genitori esigenti

Genitori troppo esigenti e crisi d’autostima: ecco perché si dovrebbe insegnare anche il fallimento

Tra le cause della frustrazione e del senso d’incertezza sempre più diffusi tra giovani e giovanissimi c’è anche la sensazione di non essere abbastanza per i propri genitori. Si tratta di una condizione dovuta anche a schemi attuati dagli sessi genitori, volontariamente e non, fin dalla prima infanzia. Quali effetti sulla propria autostima può avere crescere con genitori esigenti e come fare per prevenirli? Le risposte della psicologa Ilaria Albano.
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Rubrica a cura di Maria Teresa Gasbarrone
10 Maggio 2023
Intervista a Dott.ssa Ilaria Albano Psicologa e divulgatrice scientifica

Qualcosa nei ragazzi si è rotto. Lo diciamo ormai da mesi, se non a anni, da quando la pandemia ha aperto un vaso di Pandora che facciamo fatica a richiudere. Paura del fallimento e incertezza nel futuro sono sempre più diffusi tra i giovanissimi, una situazione di fronte alla quale spesso i genitori sono i primi a sentirsi smarriti.

Anzi, a volte una delle cause delle difficoltà emotive dei figli sta proprio nelle aspettative troppo alte dei genitori, a scuola come in altri ambiti della vita. È chiaro che il sogno di ogni genitore sia la realizzazione dei figli, ma l'altra faccia del successo è l'errore e condannarne la possibilità non è il modo migliore per crescere futuri adulti capaci di gestire le proprie emozioni e gli eventuali fallimenti, che tutti, prima o poi, sono destinati a sperimentare. Come fare allora per rompere il circolo vizioso?

L'educazione al successo

Tra i ragazzi è in corso un processo di presa di coscienza: non si rivedono più in quei valori del successo, della carriera e del merito, con cui sono stati cresciuti. I drammatici episodi di suicidi compiti da studenti universitari rappresentano solo la punta dell'iceberg: come riporta l'Istuto superiore di sanità dei circa 4mila morti per suicidio all'anno (cifra calcolata prendendo in considerazione gli over 15), 468 appartengono alla fascia 15-34 anni sono 468, di cui 200 casi tra gli under 24, molti dei quali sono studenti universitari.

Spesso i ragazzi si sentono costantemente sotto esame, non solo a scuola, e tra gli esaminatori non raramente ci sono anche gli stessi genitori. Secondo un'indagine realizzata da Skuola.net, uno studente su tre mente ai genitori sugli esami dati all'università. "Il 25% ritiene di poter essere preda di uno stato di disperazione e la stessa percentuale afferma di poter ipotizzare anche un gesto estremo", qualora la famiglia scoprisse la realtà.

Uno studente su tre mente ai genitori sugli esami dati all'università

"In un mondo in cui la performance e il successo sono considerati i principali indicatori di valore personale – spiega la psicologa Ilaria Albano il ruolo genitoriale tende spesso a confondere gli obiettivi educativi con quelli di performance proposti continuamente dalla società. E, allora, fin dall’infanzia, i genitori possono, spesso involontariamente, incoraggiare e trasmettere aspettative di performance e merito, a scuola, come nel gioco".

Un punto fondamentale sta proprio nel grado di consapevolezza con cui un genitore si rivolge al figlio. Caricare un bambino di aspettative non è per forza l'esito di parole esplicite o atti volontari. "Ad esempio – prosegue l'esperta – quando il quaderno non è mai abbastanza ordinato rispetto a quello degli altri compagni o quando si invita a essere “bravi” anche nelle sperimentazioni ludiche, come saltare la corda, disegnare o ricordare una canzone".

Lasciare spazio allo sbaglio

"Ci viene chiesto perennemente di ambire all’eccellenza, ci viene insegnato che il nostro valore dipende solo ed esclusivamente dai nostri voti", così si legge su un post di "Chiedimi come sto" – progetto avviato dal collettivo studentesco Rete degli studenti – pubblicato dopo il suicidio a febbraio 2023 di Ilaria, studentessa 19enne dello Iulm.

