Epatite B, uno studio italiano individua la molecola in grado di riattivare le difese immunitarie

Un team di ricercatori dell’Irccs Ospedale San Raffaele e dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, guidati dall’immunologo Matteo Iannacone, hanno scoperto che l’interleuchina-2 può risvegliare le cellule del sistema immunitario che hanno il compito di neutralizzare il virus responsabile dell’epatite B.
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Federico Turrisi 4 Ottobre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Non smetteremo mai di ripeterlo: si tende troppo spesso a parlare più dei difetti e degli sprechi del sistema sanitario nazionale piuttosto che delle eccellenze della ricerca scientifica che ci sono in Italia. Eccellenze che vanno tutelate e supportate. La scoperta fatta da un gruppo di ricercatori dell'Irccs Ospedale San Raffaele e dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, grazie anche al supporto del Consiglio europeo della ricerca (Erc), della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e della Fondazione Armenise-Harvard, è una di quelle notizie che ci rendono un po' più orgogliosi del nostro paese. Lo studio è stato coordinato da Matteo Iannacone, responsabile dell'unità di Dinamica delle Risposte Immunitarie al San Raffaele.

Ebbene, i ricercatori hanno individuato una particolare molecola, l'interleuchina-2, che permette di "riattivare" il sistema immunitario contro il virus dell'epatite B, una malattia che, nella sua forma cronica, colpisce oltre 250 milioni di persone al mondo ed è tra i primi fattori per il rischio di cancro al fegato (epatocarcinoma). Nei pazienti colpiti dall’infezione le difese immunitarie non riescono a debellare il virus HBV responsabile della malattia, che continua a sopravvivere e riprodursi all’interno delle cellule del fegato. Gli esperti hanno concentrato le loro ricerche su una sottocategoria di linfociti T, che ha il compito di attaccare il virus dell'epatite B, e grazie alla tecnica della microscopia intravitale hanno potuto osservare in tempo reale il comportamento delle cellule nei topi.

Quello che hanno notato è che nell’epatite B cronica i linfociti T sono disfunzionali fin dalla loro attivazione, che avviene per contatto diretto con le cellule infette del fegato. Hanno poi verificato, sia in vitro (su cellule di pazienti) sia negli animali, che ci sono determinate molecole in grado di risvegliare la risposta immunitaria affidata appunto ai linfociti T, e una di queste è l'interleuchina-2. I ricercatori sperano che sia solo la prima di una serie. Questa scoperta rappresenta un passo in avanti fondamentale e può dare il via allo sviluppo di una nuova generazione di farmaci in grado di contrastare il virus dell'epatite B.

Fonte | Ansa

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