La storia di Maisaa, l’insegnante palestinese che a Gaza produce pannolini a basso costo con materiali di scarto

In occasione della giornata internazionale dei diritti delle donne, l’8 marzo, raccontiamo la storia di Maisaa e del suo impegno sociale, ma anche ambientale.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 8 Marzo 2024

"Non mi considero un’eroina. Sono solo una persona normale… Abbiamo tutti bisogno dell'aiuto e del sostegno reciproco, e io sto solo facendo la mia parte". Gaza, marzo 2024, è difficile raccontare la vita quotidiana in un una zona di guerra, ma la storia di Maisaa è solo una delle tante testimonianze di un popolo che non vuole arrendersi, provando in ogni modo a resistere.

Per anni ha insegnato in un centro di formazione per giovani apprendiste donne, che volevano imparare gratuitamente cucito e trucco. Le condizioni socioeconomiche dei palestinesi gazei infatti erano scadenti anche prima del 7 ottobre 2023, quando si è riaccesa nuovamente la guerra frontale tra i militanti di Hamas e Israele. Il tasso di povertà era pari al 61%, ma dopo lo scoppio della guerra è aumentato del 26,7%. La popolazione di Gaza è composta inoltre al 41% da bambini, per questo motivo uno dei prodotti che servono di più in questa regione sono, senza sorprese, i pannolini.

Dopo lo scoppio della guerra però, il centro dove lavorava è stato costretto a chiudere, ma non si è data per vinta. Insieme ai suoi ex studenti, Maissaa ha iniziato a reperire materiale riutilizzabile e ha creato una piccola fabbrica per la produzione e la vendita di pannolini di qualità per le famiglie bisognose a un prezzo accessibile. "Non c'erano né pannolini né materie prime per produrli. Abbiamo iniziato a produrre pannolini con tutto ciò su cui potevamo mettere le mani, utilizzando per il processo il materiale delle mascherine Covid", racconta Maisaa in un video che abbiamo ricevuto da Actionaid.

Ma il materiale delle mascherine è duro e può provocare irritazioni alla pelle delicata dei bambini. Per fortuna di là è passato un commerciante, dal quale hanno comprato la quantità limitata che aveva, il minimo per poter creare un negozio. "Abbiamo anche acquistato cotone e garza di grado medico per produrre i pannolini", racconta Maisaa.

Ma con lo scoppio della guerra, il 7 ottobre, la richiesta di pannolini è aumentata, per via del fatto che erano riusciti a creare dei pannolini di qualità nonostante la situazione: non causano eruzioni cutanee e infezioni. Per gli elastici vengono riutilizzati quelli delle tute usate per il Covid, lo stesso avviene per l'adesivo, ma mancano tantissimi altri materiali: fili per cucire e forbici.

E poi c'è la corrente che manca, la fabbrica di Maisaa e degli ex studenti infatti è spesso senza corrente: "Abbiamo un generatore che funziona a gas. La mancanza di gas ostacola il nostro lavoro, che si ferma per mancanza di scorte. Per esempio, ieri abbiamo dovuto interrompere il lavoro perché non avevamo elastici".  Tuttavia, di fronte all'elevata domanda, la fabbrica ha deciso comunque di ampliare il suo team, dando lavoro a tante persone sfollate durante il conflitto.

I pannolini fabbricati vengono venduti sul mercato a 1 shekel al pezzo, la loro produzione ne costa 7, ma il prezzo è stato così stabilito per pagare i lavoratori. Maisaa e il suo team dedica quotidianamente con impegno il suo lavoro ai suoi fratelli, amici, parenti e vicini. Il popolo di Gaza cerca di stringersi come può per far fronte a uno status di devastazione, degrado e molto spesso, purtroppo, di morte.

Per questo la storia di Maisaa è una testimonianza di lotta, in uno scenario dove ci sono uomini e donne sfollati che hanno sofferto per le condizioni terribili che hanno vissuto. "Queste persone non potevano permettersi di nutrire o vestire le loro famiglie e non avevano un tetto. Sono venuti a chiederci di partecipare al nostro lavoro. Tutti abbiamo bisogno dell'aiuto e del sostegno degli altri; io faccio solo la mia parte", racconta Maisaa, mentre tutt'intorno le mani di studenti, uomini e donne continuano a cucire senza sosta.

Fonte|UNDP: Human Development Reports, State of Palestine; Actionaid.