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Quando voler bene non significa volere il bene: come un rapporto può diventare tossico

Svalutazione, disinteresse e denigrazione: chi vive una relazione tossica può sperimentare tutto questo, senza riuscire a chiudere il rapporto. Non parliamo solo di relazioni sentimentali, può diventare tossico qualsiasi rapporto umano, dall’amicizia alle dinamiche interne alla famiglia. I consigli dell’esperta per capire come riconoscere la relazione tossica e cosa fare per uscirne.
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Rubrica a cura di Maria Teresa Gasbarrone
1 Marzo 2023
In collaborazione con la Dott.ssa Francesca Saccà Psicologa, psicoterapeuta e scrittrice

"È il suo carattere, ma lo fa perché mi vuole bene". Se ti sei mai detto questa frase probabilmente hai vissuto una relazione tossica. Non per forza un amore, ma un legame. A differenza di quanto si pensa comunemente infatti, può essere tossico qualsiasi rapporto umano, non solo quella amoroso. Anche un'amicizia e perfino un rapporto genitori-figli può trasformarsi in un legame nocivo per il nostro benessere e la nostra crescita.

Iniziamo da due premesse fondamentali. Uno: finire in un rapporto tossico non è da persone deboli e, sebbene soffrire di un disturbo di dipendenza affettiva crei un importante fattore di rischio, può succedere a tutti. Due: stare male interiormente, sentirsi sminuiti e incapaci di distinguere il proprio pensiero da quello di un altro non sono condizioni "sopportabili", solo perché non riguardano la nostra salute fisica.

Ecco perché se stai vivendo questa situazione non avere paura di rivolgerti a uno specialista. Intanto però cerchiamo di capire cos'è un rapporto tossico e come possiamo tutelarci.

Cos'è un rapporto tossico

Il primo passo per capire cos'è una relazione tossica è avere ben chiaro cos'è un rapporto sano perché sarà tutto l'opposto di quest'ultimo.

"I segnali spiega Francesca Saccà, psicoterapeuta e scrittrice, esperta nel campo della dipendenza affettiva, della manipolazione relazionale e del trauma da narcisismo – che ci possono aiutare a capire se ci troviamo in un rapporto tossico sono diversi, ma in generale c’è una regola che vale sempre. Io la chiamo la legge delle tre R: ovvero un rapporto sano è tale quando ci sono rispetto, reciprocitàresponsabilità":

  • Rispetto: nel legame tossico spesso una delle due persone coinvolte non rispetta i bisogni dell'altro, perché li percepisce – consapevolmente o meno – come meno importanti dei propri
  • Reciprocità: tutti i rapporti sani prevedono uno scambio reciproco di aiuto e sostegno
  • Responsabilità: questo è forse l'aspetto meno intuitivo ma non per questo meno importante, perché non può esserci un rapporto equilibrato se ad assumersene la responsabilità è solo una delle due parti

Se ti rendi conto che hai a che fare con una persona che non ti riserva questi tre aspetti, non sei in una relazione positiva e sicura per te. Potresti infatti aver incontrato una personalità con tratti manipolatori. Sono "persone – spiega l'esperta – in genere caratterizzate da un forte egocentrismo, che nei casi più gravi possono essere conseguenza di veri e propri disturbi, come quello narcisistico".

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Perché è difficile chiudere un rapporto tossico

Che si tratti di amicizia o di relazione sentimentale, il rapporto tossico ha delle caratteristiche specifiche che rendono molto difficile separarsi dal manipolatore. "A volte – continua la dottoressa Saccà – servono percorsi di terapia molto lunghi".

Anche se gli empatici o le persone dipendenti hanno più probabilità di finire in una relazione tossica, tutti possono sperimentare questo tipo di legami

Francesca Saccà, psicologa

Se ti senti in questo modo è importante però non arrendersi, piuttosto prova a guardarti dentro. Sebbene infatti qualsiasi persona possa finire in un rapporto di questo tipo, alcune personalità sono più propense di altre.

"Il contraltare della manipolazione è spesso la dipendenza affettiva: la sua fame d'amore o di affetto lo porterà ad accettare tutto pur di non perdere l'altro", spiega l'esperta.

Attenzione però a pensare che solo chi soffre di dipendenza affettiva possa legarsi in modo tossico a un altro. La psicoterapeuta su questo punto è molto chiara: "A volte ci si può imbattere in persone in cui il lato manipolatorio è molto spiccato, altre volte ancora può succedere di attraversare una fase difficile, come un lutto o una separazione, e anche un soggetto con una buona autostima può ritrovarsi a essere più vulnerabile rispetto ai suoi standard".

