Prima del 2009 la regione di Casamance, nel sud del Senegal, era un deserto arido figlio della deforestazione. Poi è arrivato Haidar El Ali: l'eco-eroe che ha riportato la vita sul territorio e fornito al mondo un altro potentissimo alleato contro il cambiamento climatico piantando più di 150 milioni di mangrovie.
Lancette indietro di circa trent’anni. Nella regione di Casamance le cose sembrano andare bene.
Gli echi dell’industrializzazione sono arrivati anche qui, nella parte sud del Senegal, e la voglia di modernità ha portato con sé case, attività e strade infinite, che come serpenti di asfalto si sono annidate nel mezzo del cuore verde del Paese.
Ma le cose non stanno bene. Le ruspe e le scavatrici hanno fatto diligentemente il loro lavoro e quella che prima era una distesa di alberi e vita ora è un deserto arido e giallastro, spoglio.
La deforestazione ha trasformato la zona meridionale del Senegal in un terreno muto e incapace di ospitare alcun tipo di biodiversità.
Le coste senegalesi sono sempre più bagnate delle acque dell’oceano Atlantico, che non trovando più barriere sul proprio cammino invadono risaie e coltivazioni. Mentre il riso affoga nel sale, i bambini non sanno più cosa mangiare.
Lancette avanti trent’anni. Oggi il deserto non c’è più e al posto del suo pallore vedresti acqua e piante. Sebbene il disastro fosse sotto gli occhi del mondo, solo quando le oltre 800mila persone della Regione hanno cominciato a soffrire di fame si è capito che, forse, serviva trovare una soluzione al peccato commesso.
Oggi nella regione di Casamance, in corrispondenza del delta del fiume Saloum, c’è un esercito sterminato di piante che sbucano dall’acqua e si avvinghiano alla costa. Si tratta, più o meno, di oltre 150 milioni di mangrovie, in gran parte piantate dalla mano di Haidar El Ali.
L’ambientalista senegalese, ex capo dei Verdi Senegalesi ed ex ministro dell’ambiente, ha riempito il vuoto lasciato dal disboscamento selvaggio e, insieme alla dedizione dell’associazione Oceanium, è riuscito a ripristinare un’intera palude di mangrovie.
Con la piantumazione di queste piante, Haidar El Ali ha riportato la vita nella regione. Le mangrovie, infatti, non agiscono soltanto come efficientissimi serbatoi di anidride carbonica o come barriere naturali contro l’innalzamento del livello dei mari.
Rappresentano una culla perfetta per la biodiversità, l’habitat ideale per tutta quella fauna selvatica che si sviluppa a ridosso delle coste, quindi insetti, uccelli, crostacei, pesci.
Ma grazie alla mangrovie, Haidar El Ali ha indirettamente regalato alla zona di Casamance anche un notevole rilancio sociale. Gli abitanti della costa hanno fondato, di fatto, una nuova economia basata sulla pesca e sulla raccolta del sale oltreché sulla coltivazione, ora protetta e garantita dal nuovo “muro” verde.
Il compito di Haidar El Ali, tuttavia, non finisce con la regione di Casamance. Il suo impegno come eco-eroe lo ha portato ad essere scelto come il referente senegalese del più grande progetto ambientale del continente: il Great Green Wall.
Sì, proprio come la mitologica muraglia cinese, l’idea è quella di ricreare una grande muraglia verde lunga oltre 8mila chilometri attraverso l’intera larghezza dell’Africa.
Lo scopo puoi immaginarlo. Una volta completata la piantumazione, la gigantesca cintura verde sarebbe in grado di assorbire circa 250 milioni di tonnellate di anidride carbonica e creare 10 milioni di posti di lavoro verdi.
Allo stesso tempo, contribuirà a respingere indietro l’avanzata del deserto e ricolorare di verde il Pianeta.
Nel frattempo, Haidar El Ali continuerà a fare ciò che contraddistingue dal 2009. Lotterà per contattare le deforestazioni e i traffici illegali di legname (palissandro). E poi, risvolto ai pantaloni e piedi in acqua, continuerà a rimpolpare l’esercito verde senegalese piantando: una mangrovia accanto all’altra.