genitori

Essere genitori è difficile e accettarlo è il primo passo per crescere un figlio sereno

Figli felici, realizzati, con mille hobby e una dieta perfetta. La società chiede ai genitori di essere impeccabili, ma questo carico di aspettative rischia di trasformarsi in un peso troppo eccessivo da portare. Il risultato sono genitori in preda ai sensi di colpa e costretti ad annullare qualsiasi altra dimensione di sé. I consigli dell’esperta per vivere l’esperienza della genitorialità senza venirne schiacciati.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Maria Teresa Gasbarrone
24 Maggio 2023
Intervista a Dott.ssa Marika Micalizzi Psicologa esperta in conflitti familiari

Essere genitori non è cosa da poco, soprattutto in un momento storico, come quello attuale, in cui ansia e depressione sono sempre più diffusi tra adolescenti e giovani. Un malessere, apparentemente difficile da spiegare, di cui spesso a venire indicati come responsabili sono proprio gli stessi genitori.

"Siamo così abituati a guardare il punto di vista del figlio e a puntare il dito contro il genitore – spiega Marika Micalizzi, psicologa esperta in conflitti familiari – da dimenticare completamente quanto possa essere complicato e difficile essere genitori".

Nella maggior parte dei casi diventare genitori è il risultato di una scelta, molto significativa ed impegnativa, perché di fatto si è chiamati ad assolvere a delle funzioni verso un'altra persona, la cui vita, almeno nella prima fase, dipende da noi.

In termini tecnici questo compito si può chiamare "processo di cura" e non è affatto semplice "perché richiede la soddisfazione di bisogni primari, fisici ed emotivi, dal bisogno di essere nutriti a quello di sentirsi amati, per di più in un contesto storico e sociale che esige la perfezione".

Ecco perché non sentirsi all'altezza o inadeguati come genitori, perfino in colpa, è tutt'altro che raro. "La genitorialità – chiarisce Micalizzi – è un'esperienza difficile, soprattutto in una società che non lo ammette e che non ci concede di riconoscerlo a noi stessi". È arrivato il momento di dirselo.

Perché ci si sente inadeguati come genitori?

L'importanza di questo ruolo porta gli altri a fare del genitore l'osservato speciale, ma "la genitorialità – sottolinea l'esperta – non è un'esperienza distaccata dal resto dell'esistenza della persona: diventare madri o padri non cancella tutto il resto, al contrario l'acquisizione di questo ruolo passa anche attraverso l'elaborazione delle proprie fragilità".

Sentirsi non all'altezza può quindi succedere, soprattutto perché "quando la società ci chiama a essere responsabili di qualcun altro, ci sentiamo tali sia del suo benessere, ma soprattutto di una sua eventuale sofferenza o condizione di malessere".

Basti pensare che il Manuale diagnostico dei disturbi mentali indica la componente familiare, o genetica o relazionale, nell'eziologia praticamente di quasi tutti i disturbi. Questo implicitamente induce a trovare i "colpevoli" dei problemi dei figli nei genitori.

Dal senso di colpa all'accettazione

Ma cosa significa sentirsi genitori sbagliati? Il carico di responsabilità  che il ruolo implica, unito alla mancanza di comprensione da parte della società, porta spesso un genitore a provare emozioni negative, come senso di colpa, intensa preoccupazione, ma anche frustrazione e rabbia.

La differenza sta nel modo in cui queste emozioni vengono utilizzate ed elaborate: "Quando il proprio figlio manifesta un malessere, il genitore può pensare di doversela cavare da solo, oppure può scegliere di chiedere aiuto, senza però che questo implichi la rimozione del suo ruolo attivo nella risoluzione delle difficoltà", specifica la psicologa.

Il compito di un genitore non è essere impeccabile, ma costruire una relazione solida e positiva con il proprio figlio.

La persona dietro il genitore non scompare

Sentirsi chiamare per la prima volta "mamma" o "papà" è un'emozione forse senza pari nella vita di un essere umano, ma vivere questo ruolo in modo totalizzante ed esclusivo rischia di schiacciare la persona che lo ricopre. Nonostante per molti anni, almeno per il proprio figlio, il genitore non ha altre dimensioni se non quella propria della genitorialità, dobbiamo ricordarci che anche i "papà" e le "mamme" sono persone, con i loro interessi e le loro esigenze. Non sono solo "genitori", ma essere umani, eppure sono i primi a dimenticarlo.

"Per capire perché questo accade – spiega la psicologa – bisogna concettualizzare il ruolo del genitore come un pezzo del sistema famiglia: quando una persona diventa madre o padre, non evolve solo lei, ma l'intero complesso di relazioni che fanno parte della sua vita: muta anche il suo modo di essere figlio/a e partner".

Tutto questo richiede un'evoluzione dell'intero schema familiare, anche per integrare le risorse che da quest'ultimo possono arrivare. Ad esempio, gli stessi nonni possono essere di grande aiuto nell'affrontare le prime esperienze genitoriali. Tuttavia, questo non fa scomparire le relazioni esistenti prima della nascita dei figli: "Spesso i genitori – aggiunge Micalizzi – commettono l'errore di volerlo essere in modo totalizzante, come se non potessero più essere ancora anche compagni o figli".

Essere genitori è difficile

Nella narrazione che la società fa della "famiglia perfetta" i genitori reali si scontrano con modelli astratti, impossibili da eguagliare nella realtà: "Si chiede ai genitori di non fallire mai, in nessun aspetto della loro vita, dalla gestione della casa all'educazione dei figli, ma la verità è che la società sottovaluta l'esperienza genitoriale. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo e riconoscerlo: essere genitori è difficile e sbagliare è normale".

Essere genitori perfetti, saper coniugare casa-lavoro, ma anche tenere in piedi la propria vita di coppia: le richieste (e le aspettative) sono così tante che alla fine il rischio è che diventare genitori spaventi così tanto da mettere in discussione la stessa ipotesi di diventarlo.

Meglio un genitore imperfetto, ma felice

"Se invece di negare le altre componenti che fanno parte della mia vita e della mia personalità – aggiunge l'esperta – le accetto come parti fondamentali e irrinunciabili e provo a metterle in equilibrio tra loro, non solo io sarò più sereno come individuo, ma contribuirò anche al benessere di mio figlio".

Genitori imperfetti, ma capaci di accettare l'errore, saranno infatti in grado di crescere figli più consapevoli: sapranno che l'accettazione, anche dei propri fallimenti, è l'unica strada per raggiungere il benessere mentale e relazioni sane e autentiche, anche in famiglia.

"D'altronde – conclude Micalizzi – lo diceva già un secolo fa il pediatra Donald Winnicott: per essere sereni un bambino o una bambina non hanno bisogno di un genitore buono, ma di uno ‘sufficientemente buono', ovvero in grado di dare al figlio un ambiente sicuro, stabile e amorevole, ma non invadente". Anche a sforzarsi, sono pochi i casi in cui un avverbio può fare una simile differenza.

Questo articolo fa parte della rubrica
Dopo la laurea in Editoria e scrittura all’Università di Roma La Sapienza sono approdata a Milano per fare della passione per altro…