Quando la paura di non piacere agli altri diventa ossessione: cos’è il dismorfismo

Non essere completamente soddisfatti del proprio corpo può essere normale, soprattutto in adolescenza, ma quando questa preoccupazione diventa un pensiero fisso potremmo trovarci di fronte a un disturbo psicologico. Il dismorfismo colpisce circa il 2,5% della popolazione e si manifesta soprattutto in giovane età, ma in realtà nasconde una crisi interiore profonda. I consigli della psicolaga Giuliana Guadagnini per raggiungere una reale consapevolezza di sé.
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Rubrica a cura di Maria Teresa Gasbarrone
28 Aprile 2023
In collaborazione con la Dott.ssa Giuliana Guadagnini Psicologa e sessuologa

Il naso troppo grande, gli occhi troppo piccoli, le labbra troppo sottili oppure il fisico troppo poco longilineo. Nella società dell'immagine e dell'omologazione pensare di essere "troppo" o "non abbastanza" rispetto a quel modello ideale riconosciuto come "bello" è diventato fin troppo comune, forse normale.

Ma quando la preoccupazione per un aspetto fisico diventa ossessione si può sviluppare un vero e proprio disturbo psicologico. Si chiama "disturbo da dismorfismo corporeo", definito in passato anche "dismorfofobia", ed è elencato tra i disturbi ossessivo-compulsivi riportati nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5).

Che cos'è il dismorfismo

Il disformismo, detto anche "dismorfofobia", è un disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzato da un'eccessiva preoccupazione per uno o più difetti corporei. Ciò che permette di distinguere la persona che soffre di questo disturbo è però la sproporzionata percezione che ha di quel dato difetto, tanto da diventare un vero e proprio limite nella vita dell'individuo. A livello clinico questo disturbo viene così descritto:

"Nella dismorfofobia la preoccupazione legata alla percezione di uno o più difetti fisici inesistenti o lievi determina un grave disagio e/o una compromissione delle attività quotidiane. Il medico pone una diagnosi di dismorfofobia quando le preoccupazioni estetiche provocano un grave stato ansioso o interferiscono con l’attività quotidiana".

Solo in Italia 500mila persone soffrono di disformismo

C'è quindi una vera e propria alterazione della realtà. Spesso infatti chi ne soffre si ossessiona su una o più imperfezioni o difetti fisici, che in realtà sono inesistenti o lievi, percependoli come molto più evidenti di quanto siano realmente.

La componente compulsiva si attua nel bisogno di mettere in atto determinati atteggiamenti, come controllarsi allo specchio, sistemarsi di continuo o confrontarsi a livello estetico con altri.

Chi interessa e quando si sviluppa

Secondo gli ultimi dati elaborati dall'Istituto di Terapia cognitiva e comportamentale, soffre di dismorfismo circa il 2,5% della popolazione generale. Si manifesta nel corso dell’adolescenza ed è leggermente più comune tra le donne.

Anche se la percentuale sembra minima, il disturbo non è così infrequente. Tanto per avere un'idea, solo in Italia il dismorfismo interessa 500mila persone.

Se si verifica un contrasto tra chi vorremmo essere e come ci sentiamo percepiti da fuori si vive una vera e propria crisi interiore che può involvere in forme depressive o altri disturbi come i Dca.

Giuliana Guadagnini, psicologa

I dati mostrano anche come questo disturbo tenda a nascere nella pre-adolescenza, in corrispondenza di certe dinamiche tipiche dell'evoluzione dell'individuo. Ma quali sono le cause che ne determinano l'insorgenza?

"Quando non ci accettiamo per un motivo sociale o personale, entriamo in conflitto con il nostro corpo e quindi con l’immagine che abbiamo di noi", spiega Giuliana Guadagnini, psicologa e sessuologa.

"Si tratta di un fenomeno che inizia in adolescenza, perché è con la fase della pubertà che iniziamo a sviluppare l’attenzione verso la nostra immagine, parallelamente allo sviluppo dell’interesse verso l’altro e la sessualità. È in questo momento di crescita che iniziamo a interrogarci su come veniamo percepiti dall’altro", prosegue la dottoressa.

