“I videogiochi possono essere uno strumento perfetto per insegnare”. L’avventura di Samuele tra Sicilia, Milano e Londra

Sin da ragazzo ha iniziato a creare videogiochi, da lì un’esperienza all’estero e tanta gavetta. Oggi Samuele, 23 anni, insegna ad altri ragazzi quello che ha imparato ed è stato felice di raccontarci il suo percorso, le emozioni che ha provato e le sue ambizioni future. Un’intervista per scoprire come si possa ragionare attraverso il virtuale.
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Emanuele La Veglia 19 Marzo 2021

"Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua", recita una frase attribuita al filosofo cinese Confucio. Ecco, Samuele Sciacca, messinese di 23 anni, ha trasformato la sua grande passione per i videogames in un lavoro. Tutto inizia con una domanda che inizia a frullargli nella testa quando aveva 13-14 anni: "Amo giocare ai videogiochi, ma se ne facessi uno io?". Da lì inizia a documentarsi in materia attraverso il web e tra un programma e un tutorial, arriva la prima creazione.

Cosa è successo a quel punto?

A 16 anni, tra libri di imprenditoria e corsi online ho cominciato con progetti su commissione, ma non era ancora un vero e proprio lavoro. Cosi nel settembre 2017, dopo il diploma, decisi di non frequentare l'università e di cambiare aria. Ho fatto le valigie e sono partito per l'estero, avendo come meta Londra. Ero insieme ad un amico, arrivai li senza un computer e con pochi risparmi.

Come si è svolta l'esperienza in Inghilterra?

Ho iniziato a lavorare come lavapiatti e cinque mesi dopo, grazie ad alcuni video che avevo pubblicato, sono stato notato da una multinazionale del settore e ho firamto il mio primo contatto. Quell'esperienza mi ha fatto crescere, diviso tra i piatti da lavare la mattina e le ore pomeridiane connesso in un bar con il mio portatile. A maggio 2019, dopo circa 9-10 mesi di permanenza, ho deciso di tornare in Italia.

Come mai?

Volevo farmi conoscere e ho iniziato, attraverso la rete, ad insegnare ai ragazzi come creare un videogioco. Condividere quello che ho studiato è davvero importante per me. In generale mi piace l'idea di una vita semplice e cerco di ispirarmi a persone che riescono ad essere felici con veramente poco.

Quando hai iniziato ad appassionarti a quest'ambito?

Sin da piccolo perla fortuna di avere un fratello più grande di 5 anni, con il quale ci divertivamo con la Playstation e i Gameboy. Nelle giornate di pioggia passavo il tempo a giocare con i Pokemon amando questo campo dal primo momento. Sono stato sempre un ragazzo con mille passioni, che ha voluto provare a fare di tutto. Mi ricordo che quando ho ricevuto il mio primo computer, a circa 12 anni, ogni mese lo dovevo formattare perchè avevo installato troppi programmi.

Sei nato in Sicilia e oggi vivi a Milano. Cosa ti porti dalla tua terra?

La fame, la voglia di farcela, sono fiero di essere siciliano. La mancanza iniziale di opportunità è stata comunque una leva per esplorare, viaggiare e soprattutto volendo far ricredere chi diceva che stessi sbagliando. Quando abitavo in Sicilia avevo scritto su una piccola lavagna "La continuità è meglio della perfezione".

Oggi a cosa stai lavorando?

Da qualche settimana sto pensando ad una nuova routine per riprendere a studiare. Mi piace l'idea di apprendere nuove cose e non voglio che i miei impegni mi allontanino da quest'obiettivo. A proposito di formazione, penso che i videogames siano lo strumento perfetto per insegnare alle nuove generazioni qualunque materia, dalla storia alla matematica fino alle lingue. Il gioco rende attivo una persona, la fa riflettere, ragionare e quindi agire. Negli anni sono state attribuite diverse note negative al virtuale ma io credo fortemente che possa cambiare le carte in tavola.

Credits: Le immagini presenti all'interno dell'articolo sono a cura di Samuele Sciacca.