Ricardo Galvão, lo scienziato che Bolsonaro fece licenziare pur di coprire i suoi “crimini” contro la Foresta Amazzonica

Nel 2019, quando il presidente Jair Bolsonaro prese la guida del Brasile, le deforestazioni erano aumentate addirittura del 89% rispetto all’anno prima e ben 75mila fuochi avevano mandato in fumo 225.000 ettari di alberi. Il direttore dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali Ricardo Galvão rivelò al mondo questi dati ma Bolsonaro lo fece licenziare. Presa sulle spalle la responsabilità di dare voce alla scienza e al Pianeta, Galvão oggi è un eco-eroe planetario, in prima fila per la salvaguardia dell’ambiente.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
24 Marzo 2022

Ricardo Galvão non è solo un fisico che la rivista Nature ha inserito tra le figure più importanti della scienza nel 2019. È l'uomo che ha sbugiardato il presidente del Brasile Bolsonaro mostrando al mondo che il devastante impatto ambientale del suo Governo sta mettendo in ginocchio la foresta Amazzonica e il Pianeta intero. Ricardo Galvão è l'eco-eroe che Bolsonaro ha fatto dimettere dalla carica di direttore dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali brasiliano pur di insabbiare i suoi peccati ambientali. 

Se tutti noi vediamo e sentiamo la salvaguardia della Terra come una battaglia è perché c’è effettivamente un nemico contro cui dobbiamo lottare: qualcuno dall’altra parte della barricata che soffia venti contrari e, come in guerra, fa di tutto per eliminare chi gli mette i bastoni tra le ruote.

I nemici purtroppo sono molti e tra i “campioni” – si fa per dire – del poderoso processo di inquinamento e distruzione del Pianeta c’è sicuramente lui, Jair Messias Bolsonaro. Il presidente del Brasile è in cima alla lista dei nemici dell’ambiente.

Lo dicono tutti. L’Ong austriaca AllRise, per esempio, ha accusato Bolsonaro di crimini contro l’umanità sbattendo sui tavoli della Corte penale internazionale dell’Aja un fascicolo di oltre 300 infamanti pagine zeppe di resoconti di scellerati disboscamenti e deforestazioni.

Greepeace, invece, gli ha dedicato uno dei suoi ultimi report intitolato “Dangerous man, dangerous deals”, un uomo pericoloso che combina solo affari pericolosi. Parole inevitabili e sacrosante se pensi al devastante impatto ambientale del presidente brasiliano.

A partire dal 2019, quando cioè ha preso la guida del Paese, la deforestazione della Foresta Amazzonica è aumentata del 75,6%, gli allarmi per gli incendi forestali sono cresciuti del 24% e le emissioni di gas serra del Brasile sono aumentate del 9,5%.

Da vero nemico del Pianeta, Bolsonaro non spinge solo sul pedale dell’industrializzazione sfrenata a scapito degli ecosistemi ma tenta anche di negare i suoi peccati zittendo, oscurando e crocifiggendo gli eco-eroi che lo sfidano.

È successo con il fisico Ricardo Galvão, l’ormai ex direttore dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali e del controllo della deforestazione che Bolsonaro ha fatto licenziare in tronco.

Ricardo Galvão, l’e direttore dell’Inpe licenziato da Bolsonaro. Photo credit: wikipedia.

Da vero eco-eroe che dedica se stesso alla difesa del Pianeta, Galvão nell’agosto del 2019 si oppose alle parole del presidente e smentì le sue osservazioni pubbliche sulla deforestazione brasiliana mostrando ai suoi concittadini e al mondo la verità.

E cioè che le asce e le motoseghe azionate da Bolsonaro non avevano mai funzionato così tanto e, sfortunatamente, così bene: rispetto al mese di giugno di un anno prima, secondo Galvão i livelli di disboscamento dell’Amazzonia nel 2019 erano aumentati addirittura del 89% e ben 75mila fuochi avevano bruciato 225.000 ettari di alberi.

La reazione del presidente fu immediata e rabbiosa. Bolsonaro non solo estromise Galvão dall’Inpe ma lo trattò come fosse lui il peggior nemico del Paese. Lo accusò di mentire, di danneggiare l’immagine del Brasile e perfino di vivere al soldo di alcune Ong.

Ricardo Galvão però aveva ragione e i dati dell’Inpe, uno degli istituti di ricerca più illustri del Brasile e leader internazionale nelle applicazioni di telerilevamento delle foreste tropicali, erano assolutamente corretti.

Con le sue politiche scellerate, Bolsonaro ha gettato l’Amazzonia in un tunnel che sembra portare solo alla sua e alla nostra distruzione.

I disboscamenti illegali stanno mettendo in pericolo uno dei nostri più grandi alleati contro il Climate Change. Ripulendo l’aria dalla CO2, l’Amazzonia contribuisce infatti ai nostri tentativi di tenere sotto controllo l’effetto serra e il riscaldamento globale.

Per non parlare dei devastanti incendi, che con alberi tagliati e climi secchi trovano un’autostrada: le colonne di fumo e cenere che si levano dal cuore della foresta stanno provocando poi un pericoloso aumento dei livelli di inquinamento dell'aria e anche delle malattie polmonari.

Ricardo Galvão rimase profondamente scosso dagli attacchi di Bolsonaro, che non stava gettando fango solo su di lui: con la sua arroganza il presidente aveva messo sotto attacco la scienza, tutti gli eco-eroi che lottano per difendere il Pianeta e di fatto l’intera umanità, unita nel contrastare i cambiamenti climatici.

Il fisico tuttavia non si lanciò in un’immediata controffensiva, che sarebbe stata guidata solo dallo sdegno e dalla paura, fondatissima, per il Pianeta. Si prese invece 12 ore di riflessione e dopo una notte passata praticamente senza dormire prese le difese dagli scienziati e sfidò Bolsonaro a un incontro faccia a faccia.

Il confronto, come puoi immaginare, non ebbe luogo e Galvão, allontanato definitivamente dall’Inpe, tornò al suo precedente incarico all’Università di San Paolo.

Era pronto a spegnere i riflettori che il mondo aveva acceso si di lui ma tutto ormai era diverso: l’uomo e lo scienziato non erano più quelli di prima.

Ricardo Galvão era ormai diventato un eco-eroe planetario, l’uomo che aveva sfidato uno dei più terribili nemici della Terra: l’alleato di cui il Pianeta aveva bisogno.

Dopo aver accarezzato il ritorno alla sua amata fisica, Galvão declinò tutte le offerte di lavoro giunte da mezzo mondo, dall’Olanda fino al Portogallo, e rimase al suo posto, in Brasile.

Da allora si è messo sulle spalle la responsabilità di continuare a far sentire la voce della scienza e del Pianeta e ha deciso di andare avanti nella battaglia. Per il suo Paese e per tutti noi.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…