Un conflitto interiore

Nel concreto nella persona con disturbo di dismorfismo l’immagine di sé non coincide con la percezione della propria identità: "Se si verifica questo contrasto tra chi vorremmo essere e come ci sentiamo percepiti da fuori si vive una vera e propria crisi che può involvere in forme depressive o altri disturbi come i Dca (disturbi del comportamento alimentare)", prosegue Guadagnini.

Per superare questa difficoltà nell’accettazione di quello che percepiamo come un nostro difetto fisico serve un percorso di presa di coscienza di sé, che può essere anche molto lungo e difficile, ma riuscirci può fare la differenza nel nostro equilibrio. Può accadere infatti che da adulti quello che in adolescenza era il nostro tallone di Achille diventi il nostro punto di forza.

Il ruolo dei social

Purtroppo la società dell'immagine e dell'immediatezza in cui viviamo oggi, rende questo percorso ancora più difficile. I ritmi frenetici in cui tutto è istantaneo e veloce ciò che riesce a fermarsi nella mente, anche se per pochi attimi, è l'immagine. I social sono l'incarnazione di tutto questo e la loro presenza costante nelle nostre interazioni sociali non aiutano il percorso di accettazione di sé.

I social ci inducono a identificare il successo nella perfezione estetica. Di conseguenza siamo portati a incolpare il nostro aspetto esteriore dei nostri fallimenti personali.

Giulia Guadagnini

"L’ideale di perfezione-finzione – spiega la psicologa – associata a persone di successo induce a pensare che raggiungendo quella perfezione si potrebbe arrivare allo stesso grado di successo. Ma ovviamente si tratta di un pensiero-trappola: quindi nel momento in cui non si raggiunge lo stesso successo o ricchezza si attribuisce la colpa del fallimento al proprio aspetto".

Fenomeni come l'ossessione per un certo abbigliamento "di tendenza", ma anche il più recente ricorso alla chirurgia estetica per riprodurre i tratti somatici tipici dei filtri utilizzati su Instagram e Tik Tok, sono la diretta conseguenza di questa corsa all'adeguamento al canone di bellezza e successo diffuso sui social stessi.

"Soprattutto i più giovani cercano in questo modo di raggiungere quella visibilità che permetta loro di sentirsi forti e potenti", spiega la dottoressa.

Come superare il dismorfismo

Il consiglio dell'esperta per chi si trova a fare i conti con questo conflitto interiore tra il sé reale il sé ideale è prima di tutto fare un esame di realtà per prendere coscienza dei propri limiti, ma soprattutto per rivalutare il proprio sé nel sua interezza, individuando i propri punti di forza.

A fronte di un certo difetto fisico, bisogna saper riconoscere i propri meriti, personali, relazionali e professionali. "Dobbiamo imparare ad assumere altri valori, diversi dall'aspetto estetico. Ciò non significa ignorare quest'ultimo. Può essere sano anche impegnarsi per sentirsi meglio con sé stessi e avere una maggiore autostima", aggiunge la dottoressa.

Allo stesso tempo è fondamentale cambiare punto di vista sul mondo esterno e prendere consapevolezza che non tutto ciò che appare è reale.

Se invece sei un genitore e ti rendi conto che è tuo figlio adolescente a vivere una conflittualità con il proprio corpo la cosa migliore da fare è accompagnarlo in questo percorso di presa di coscienza, senza però assumere toni che rischiano di sfociare nel "body shaming", ovvero in un'ulteriore mortificazione dell'immagine della persona: "Il genitore – spiega Guadagnini – può aiutare il proprio figlio sia dando un aiuto concreto, dando un esempio positivo di rapporto con il proprio corpo, l'alimentazione e lo sport, ma senza trasformare l'eventuale insuccesso in un fallimento personale del ragazzo o ragazza".

Fonti | Manuale Msd, Istituto di Terapia cognitiva e comportamentale

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Dopo la laurea in Editoria e scrittura all’Università di Roma La Sapienza sono approdata a Milano per fare della passione per altro…