La protesta delicata ma dirompente di Sunderlal Bahuguna: abbracciare gli alberi per salvare il mondo

A noi piacciono le proteste pacifiche ma ingegnose, come quella dell’eco-eroe indiano Sunderlal Bahuguna: incatenarsi con le proprie mani agli alberi, cingere il tronco di una pianta tra le braccia per creare una barriere umane attorno alle piante ammonendo chiunque che tagliere un albero avrebbe significato tagliare anche tagliare una vita umana.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
17 Marzo 2022

Padre dell'ambientalismo indiano, Sunderlal Bahuguna è l'eco-eroe che ha inventato l'abbracci degli alberi: un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario che colpì nell'animo la popolazione indiana spronandola alla difesa dell'ambiente.  

La difesa dell’ambiente è una battaglia nostra, dell’uomo, nel senso che l’unica minaccia che abbiamo il potere di controllare siamo proprio noi, l’uomo.

Il processo di autodistruzione denunciato da Governi, ambientalisti, ong e scienziati non è iniziato con l’accensione della macchina dell’industrializzazione, con lo sviluppo dei pesticidi o della tecnologia nucleare.

Il conto alla rovescia si è innescato quando abbiamo iniziato a progredire fregandocene del Pianeta. Quando come bulli avidi e prepotenti abbiamo messo i nostri interessi davanti a tutto senza chiederci cosa stesse dicendo lui, il Pianeta, e cosa potesse sentire o provare. In sostanza, quando l’abbiamo dato per scontato.

All’indomani delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e degli spaventosi scenari aperti dagli esperimenti degli ordigni a idrogeno sull’atollo di Bikini, i primi ad accorgersi del “peccato” furono gli stessi scienziati. Con Albert Einstein a fare da capofila, si batterono in prima linea per la pace e il Pianeta opponendosi pubblicamente alla proliferazione nucleare.

Con Rachel Carson e la sua opera “Primavera Silenziosa” il sentimento ambientalista straripò poi i confini della scienza come un fiume in piena e riuscì a smuovere anche le coscienze dei cittadini, degli uomini e delle donne di tutti giorni. Al punto che i “chiunque” si trasformarono in eco-eroi determinati a difendere il mondo che ci ospita.

Nacquero i movimenti green e di difesa dell’ambiente, nacquero le campagne di sensibilizzazione e le proteste pacifiche ma rumorose, ispirate da gesti semplici ma ingegnosi e carichi di una potenza devastante. Come abbracciare un albero.

A partire dal 1973, Sunderlal Bahuguna portò avanti la sua battaglia per la difesa del Pianeta proprio così. Come leader del Chipko, un movimento anti-deforestazione nell'Himalaya, Sunderlal trovò la propria forma di protesta nell’incatenarsi con le proprie mani agli alberi, nel cingere il tronco di una pianta tra le braccia.

La scintilla sulla miccia del Chipko, che in lingua hindi significa appunto “abbracciare”, scoccò nella parte più rurale e montuosa dell’India settentrionale, dove le popolazioni locali da anni combattevano contro mandrie di taglialegna ingaggiati per sradicare le loro piante e trasformarle in mobili, carta o altri oggetti da esportare in tutto il mondo.

Gli abitanti dei villaggi trovarono in Sunderlal Bahuguna una guida culturale e con lui si opposero alla distruzione di quella meravigliosa fetta di mondo.

Ispirati dai principi dell’antica setta indiana dei Bishnoi, che tra i propri comandamenti avevano proprio l’abbraccio degli alberi e la protezione della fauna, Sunderlal e gli altri ambientalisti indiani – per lo più donne – dedicarono la propria vita al loro ambiente.

Crearono barriere umane attorno agli alberi e sfidarono fuoco e asce ammonendo chiunque si avvicinasse che tagliere un albero avrebbe significato tagliare anche loro poiché uomo e pianta erano due esseri uniti nella vita.

Sunderlal portò la sua protesta simbolica per tutta l’India: nel 1981 per sensibilizzare gli animi dei suoi fratelli sul degrado ambientale e sulla tutela del Pianeta marciò anche per più di 4mila chilometri nell’Himalaya.

La voce di Sunderlal arrivò lontano e fu così forte e potente che anche il Governo centrale indiano non potè ignorarla.

In quello stesso anno l’establishment decise di offrire a Bahuguna il premio Padma Shri, uno dei più alti onori civili in India, una sorta di premio Nobel per l’ambientalismo.

Sunderlal tuttavia rifiutò. Non poteva accettare alcun riconoscimento finché il governo non avesse vietato le deforestazioni in Uttarakhand, stato nel Nord dell'India all’ombra della catena montuosa dell'Himalaya e punto di origine del movimento Chipko. Non avrebbe accettato alcun onore finché la sua missione non fosse stata completa.

Neanche due mesi dopo, il governo indiano fece marcia indietro e dichiarò lo stop ufficiale per un periodo di 15 anni ai disboscamenti di un’area di oltre mille metri quadrati nello Uttarakhand.

Padre dell’ambientalismo indiano e del “rivoluzionario” gesto di abbracciare gli alberi, Sunderlal Bahuguna è morto nel 2021 a causa del Covid-19.

Pandemia che, come molte altre, è stata spinta proprio dalle deforestazioni e dall’invasione da parte dell’uomo di habitat “non suoi” che di fatto hanno favorito il contatto tra specie diverse e il proliferare di zoonosi.

Quando si è spento Sunderlal Bahuguna aveva 94 anni, la maggior parte dei quali passati a lottare per il Pianeta. Grazie a lui oggi il movimento Chipko non è solo una delle voci ambientaliste più autorevoli dell’India: il suo delicato ma dirompente gesto di abbracciare gli alberi è diventato un simbolo globale di impegno per l’ambiente capace di ispirare ancora oggi centinaia di altri eco-eroi sparsi in tutto il mondo.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…