
Là, sul tabellone principale dei prossimi Australian Open, non troverai il nome di Roger Federer. Il campione svizzero durante lo stop per il Covid si è sottoposto a un intervento al ginocchio e dopo 23 partecipazioni consecutive al primo grande torneo della stagione tennistica ha deciso che, alla soglia dei 40 anni, sarebbe stato lui a decidere quando rientrare, e non il calendario.
E allora, ti porto a fare attenzione a un altro nome in tabellone, poche lettere dentro cui si nasconde un’altra bella storia. Francesca Jones.
La ragazza di Leeds ha passato indenne le qualificazioni e quando è arrivato il match decisivo per entrare tra le grandi ha rifilato alla sua avversaria un netto 6-0 6-1. Oggi, a 20 anni, è la numero 241 a livello mondiale. Non male, no?
Certo. Ma Fran, come la chiamano i suoi genitori, ci è arrivata imparando a giocare a tennis con 8 dita. Una rara anomalia genetica, la cosiddetta sindrome da displasia ectodermica ectrodattilia, le ha dato tre dita e un pollice su ciascuna mano, tre dita del piede destro e quattro nel sinistro.
Giocare a tennis, vedere il proprio nome nello stesso grande calderone con quello di Serena Williams e sfilare di fronte alle telecamere di mezzo mondo non era quindi impossibile per Francesca, solo ancora più difficile. Era, appunto.
Francesca fin dalla nascita convive con la displasia ectodermica ectrodattilia. È una malattia genetica e dato che nella letteratura scientifica non esistono centinaia di migliaia di casi puoi tranquillamente definirla una patologia molto rara. Il colpevole è un gene, il P63, che quando muta fa sì che le dita medie della mano e dei piedi siano unite tra loro, come fuse in una sorta di chela di granchio.
Francesca si è sottoposta a tantissimi interventi ma quando aveva 9 anni i medici l’hanno guardata e ai suoi sogni hanno risposto scuotendo la testa: “non potrai giocare a tennis”.
Buttare la pallina al di là di una rete con una racchetta può non sembrarti una cosa difficile. Tuttavia servono forza, equilibrio e coordinazione, e il tuo occhio deve abituarsi ad andare d’accordo con la tua mano per aiutarti a colpire la palla e non l’aria.
Francesca è tosta e cocciuta, non ne ha voluto sapere: lei, a tennis, ci avrebbe giocato. Così ha preso un aereo e si è trasferita a Barcellona per frequentare la famosa Accademia Sanchez-Casal, la scuola tennis fondata da Emilio Sànchez. Forse il suo nome non ti dice granché ma devi sapere che, oltre ad aver calcato i campi più prestigiosi, è il fratello di Arantxa, una che la storia del tennis l’ha scritta per davvero.
Mentre Fran si allenava sulla terra rossa spagnola, i suoi genitori si barcamenavano fra la voglia di assecondare la determinazione della figlia e la tentazione di proteggerla da un’altra delusione: puoi immaginare la paura di vederla affrontare il momento in cui avrebbe dovuto capire e accettare che, forse, alcune cose avrebbe potuto farle e altre invece no.
Ma i problemi di equilibrio, Francesca li ha superati grazie a delle sessioni di allenamento specifiche con cui ha imparato come posizionare i piedi, come correre a rete o recuperare sui lati. Grazie a una racchetta più leggera rispetto alle altre, ha imparato a impugnarla e a colpire dritto e rovescio con forza e precisione.
Forse, il momento temuto dai genitori si era allontanato. Forse Francesca avrebbe davvero potuto giocare a tennis, anche ad alti livelli.
Tornata in Inghilterra, è entrata nelle fila del National Tennis Center di Roehampton. Quando poi anche il suo paese è entrato in lockdown e la pandemia ha cominciato a divampare, Franesca ha continuato ad allenarsi.
Il sogno era ancora vivo, aveva solo cambiato forma: assomigliava più a un canguro. L’Australian Open. Ad agosto il viaggio fa la prima tappa al torneo di Praga, poi via di dritti, rovesci e servizi fino alla grande occasione a Dubai. Qui, all’atto finale del torneo, a un passo dalla meta, Francesca si è trovata dall’altra parte della rete la tennista cinese Jiajing Lu. Le ha lasciato solo un game.
Troppa era la voglia di farcela, di continuare a sognare, di prendere un altro biglietto aereo e volare dall’altra parte del mondo.
E così sarà. Lì, in Australia, il prossimo febbraio, vedrai Francesca Jones nel tabellone principale, al primo Torneo dello Slam della sua carriera.