfo che riporta a Babbo Natale se i bambini sono stati bravi o meno, mentre mamma e papà devono inventarsi ogni notte una messinscena per dare prova dell’esistenza dell’elfo. Non bastavano una tazza di latte caldo e qualche carota smangiucchiata per provare l’esistenza di Babbo Natale?
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Gaia Cortese 2 Dicembre 2020

Ai nanetti di Biancaneve disseminati nei giardini di tante case private, in tempi recenti si sono aggiunti anche gli elfi. Almeno uno per casa, se non uno per bambino, d'altronde l'elfo di Natale è un personaggio che contribuisce all'atmosfera magica di questa festa e farlo arrivare in casa dopo la festa del Ringraziamento è ormai una tradizione.

Posizionato su una mensola o sullo scaffale di una libreria, prende il nome di Elf on the Shelf e oramai, schiodarlo da lì sembra impossibile, perché questa tradizione raccoglie sempre più il consenso dei bambini (e forse dei genitori).

Si tratta di una tradizione americana che di recente ha conquistato anche il nostro Paese, e che prende spunto da una leggenda raccontata in un libro per bambini, The Elf on the Shelf: a Christmas tradition. Un libro, a quanto pare scritto senza troppe pretese, dalle due autrici Carol Aebersold e Chanda Bell, ma diventato un best seller nel momento in cui l’attrice Jennifer Gardner è stata fotografata con una copia del libro in mano.

La storia racconta di elfi che a partire dal giorno del Ringraziamento fino alla vigilia di Natale si nascondono nelle case dei bambini  per assicurarsi che si comportino bene, per poi riferirlo a Babbo Natale. Forse anche per questo motivo il libro ha avuto successo ed è stato premiato per un presunto valore educativo, ma non sono mancate alcune critiche: non solo i bambini sembrerebbero sorvegliati a vista, se non addirittura spiati, dagli elfi, ma il principio secondo il quale i regali arrivano solo se il bambino si comporta bene, per molti è completamente sbagliato. Forse il messaggio che dovrebbe passare da genitore a bambino è che l'elfo è un amico, un po' sbadato, che tende ad assolvere qualche scappatella o un capriccio di tanto in tanto.

Senza tuttavia volerci addentrare in questioni di natura psicologica, siamo sicuri che l’elfo sia un alleato dei genitori? Va ricordato che negli anni la storia dell'elfo si è arricchita di tanti particolari e la sua vita si è animata parecchio: l’elfo, infatti, è un semplice pupazzetto che rimane immobile tutto il giorno, ma al bambino viene raccontato che di notte, nel momento in cui dovrebbe riferire a Babbo Natale delle buone o cattive azioni del bambino, si muove per tutta la casa e combina diversi guai.

Da qui, qualcuno ha avuto la bella idea di impegnare i genitori a creare delle vere e proprie messe in scena dei pasticci che l’elfo combina di notte. Così per almeno una ventina di notti, mamma e papà devono inventarsi qualcosa e simulare varie scene: l’elfo che sparge biscotti per tutta la cucina, l’elfo che schiaccia il dentifricio nel lavandino, l’elfo che lega i lacci delle scarpe di un membro della famiglia o l’elfo che apre una confezione di cerotti e si incerotta tutto…

Insomma non bastava la tazza di latte e il piatto di biscotti lasciati in cucina per Babbo Natale, le carote per sfamare le renne e soprattutto mezzo pavimento di casa sporcato con la terra dei vasi di gerani per simulare il passaggio di entrambi. Non bastavano le caselline del Calendario dell'Avvento da aprire ogni mattina per arrivare alla Vigilia. Ci voleva anche l'elfo che fa spionaggio e che ti mette sottosopra la casa.