Un unico giro in sala operatoria anziché due operazioni diverse. Il robot chirurgico. Una serie non indifferente di problematiche e rischi in meno.
Sono i contorni del intervento di chirurgia robotica protesica di anca bilaterale simultanea cui un’equipe di Ortopedia e traumatologia del Policlinico di Modena ha sottoposto con successo un paziente affetto da una forma severa di artrosi e in esito di displasia congenita.
L’ultimo pezzo che completa il puzzle è che quello durato quasi due ore e mezzo nella clinica privata Villalba del GVM, con cui l'Aou di Modena collabora dall'inizio della pandemia, è il primo intervento al mondo di questo genere.
La chirurgia protesica simultanea dell’anca bilaterale è una tecnica ormai consolidata ma integrandola con le innovazioni della chirurgia robotica i medici modenesi hanno limitato ancora di più le complicanze legate all’intervento.
L’approccio standard per i pazienti affetti da artrosi severa in seguito alla displasia delle anche prevede infatti due interventi, a distanza anche di un anno l’uno dall’altro. I medici invece sono riusciti a ridurre l’operazione a un solo intervento.
Ciò ha permesso di garantire al paziente la perfetta simmetria della lunghezza degli arti inferiori ottimizzando la sua stabilità articolare: un risultato non sempre raggiungibile con i due tempi operatori diversi.
Nei 6-12 mesi di intervallo tra i due interventi, infatti, molti finivano con il soffrire di dolore all’anca non operata e soprattutto si lamentavano della differente lunghezza degli arti inferiori (anche di 2-3 cm) dovuta all’intervento della prima protesi di anca.
Nella fase post-operatoria, in attesa del secondo intervento, i pazienti erano quindi costretti a ricorrere a un rialzo adeguato e sostenere una fisioterapia specifica.
L’innovazione descritta dagli ortopedici del Policlinico di Modena è destinata quindi a cambiare tutto dal momento che l’intervento pioneristico sta dando ottimi risultati.
ll paziente operato infatti sta bene e a distanza di due mesi dall’intervento ha già completato il percorso riabilitativo. Non ha più dolore e soprattutto ha recuperato la funzionalità delle anche e delle gambe.
Fonte | Policlinico di Modena