Ibis eremita, come l’Italia e l’Europa stanno tentando di salvare questo uccello dall’estinzione

L’ibis eremita è considerato una specie particolarmente minacciata a livello mondiale, e nel territorio europeo si è estinto allo stato selvatico da oltre 400 anni. Eppure, con alcuni progetti di reintroduzione si coltiva il sogno di rivedere questo uccello non più solo nei centri specializzati e negli zoo, ma anche volare libero sopra le nostre teste.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
3 Luglio 2020

Peso di circa un chilogrammo e mezzo, apertura alare di oltre 120 centimetri, piumaggio nero, becco lungo e leggermente ricurvo, ciuffo un po' buffo dietro la testa. Ecco l'identikit dell'ibis eremita (nome scientifico Geronticus eremita), uccello migratore rarissimo che rischia di scomparire definitivamente. A livello globale, già nel 1994 l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), l'aveva classificato all'interno della sua Lista Rossa come specie in pericolo critico di estinzione. Solo due anni fa, grazie a un lieve incremento del numero di esemplari, l'ibis eremita ha guadagnato una posizione sulla scala dello Iucn ed è passata alla categoria EN, che sta per Endangered, ossia specie "in pericolo".

Attualmente le principali colonie esistenti si trovano in Marocco e in Medio Oriente, mentre in Europa la specie si è estinta allo stato selvatico già nel Seicento a causa dell'intensa attività dei cacciatori. Attenzione, però. Non è del tutto sparita dai cieli europei. E oggi i maggiori pericoli sono la distruzione dell'habitat, il disturbo antropico nei siti di nidificazione e la caccia di frodo.

Grazie a programmi di reintroduzione in diversi Paesi europei si sta cercando di far aumentare la popolazione di ibis eremiti; in Italia le due principali oasi che ospitano esemplari di ibis eremita sono a Fagagna, in provincia di Udine, e a Orbetello, in Toscana. Va ricordato che gli ibis eremiti in circolazione nel Vecchio Continente sono nati principalmente in cattività, negli zoo e nei centri specializzati, e nella quasi totalità dei casi sono muniti di dispositivi Gps.

Negli anni passati venivano lasciati liberi di tentare la migrazione verso sud con l'arrivo dell'inverno. Tuttavia, questa pratica è stata abbandonata a causa del fatto che metteva eccessivamente a rischio la specie. Si è passati dunque a migrazioni "guidate" dall'uomo con l'utilizzo di velivoli ultraleggeri. In sostanza, agli uccelli vengono insegnate fin da piccoli le rotte migratorie da percorrere, per esempio dalle Alpi austriache alla Laguna di Orbetello e ritorno, affinché possano compierle poi in autonomia. L'obiettivo finale è quello di arrivare alla costituzione di vere e proprie colonie autonome in Europa.

Una speranza in più di sopravvivenza per questo animale proviene – come si evince anche dal nome – dal progetto europeo LIFE+ Biodiversity "Reason for Hope", nato sulla scia del progetto Waldrappteam (avviato nel 2002 e che vedeva come partner Austria, Germania e Italia) e interamente finanziato dall'Unione Europea a partire dal 2014. Un'altra iniziativa che si occupa della reintroduzione dell'ibis eremita è infine il Proyecto Eremita, avviato nel 2003, che ha l'obiettivo di creare una colonia stanziale, stabile e autosufficiente nell'area di La Janda, nei pressi di Cadice, sulla costa atlantica della Spagna.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…