Scienziata e divulgatrice ma non solo: Rachel Carson è la mamma di quello che oggi chiamiamo ambientalismo

Rachel Carson fu tra le prime donne di scienza a denunciare gli ingenti danni ambientali e umani provocati dal massiccio utilizzo dei pesticidi. Grazie al suo impegno e alla sua attività di divulgazione riuscì ad accendere l’attenzione del mondo sulla salvaguardia del Pianeta dando vita, di fatto, ai movimenti ambientalisti.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
10 Marzo 2022

Donna di scienza, di grandissimo acume e di intraprendenza. Ma Rachel Carson, se possibile, fu ancora di più. Con la sua leggendaria opera "Primavera Silenziosa" fu tra le prime a denunciare lo stato crisi in cui versava il nostro Pianeta già negli anni '60 e mobilitare le prime pionieristiche forme di ambientalismo al mondo. Rachel, in sostanza, fu la prima tra gli eco-eroi.

Biologa, zoologa, giornalista, divulgatrice. Sono tanti i titoli che potresti aver sentito accanto al nome di Rachel Louise Carson ma ce n’è uno che forse ti è sfuggito e che ci piace di gran lunga di più.

Rachel Louise Carson fu certamente una donna di grandissimo acume e intraprendenza ma in un mondo ancora decisamente maschilista e dedito a un’espansione avida e incontrollata fu anche tra le prime donne di scienza a emergere e a calamitare gli occhi delle persone su ciò che le circondava.

Grazie agli articoli e alle sue opere, Rachel Louise Carson riuscì a smuovere le coscienze di governi e cittadini e per questo suo impegno pionieristico da eco-eroe è universalmente riconosciuta come la madre di quello che oggi intendiamo con ambientalismo.

L’imprinting totale con la Natura cominciò quando Rachel era ancora una ragazzina di Springdale, una piccola realtà di campagna incastonata nel cuore della Pennsylvania e immersa tra verde incontaminato e animali affascinanti.

Fin da giovane Rachel non si divertiva a inseguire gli amici al parco ma trascorreva le sue giornate esplorando i boschi dietro casa e annotando minuziosamente i dettagli di tutti gli uccelli che riusciva a scorgere tra le fronde degli alberi.

La lettura onnivora fu un’altra delle passioni della giovane Rachel, che molti ricordano poi con matita e taccuino perennemente in mano e con quel particolare vizio di scrivere in maniera superba. Al punto che già a undici anni uno dei suoi piccoli racconti era finito addirittura sul giornalino del paese ricevendo elogi da ogni parte.

Studiò biologia al Pennsylvania College for Women e proseguì alla John Hopkins University di Pittsburgh specializzandosi in zoologia. Rachel avrebbe voluto continuare la carriera accademica con un dottorato ma l’improvvisa morte del padre e la precaria situazione economica della sua famiglia vollero per lei un altro destino.

Così decise di chiudere, anzi socchiudere la porta degli studi e di aprire quella del mondo del lavoro. Non scelse tuttavia un posto qualunque e lontano da ciò che sempre l’aveva affascinata. Finì invece per accettare un incarico part-time di scrittrice scientifica al Bureau of Fisheries, il Dipartimento che il governo statunitense aveva dedicato alla gestione e alla protezione della fauna ittica.

Pur con più di una responsabilità sulle spalle, Rachel continuò a sfornare testi, articoli e pure sceneggiature per la rubrica radiofonica del Bureau finché nel 1936 riuscì a ottenere un impiego a tempo indeterminato come biologa marina del Dipartimento. Fu la seconda donna a riuscirci.

Da quel momento la sua attività divulgativa divenne sempre più proficua e tutti i suoi sforzi si focalizzarono ancora di più sulla salvaguardia dell’ambiente in tutte le sue forme.

È del 1937 “Undersea”, un piccolo saggio in cui Rachel descrisse un viaggio scientifico e affascinante alla scoperta dei fondali degli oceanici e degli animali che li popolano.

La casa editrice Simon & Schuster notò il talento della giovane scienziata e scrittrice e le propose di trasformare quel piccolo insieme di pagine in un libro vero e proprio, che qualche anno più tardi si ampliò in una trilogia dal titolo “Under the Sea Wind”.

Poi arrivò il 1962, l’anno della sua più grande e leggendaria opera: “Primavera silenziosa”. Forse il titolo può trarre in inganno ma come puoi intuire non si tratta di un romanzo d’amore. È invece una delle prime opere di indagine e denuncia sullo stato crisi in cui – già allora – versava il nostro Pianeta.

Lo spunto le venne dalla semplice quanto profondamente preoccupante constatazione che la primavera, negli Stati Uniti, diventava ogni anno più silenziosa. Questo perché c’erano sempre meno uccelli ad annunciare l’arrivo con il proprio canto, decimati a causa del massiccio uso di pesticidi nell’agricoltura o di sostanze come il DDT.

Rachel pensò di sensibilizzare il popolo americano mostrando il lato oscuro dell’avanzamento tecnologico e industriale raggiunto dall’uomo. Con la fissione nucleare e le bombe atomiche siamo diventati capaci di autodistruggerci, con i combustibili fossili abbiamo inciso sulla temperatura globale, con le attività intensive come la pesca o le monocolture abbiamo accelerato la perdita della biodiversità.

Abbiamo un impatto importante sull’ambiente e ne eravamo coscienti: bisognava però che tutti aprissimo un po’ più gli occhi. Rachel in parte riuscì in quest’impresa. Con la sua opera diede il “la” a una prima ancestrale forma di ambientalismo riunendo e mobilitando gruppi di persone per denunciare i danni cui l’uomo stava costringendo la Terra.

Da subito però, il movimento degli eco-eroi portò con sé attacchi e aggressioni. Come in un parto gemellare, l’ambientalismo fin degli esordi nacque con una sorella siamese cattiva e onnipresente chiamata disapprovazione.

Rachel cercò di mostrare il lato oscuro dell’avanzamento tecnologico e industriale raggiunto dall’uomo

“Primavera silenziosa” infastidì parecchi e attirò su di sé e sulla figura di Rachel Carson uno tsunami di critiche e odio da parte di ambienti governativi, industrie e grosse aziende chimiche, che insieme mossero una campagna di denigrazione e screditamento nei confronti della scienziata.

Ma le sue indagini sugli ingenti danni ambientali e umani provocati dai pesticidi non potevano restare nascosti sotto il tappeto come la polvere. Rachel aveva in mano che le prove che queste sostanze tossiche non si disperdevano solo nell’aria, ma restando intrappolate nel terreno e nelle acque uccidevano animali e piante, arrivando perfino a minacciare la salute dell’uomo attraverso l’alimentazione.

Rachel Louise Carson morì nel 1964 ma guardando indietro e rileggendo la sua storia, l’eredità lasciataci è come un tesoro di valore inestimabile.

A poco meno di un anno dalla pubblicazione della sua leggendaria opera, il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy diede vita a un comitato di esperti che indagasse le problematiche evidenziate da “Primavera Silenziosa” e nel maggio del 1963 raccomandò lo stop all’uso dei pesticidi.

Nel 1972, con il presidente americano Richard Nixon, la Environmental Protection Agency bloccò definitivamente la produzione di DDT e il suo impiego in agricoltura negli Stati Uniti.

Oggi, a oltre 40 anni di distanza, la lista degli eco-eroi che dedicano la propria vita alla salvaguardia del Pianeta sul quale viviamo è sempre più lunga.

Tutto questo grazie a Rachel Louise Carson.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…