Quante volte avrete sentito dire, soprattutto dai negazionisti, che una possibile causa dell'attuale riscaldamento globale sia un aumento dell'attività vulcanica? Premesso, non vi è prova alcuna che l'attività vulcanica nel mondo sia aumentata. Se oggi sentiamo parlare più spesso di eruzioni effusive o esplosive è semplicemente perché viviamo in un mondo sempre più interconnesso, dove le notizie impiegano pochi secondi per raggiungere miliardi di persone. Detto ciò, in termini di riscaldamento atmosferico, i vulcani contribuiscono in maniera determinante all'effetto serra terrestre (per fortuna), e possono anche influenzare il clima con la loro attività. Tuttavia, le emissioni vulcaniche sono sensibilmente più basse rispetto a quelle delle attività antropiche e le variazioni climatiche indotte dalle eruzioni, a meno di colossali eventi del passato, difficilmente hanno lunga durata.
L'attività vulcanica globale contribuisce enormemente a rendere l'atmosfera terrestre un luogo in cui sia possibile lo sviluppo della vita. Sin dall'inizio della formazione del nostro Pianeta, i vulcani terrestri hanno contribuito all'emissione di tutte quelle specie gassose, tra cui l'anidride carbonica, che assorbono parte della radiazione solare riflessa dalla Terra consentendo una temperatura superficiale adatta allo sviluppo della vita. Titoli di giornale, per anni, hanno demonizzato il termine "effetto serra" facendo passare un messaggio decisamente sbagliato. Si tratta infatti di quella condizione di equilibrio fisico-chimico per cui è possibile la sopravvivenza di specie vegetali e animali (compresi noi esseri umani) in un orizzonte minuscolo, se confrontato con il raggio terrestre e, più in generale, con le dimensioni del nostro Pianeta.
L'equilibrio però può essere sconvolto se a questo bilancio naturale si aggiunge una variabile non prevista dalla natura. Le attività antropiche, per secoli ormai basate sull'utilizzo di combustibili fossili, hanno immesso nell'atmosfera miliardi di tonnellate di anidride carbonica non in equilibrio con il sistema naturale. Questo ha provocato ovviamente un inesorabile accumulo di CO2 in atmosfera, con la conseguente amplificazione dell'effetto serra che, a sua volta, si è tradotto in un aumento vertiginoso della temperatura media atmosferica tutt'ora in corso. Questo anomalo riscaldamento globale, con cui i vulcani c'entrano ben poco, ha poi innescato tutta una serie di effetti a cascata come i cambiamenti climatici che stiamo osservando
Ma quanto sono significative le emissioni di CO2 dei vulcani? Le eruzioni esplosive, che spesso impressionano l'opinione pubblica, sono capaci di immettere in atmosfera grandi quantità di gas e ceneri. Tuttavia si tratta di eruzioni brevissime, il cui impatto sull'atmosfera, almeno in termini di budget di carbonio, può essere trascurabile. Discorso diverso invece sono i vulcani costantemente attivi, come l'Etna e lo Stromboli in Italia o l'Ambrym nelle Vanuatu, che emettono migliaia di tonnellate di CO2 al giorno. Considerando i nostri vulcani, le emissioni di CO2 giornaliere possono variare da circa 10mila tonnellate al giorno dell'Etna a circa 500 tonnellate al giorno dello Stromboli. Uno studio dell'USGS americano ha stimato che tutte le emissioni di CO2 dei vulcani emersi e sommersi, dovrebbero aggirarsi tra 130 e 440 milioni di tonnellate all'anno.
Prendiamo in considerazione ora le attività antropiche. Nel 2021, le emissioni globali di CO2 legate al settore energetico e industriale, e nello specifico alla combustione di fonti fossili, sono arrivate a 36,3 miliardi di tonnellate. Secondo varie fonti, soltanto il trasporto aereo (merci e passeggeri) genera annualmente tra 800 milioni e 1 miliardo di tonnellate di CO2 l'anno. Si tratta di oltre il doppio delle emissioni di anidride carbonica dei vulcani terrestri, ed è solo un settore industriale. Nel complesso, le emissioni di CO2 globali legate ad attività umane nel 2023 hanno raggiunto circa 40 miliardi di tonnellate l'anno (+1,1% rispetto al 2022 e +1,5% rispetto agli anni pre-COVID). Valori cento volte più alti rispetto a quelli delle eruzioni vulcaniche mondiali.
Le immagini e i dati dell'eruzione del vulcano Hunga Tonga, nell'omonimo arcipelago del Pacifico, hanno impressionato pubblico e studiosi nel 2022. Si è stimato che l'esplosione, una delle più forti verificatisi negli ultimi anni, abbia immesso in atmosfera in pochi minuti circa 400mila tonnellate di anidride carbonica: una quantità di gas irrisoria (se consideriamo i numeri discussi in precedenza), con l'effetto di diminuire la temperatura media globale di un valore compreso tra 0,0315 e 0,1118°C nei due anni successivi. L'attività vulcanica è infatti un'importante causa naturale delle variazioni climatiche, poiché gas e ceneri possono influenzare la composizione chimica dell'atmosfera e le sue proprietà ottiche. Una delle capacità principali dello zolfo immesso in atmosfera dai vulcani, per esempio, è quella di far diminuire la temperatura media terrestre, poiché queste particelle schermano la radiazione solare.
Grandi eruzioni del passato sono state responsabili di importanti stravolgimenti del clima (es. anomalie climatiche tra il 530 e il 600 d.C., anomalie del 1783, fenomeni tra 1808 e 1835). Nella prima metà dell'Ottocento, per esempio, grandi eruzioni vulcaniche tra cui quella del Tambora, provocarono una diminuzione della temperatura media terrestre stimata in circa -0,65°C, con conseguenze importanti anche in Europa. Si pensa che la lunga fase fredda e poco soleggiata, abbia influenzato arte e letteratura (es. Munch, Turner, Mary Shelley) oltre a provocare seri problemi ai raccolti un po' in tutto l'emisfero boreale. Considerando dunque l'effetto negativo sulla temperatura media terrestre e l'influenza sulla cultura, visti i tempi che corrono, forse oggi sarebbe lecito augurarsi prolungate fasi di attività vulcanica, con buona pace dei negazionisti.