Aiuta prima te stesso

Nella complessità dell'argomento, psicologi ed esperti sono d'accordo su un fatto: chi è empatico può finire più facilmente in una dinamica tossica. Lo dice l'etimologia della parola – "dentro il sentimento" – ecco perché chi presenta questo aspetto caratteriale potrebbe avere più difficoltà a uscire da una relazione tossica.

Il vittimismo è una delle armi utilizzate dal manipolatore per tenere legato a sé l'altro innescando in lui il dovere di aiutarlo

Francesca Saccà

"Un'altra dinamica tipica – aggiunge la psicoterapeuta – che il manipolatore attiva per non far scappare l’altra persona è il vittimismo: chiedendo aiuto e mostrandosi in difficoltà tiene a sé la persona empatica che si sente in dovere di aiutarlo".

È infatti fondamentale ricordare che quando parliamo di relazioni tossiche e manipolatori l'obiettivo non è trovare la vittima e il carnefice. Non sempre infatti la persona con cui istauriamo un legame tossico agisce consapevolmente per il nostro male, a volte le sue azioni sono risultato di un disturbo della personalità o di un trauma passato. D'altra parte questo non può essere un motivo sufficiente per rimanere in quella relazione.

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Legami tossici in famiglia

Anche se non se ne parla spesso, i legami tossici possono instaurarsi anche nel contesto familiare, perfino nel rapporto tra genitori e figli.

"È più frequente – spiega la psicologa – di quanto si ammetta, ma non se ne parla anche per una questione culturale. Sul rapporto tra i genitori e figli esiste ancora un vero e proprio tabù per cui è difficile accettare che un genitore o un figlio possano farci del male".

L'esistenza di un legame di sangue rende difficile riequilibrare queste dinamiche, ma esistono casi in cui un figlio (o un genitore) si è dovuto allontanare del tutto per salvarsi

Francesca Saccà

Proiettare le proprie aspettative sull'altro e caricare un figlio della responsabilità di rispettarle può attivare meccanismi anche molto pericolosi. "Un genitore ha il compito di crescere e guidare un figlio senza però soffocarlo e rispettando la sua personalità, anche quando è l'opposto della sua".

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Cosa fare se sei in un rapporto tossico

Sia in amore che amicizia c'è un aspetto quasi sempre presente all'inizio di un rapporto tossico. Gli psicologi la chiamano "love bombing", ovvero una fase in cui quella persona ci sembra il migliore amico di sempre o il partner dei nostri sogni.

In un secondo momento però quella pioggia di amore si fa sempre più rada, fino a scomparire del tutto. "Cominciano così – aggiunge Saccà – a manifestarsi i primi campanelli d'allarme: svalutazione, confronti con terzi, competizione in ambito professionale o relazionale e denigrazione".

Le relazioni tossiche implicano svalutazione, confronti continui e assenza di attenzioni

Se stai subendo questi atteggiamenti, la prima cosa che dovresti fare è allontanarti da quella persona, o ridurre al minimo i contatti con lei. Ma non sempre si riesce al primo tentativo. Ecco perché è fondamentare cominciare con il mettere i paletti e ridisegnare i confini di quella relazione:

"Non si tratta di un passaggio immediato, è normale anche procedere per tentativi per spezzare quei meccanismi che ci fanno stare male, facendo ragionare l’altro. Attenzione però a non trasformarla in un’equazione a ripetersi che rischia di trasformarsi in un rapporto sfiancante. Quando ti rendi conto che ripeti sempre le stesse cose, ma rimani sempre allo stesso punto, è arrivato il momento di chiudere quel rapporto".

Come aiutare chi è in un legame tossico

Se una persona a te vicina si trova a vivere questo tipo di situazione ci sono degli accorgimenti che puoi adottare per provare aiutarla:

  • Promuovere la sua consapevolezza consigliando libri o letture sull'argomento
  • Suggerirle un percorso terapeutico
  • Aiutarla a vedere il rapporto da un punto di vista esterno

Può succedere però che i tuoi consigli non riescano ad avere un effetto immediato nella vita della persona che vuoi aiutare.

In questi casi è altrettanto importante non assumere un atteggiamento giudicante, pur conservando una posizione ferma sull'argomento. Tieni sempre a mente che "il vero cambiamento – conclude la psicologa – può verificarsi solo quando la persona coinvolta assume la responsabilità del proprio cambiamento".

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Dopo la laurea in Editoria e scrittura all’Università di Roma La Sapienza sono approdata a Milano per fare della passione per altro…