La sfida di Ella e Caitlin a McDonald’s e Burger King: non basta essere buoni, per il Pianeta bisogna eliminare i giocattoli di plastica

Nessuno si era mai chiesto come si potesse realizzare un animale di plastica e regalarlo insieme ai pasti dei fast food dei bambini quando quella stessa plastica è la condanna a morte del Pianeta e di svariate specie di animali. Poi sono arrivati gli occhi nuovi e i cuori liberi di due giovanissime eco-eroi, Ella e Caitlin McEwan, e dal 2019 in poi le cose non furono più le stesse. Per fortuna.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
8 Marzo 2022

Prima di Ella e Caitlin McEwan nessuno si era reso conto del controsenso di McDonald’s o Burger King, che regalavano giocattoli in plastica con una vita brevissima nella mani dei bambini ma eterna quando, come rifiuti, finiscono nei mari o negli oceani. Grazie alla petizione online di due giovani eco-eroi però oggi viviamo in un mondo diverso. 

Una tartaruga, un delfino o un pesce. Di plastica.

Il controsenso – o l’ipocrisia, a seconda di come tu la voglia guardare – oggi con ogni probabilità ti sarebbe chiaro come un allarme rosso che ti lampeggia impazzito di fronte agli occhi.

Per molto tempo però nessuno l'ha notato. Per decenni quel paradosso è rimasto così profondamente radicato nelle nostre coscienze che per smascherarlo ci sono voluti gli occhi nuovi e i cuori liberi di due bambine.

Tutto iniziò nel 1979, quando la catena di fast food McDonald’s diede vita agli Happy Meal e alla serie infinita di gadget di plastica aggiunti per allietare il menù dei più piccoli.

Dieci anni dopo l’abitudine venne assorbita anche dall’altra sorella, Burger King, che con le sue scatole King Junior contribuì a diffondere nel mondo piccoli oggetti di plastica destinati a una vita breve tra le mani dei bambini ma eterna nei nostri mari e negli oceani.

Nessuno, però, si era mai reso conto che quei minuscoli oggetti tanto ambiti e collezionati da milioni di ragazzi rappresentavano il simbolo di un mondo alle soglie dell’autodistruzione.

Nessuno prima delle sorelle Ella e Caitlin McEwan, che nel 2019 avevano 9 e 7 anni, si era mai chiesto come si potesse realizzare un animale di plastica quando quella stessa plastica è la condanna a morte del Pianeta e di svariate specie animali.

Per Ella e Caitlin, originarie del Regno Unito, tutto diventò chiaro durante un normalissimo giorno di scuola. Insieme agli altri ragazzi avevano cominciato a studiare l’ambiente, i suoi abitanti e le minacce che fronteggia quotidianamente: dall’inquinamento atmosferico provocato da auto e scuolabus agli impatti di un singolo pezzo di carne comprata al supermercato.

A sconvolgerle più di tutto però fu scoprire quanto pesante fosse l’impatto di un pranzo da Burger King o McDonald’s insieme a mamma e papà, uno dei loro appuntamenti settimanali più attesi, e di quanto tutti quei simpatici giocattoli da collezione realizzati in plastica fossero insospettabili minacce per l’ambiente.

In quel momento i loro occhi da eco-eroi si aprirono e per la prima volta guardarono il Pianeta per quello che è realmente oggi: un palazzo di vetro meraviglioso e accogliente nel cui parcheggio sotterraneo abbiamo volontariamente piazzato una bomba lanciata in un conto alla rovescia velocissimo e quasi inarrestabile.

La prima mossa per provare a disinnescarla Ella e Caitlin la misero in pratica sulle finestre di casa, letteralmente. Un giorno ricoprirono i vetri delle loro stanze, della cucina e del salotto con dei poster realizzati a mano per invitare chiunque vi posasse gli occhi ad agire per salvaguardare il Pianeta.

Si resero ben presto conto, però, che oltre ai vicini, al ragazzo che consegnava i giornali la mattina e a qualche runner mattiniero, da lì avrebbero fatto ben poco.

Per spingere le grandi e ricche aziende del Regno Unito a puntare sulla plastica riciclabile e spronarle a non produrre più giocattoli fatti di un materiale così inquinante le due sorelle avevano bisogno di un microfono più grande e più potente.

Così racchiusero il loro sogno di un mondo senza plastica in un breve testo e nel 2019 lo utilizzarono come cavallo di battaglia per una petizione online. In poche righe chiedevano a questi due grandi colossi della ristorazione rapida di smettere di regalare giocattoli di plastica ai bambini e di pensare un po’ di più al Pianeta.

La loro richiesta fece presto il giro del web e in brevissimo tempo sbocciò come un fiore in primavera superando addirittura le 550mila firme digitali. Un risultato pazzesco, non solo perché oltre mezzo milione di persone avevano condiviso l'idea di convincere questi giganti del fast food ad adottare scelte ecosostenibili.

La sfida lanciata dalle due bambine fu rivoluzionaria perché si rivelò vincente.

La prima a sentirsi colta in flagrante fu Burger King. Nel giro di qualche mese l’azienda rivoluzionò l’attività dei suoi ristoranti nel Regno Unito eliminando i giocattoli di plastica nei menù per i bambini e invitando i piccoli clienti a restituire quelli vecchi, sia loro sia della concorrenza, per avviare a riciclo il materiale e costruire nuove aree giochi nei ristoranti.

In più, si diede come obiettivo di medio termine quello di eliminare tutti i giocattoli non biodegradabili dai suoi ristoranti in tutto il mondo entro il 2025.

McDonald’s non potè certo restare a guardare. Sulla scia di quanto già fatto dalla concorrente, nel 2020 diede la possibilità ai ragazzi di riportare i propri giochi in plastica ricevuti con gli Happy Meal per avere in cambio delle confezioni di frutta o, in alternativa, anche un libro e dichiarò di essere pronta a realizzare giocattoli con materiali più sostenibili.

La scelta di McDonald's, nelle sue parole, si tradurrà in una riduzione di circa il 90% dell'uso di plastica vergine a base di combustibili fossili nei prossimi anni.

Ella e Caitlin sono quindi riuscite a spingere due colossi al cambio di passo, all’ammodernamento  sostenibile e alla rivoluzione che i loro colleghi dei Fridays For Future chiedono ai governi del mondo.

Le due giovani sono state capaci di impiantare nella testa del consumismo e del business sfrenato un piccolo seme di ambientalismo. Ora sta a noi prendere ispirazione da loro e impiantarne degli altri in tutto il mondo.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…