Giornata contro la violenza sulle donne: il “no” di Franca Viola che cambiò il codice penale

Oggi, 25 novembre, si celebra la Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Sono centinaia le donne che ogni anno vengono uccise, nella maggior parte dei casi da persone a loro molto vicine. Vogliamo celebrare questa giornata raccontandoti la storia di una donna divenuta il simbolo dell’emancipazione femminile grazie al suo importante “no”: Franca Viola.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 25 Novembre 2018

È dal 1999 che il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Una giornata importante, necessaria, che non dovrebbe essere soltanto “una”. Perché la violenza sulle donne, c’è. Esiste. Presenta dei numeri sconvolgenti, e solo in termini di femminicidio. Perché molte violenze rimangono nascoste, vengono ignorate, non vengono denunciate e quindi è come se non esistessero, galleggiano nell’indifferenza generale finché non accade qualcosa a cui non è più possibile voltare le spalle.

I numeri

Sono 3.100 le donne che sono state uccise dal 2000 fino a oggi. Più di tre ogni settimana. Nel 2017 più di cento donne hanno perso la vita in ragione del loro genere e 49.152 si sono rivolte a Centri antiviolenza. Di queste, 29.227 hanno iniziato un percorso di uscita dalla situazione di violenza. Solo nei primi dieci mesi di quest’anno, è sono state uccise 106 donne. Una ogni 72 ore. In tre casi su quattro di femminicidio, la donna è vittima di un parente, un partner o un ex. La maggior parte delle donne, infatti, viene uccisa in ambito familiare. Sono numeri che fanno venire i brividi, e riguardano soltanto i casi di morte. Secondo i dati Istat, sono 8 milioni e 816 mila le donne di età compresa tra i 14 e i 65 anni che hanno subito almeno una molestia sessuale nel corso della vita, e 3 milioni e 118 mila solo negli ultimi tre anni. Più di tre milioni, inoltre, sono state vittime di stalking almeno una volta nella vita, da ex partner ma anche da perfetti estranei. Circa il 30% delle donne ha subito almeno una volta una qualunque forma di violenza fisica o sessuale. A questo spesso si aggiunge la paura di non essere credute, la paura di rimanere da sole, di perdere i propri figli, di non essere autosufficienti, la paura di ripercussioni, di non ricevere sufficiente protezione. Queste dinamiche fanno in modo che spesso le donne oggetto di maltrattamenti, in particolare domestici, non denuncino la situazione, trascinando le violenze fino, talvolta, a un punto irreversibile.

In occasione di questa giornata, noi di Ohga abbiamo scelto di raccontarti la celebre storia di una donna che, la storia, l’ha cambiata. Per se stessa e per tutte le donne che ci sono state dopo di lei. È la storia di Franca Viola.

Franca Viola: quel primo “no”

Fu la prima donna italiana a rifiutare la pratica del matrimonio riparatore. Il suo coraggio contribuì a modificare il codice penale, che fino al 1981 aveva avuto tra le sue pagine un articolo, il 544, che consentiva a una persona colpevole di stupro di vedere il proprio reato estinguersi nel caso in cui sposasse la sua vittima.

Franca nacque nel 1948 ad Alcamo, un Comune in provincia di Trapani, in Sicilia, da una famiglia di agricoltori. Era una ragazza molto bella, la più bella di tutto il paese. Forse per questo Filippo Melodia, nipote di un boss, desiderava averla soltanto per sé. Dopo essere stato rifiutato e aver minacciato la famiglia Viola già diverse volte, il 26 dicembre 1965 Melodia irruppe con alcuni complici nella casa di Franca, che allora aveva solo 17 anni, e la rapì assieme al fratellino di 8 anni, Mariano, che fu lasciato andare due giorni dopo. Viola fu tenuta segregata in un casolare di campagna e violentata per otto giorni. A quel punto, secondo l’articolo 544 del codice penale, se Viola e la sua famiglia avessero accettato il matrimonio riparatore proposto dal suo aguzzino, l’ “onore” sarebbe stato ripristinato e Filippo Melodia non sarebbe mai stato punito dalla legge.

Ma Franca Viola disse no. Fu il primo “no”, in Italia, in Sicilia, a un matrimonio riparatore. Un “no” che cambiò tutto. Supportata dalla sua famiglia, Franca affrontò il processo contro il suo stupratore, che venne condannato. Nel 1981, l’articolo 544 venne abrogato. Soltanto nel 1996, lo stupro si trasformò da “reato contro la moralità pubblica e il buon costume” a “reato contro la persona”.

Oggi Franca Viola ha 70 anni. Dal 1968 è sposata con Giuseppe Ruisi con cui ha avuto due figli, e nel 2014 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica italiana dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Vive ancora ad Alcamo, ma la sua immagine e la sua storia sono ovunque. Sui libri di storia, in Rete, alla televisione, in ogni donna.