Se sei un genitore sicuramente stai pensando che mai vorresti che tuo figlio si sentisse così, ma purtroppo accade più spesso di quanto si possa pensare, anche a causa del sistema educativo e degli schemi con cui si educa i figli.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Albano qual è il meccanismo che si attiva in questi casi: "All’interno di un’educazione che non lascia spazio allo sbaglio, per molti ragazzi il fallimento smette di essere una possibilità. E questo può impattare sullo sviluppo di una buona salute mentale, attraverso ansia, perfezionismo e la sensazione di non sentirsi “mai abbastanza”".

Gli effetti di un genitore esigente

"Un genitore troppo esigente – continua la dottoressa – con i suoi continui interventi di correzione o di stimolazione, può trasmettere diversi messaggi pericolosi quali, ad esempio, che ogni azione del figlio è sottoposta a una valutazione o che non crede abbastanza in lui".

Il rischio dell'adottare uno sguardo così giudicante può avere degli effetti anche a lungo termine sulla vita futura del figlio, soprattutto sullo sviluppo dell'autostima, perché, anche indirettamente si "incoraggia l'idea che l’affetto dei genitori si debba "meritare" solo attraverso una buona performance".

Ovviamente non si tratta di essere "cattivi genitori" o "buoni genitori", ma di spezzare un circolo vizioso: "Spesso gli errori dei genitori – prosegue Albano – derivano in buona parte dall’educazione che ricevuta, come figli. Per questo, è importante diventare sempre più consapevoli del proprio stile genitoriale e provare a lavorarci su".

Il peso delle aspettative

Si potrebbe pensare che a fare i conti con genitori esigenti siano soprattutto i ragazzi con risultati scolastici meno soddisfacenti, ma non è affatto così: anche un ragazzo o una ragazza che apparentemente non ha problemi nello studio può rimanere ingabbiato nella paura di non essere abbastanza, se fin dall'infanzia ha ricevuto il messaggio che il suo valore stia nella sua performance.

"I ragazzi devono poter sperimentare diverse emozioni e anche diversi modi di essere: se, a seguito di un bel voto, non facciamo altro che definire nostro figlio come un “ragazzo modello”, lo carichiamo di un peso emotivo molto pesante da portare, dove ogni piccolo fallimento potrebbe minare l’immagine che ha di sé, innescando un crollo identitario", spiega Albano.

Cosa fare davanti a un fallimento

Costruire l'autostima di un bambino e futuro adulto non è un percorso facile, né tanto meno veloce. Richiede piuttosto un processo lungo che parte fin da piccoli e si realizza anche nei piccoli gesti.

"Potremmo – consiglia l'esperta – puntare i riflettori sul processo, più che sul risultato, magari sostituendo il “Bravo” con un “Ti sei divertito a farlo?”. Non è facile, ma queste accortezze possono fare la differenza".

Se un genitore elogia solo i risultati positivi, c'è il rischio "che i ragazzi potrebbero vedere l'amore genitoriale come conseguenza alle loro prestazioni, ai loro voti scolastici, ai punti segnati in partita", invece il fallimento è inevitabile e bisognerebbe provare a insegnare anche questo ai bambini.

Come? "In caso di fallimento – risponde la psicologa – non serve negare l’evidenza con elogi eccessivi o proponendo una visione forzatamente ottimista della realtà". Al contrario, è proprio in questi casi che il genitore può cogliere "l’opportunità di riconfermare la sua presenza e accogliere le emozioni del figlio, senza trasmettere loro giudizi o eccessive preoccupazioni".

Negare l'evidenza e fingere che si è certi che tutto andrà per il meglio può dunque essere dannoso quanto colpevolizzare per l'errore compiuto. Semplicemente bisogna sapere accettare l'insuccesso del figlio e accogliere la sua delusione: "Per un genitore – conclude Albano – il fallimento è un'occasione utile per trasmettere ai propri figli che, a prescindere dal risultato ottenuto, vanno bene lo stesso".

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Dopo la laurea in Editoria e scrittura all’Università di Roma La Sapienza sono approdata a Milano per fare della passione per altro…