
Francisco Javier Vera Manzanares ha 12 anni e oggi è uno dei più giovani eco-eroi del mondo. Eppure dentro di lui vivono le stesse virtù dei grandi eco-eroi: l'umiltà e il coraggio. E come loro loro Francisco tutti i giorni sfida i potenti della Terra e lotta contro gli abusi sugli animali e la plastica monouso.
A volte diamo al futuro una forma impropria. Diciamo che è ciò per cui combattiamo, la cassaforte delle nostre ambizioni e dei nostri sogni eppure tendiamo a incastrarlo in una dimensione temporale romantica e un po’ evanescente: un universo più lontano di quanto in realtà non sia.
Mentre ci scivola tra le dita finiamo quindi per dimenticarci i suoi contorni. Ovvero che il futuro non è solo una questione individuale quanto, piuttosto, un obiettivo che come specie ci coinvolge nella nostra totalità. E che per costruirlo si comincia a lavorare oggi, nel presente.
C’è però chi questo piccolo grande segreto ce lo ricorda ogni giorno. Attivisti politici, ambientalisti, giornalisti, scienziati: sognatori e lottatori che hanno scelto di dedicare la propria vita per costruire il nostro futuro.
Tra loro c’è Francisco Javier Vera Manzanares. Nato in una città a meno di 100 chilometri da Bogotà, capitale della Colombia, da un’assistente sociale, la mamma, e un avvocato, il papà, Francisco ha una sconfinata passione per i libri, specialmente quelli di filosofia e di fisica.
Da anni però è impegnato nella lotta per salvare il Pianeta. Protesta in piazza e divulga sui palchi delle convention, raccoglie tutti i rifiuti che incrocia sul percorso di ogni sua marcia e cerca di sensibilizzare più persone possibili contro il Climate Change.
Tutto questo, Francisco lo fa dall’alto dei suoi 12 anni. Già, anche se è ancora lontano dalla maggiore età Francisco è uno dei più giovani attivisti al mondo, è un eco-eroe al pari dei più grandi.
Come loro, si contraddistingue per una tavolozza di virtù. Una è l’umiltà. Francisco si definisce un bambino come tutti gli altri, uno che la mattina si alza, va a scuola, fa i compiti, gioca ai videogiochi, va in bicicletta e porta a spasso il cane.
Ma non è come tutti gli altri bambini, Francisco. Cercare di normalizzare l’eccezionale a volte rischia di disinnescare una di quelle bombe che invece deve esplodere. E poi, se davvero fosse come tutti gli altri, probabilmente vivremmo in un mondo in cui la crisi climatica farebbe un po’ meno paura.
Francisco ispira tutti, i grandi, quelli che dicono che i bambini sono il futuro senza interrogarsi però su quale futuro gli stanno lasciando, e soprattutto gli altri bambini proprio perché non è come loro. Forse parla e vive come loro ma rappresenta ciò che i bambini cercano: il modello a cui guardare per diventare “grandi”.
Non è un caso se il movimento ambientalista che ha fondato, “Guardiani per la Vita”, oggi raccoglie centinaia di ragazzi tra i 5 e i 20 anni.
L’altra virtù di Francisco è il coraggio. Quando aveva ancora 11 anni ha avuto il fegato di salire sul pulpito del Senato colombiano e chiedere ai parlamentari di legiferare contro gli abusi sugli animali, la fratturazione idraulica e la plastica monouso.
Nell’ottobre del 2021 è stato il primo bambino della storia della Colombia a prendere la parola di fronte alla Corte Costituzionale ammonendo il suo Paese di non fare abbastanza per il suo futuro.
Allo Cop26 di Glasgow ha fatto sentire la propria voce e insieme agli altri giovani attivisti, tra cui Greta Thunberg, ha rivendicato i diritti dei bambini del mondo a un domani e a un Pianeta più in sicuro e sostenibile.
Lo stesso coraggio con cui sta provando a fare la differenza, Francisco l’ha impiegato anche per difendersi da chi lo critica e da chi, non avendo argomentazioni per smontare l’urgenza di un cambio radicale nelle politiche industriali contro l’autodistruzione, lo minaccia di morte.
Francisco Javier Vera Manzanares non è solo un ambientalista che nei suoi 12 anni unisce l’umiltà, la determinazione e il coraggio. In un Paese come la Colombia, che ancora oggi è tra i più pericolosi al mondo per gli attivisti ambientali, con 64 uccisioni nel 2019 e 54 l’anno successivo, è l’eco-eroe che (una parte) del paese non si merita ma di cui ha bisogno. Come il resto del mondo.