Il caffè cura i sintomi del Parkinson e presto potrebbe anche aiutare a prevenirlo

Un recente studio medico condotto da alcuni ricercatori del New Jersey ha dimostrato come la caffeina, combinata con un acido grasso contenuto nei chicchi di caffè, possa rallentare la degenerazione cerebrale nelle persone malate di Parkinson o colpite dalla demenza a corpi di Lewy.
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Gaia Cortese 13 Dicembre 2018
* ultima modifica il 22/09/2020

La tua giornata non può che iniziare con una tazza di caffè fumante tra le mani? È un’ottima abitudine da mantenere, senza esagerare però. Il caffè ha un effetto energizzante ed è una fonte preziosa di antiossidanti, ma è anche arcinoto che questa bevanda può considerarsi un ottimo alleato nella prevenzione dell’Alzheimer (rischio che si riduce fino al 65%) e del morbo di Parkinson (rischio ridotto tra il 32% e il 60%).

Uno studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) condotto da alcuni ricercatori del Rutgers Robert Wood Johnson Medical School Institute ha messo in evidenza come la caffeina, combinata insieme a un altro composto presente nei chicchi di caffè, possa rallentare la degenerazione cerebrale nelle persone affette dal morbo di Parkinson o colpite dalla demenza a corpi di Lewy, una malattia neurodegenerativa simile all'Alzheimer, ma con un esordio più precoce, e correlata spesso proprio al Parkinson.

È risaputo che la caffeina ha un'azione protettiva nei confronti di queste malattie, mentre sono meno note le sostanze contenute nei chicchi di caffè. Nello studio pubblicato i ricercatori si sono concentrati su un acido grasso (EHT, o Eicosanoyl-5-hydroxytryptamide), derivato da un neurotrasmettitore della serotonina, che si trova nel rivestimento dei chicchi.

Un esperimento condotto sui topi, ha dimostrato che questo composto è in grado di proteggere il cervello dall'accumulo anomalo di proteine che si verifica con l’insorgenza del morbo di Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy. Questo acido grasso, combinato con la caffeina, crea una miscela che ha l’effetto di rallentare o fermare l'avanzare delle due malattie. Se al momento le terapie attuali permettono di agire solo sui sintomi del Parkinson e della demenza a corpi di Lewy, senza ancora riuscire a proteggere dal declino cerebrale, si è aperta una promettente strada per approfondire gli studi in corso e capire quale possa essere la quantità giusta di EHT e di caffeina da utilizzare, per non provocare un eccesso di caffeina, ma ottenere solo benefici per la salute dell’uomo.

Fonte| "Synergistic neuroprotection by coffee components eicosanoyl-5-hydroxytryptamide and caffeine in models of Parkinson's disease and DLB" pubblicato su Pnas il 18 Dicembre 2018

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