Il cibo spazzatura crea dipendenza causando anche vere e proprie crisi di astinenza

Il termine “junk food” è stato coniato nel 1951. Dopo quasi sessant’anni di cibo spazzatura, scopriamo che patatine fritte, pizze surgelate, wurstel e bevande gassate creano dipendenza. Forse è arrivato il momento di eliminarli dalla nostra dieta quotidiana.
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Gaia Cortese 23 Novembre 2018
* ultima modifica il 13/04/2021

“Muoio dalla voglia di mangiare una mela”. “Ho fatto indigestione di passato di carote”. “Spesso davanti alla tv mangio un cetriolo dietro l’altro”.

Difficilmente ti sarà capitato di sentire pronunciare queste parole da qualcuno. Non perché mele, carote o cetrioli non siano buoni, ma semplicemente perché è molto difficile che creino dipendenza. Esiste invece, una categoria di alimenti, conosciuta come cibo spazzatura, o secondo il termine coniato nel 1951 dal microbiologo statunitense Michael F. Jacobson, junk food, che può attivare una forma di dipendenza.

Il cibo spazzatura include tutti quei prodotti alimentari ipercalorici, senza principi attivi, pieni di coloranti e sostanze chimiche. Dovrebbe bastare il loro contenuto dovrebbe scoraggiare chiunque dal volerli solo provare, eppure, una volta assaggiati, diventa spesso difficile rinunciarci. Hai in mente quando non riesci a fermarti davanti a una vaschetta di gelato? O quando mangi una patatina dietro l'altra davanti a un film, finendo il sacchetto senza accorgertene? Ecco.

Secondo uno studio condotto da Erica Schulte presso la University of Michigan e pubblicato sulla rivista medica Appetite, il consumo eccessivo di cibo spazzatura può scatenare una vera e propria forma di dipendenza, dando origine, nel momento in cui ci si priva di questi alimenti ipercalorici, a sintomi di astinenza simili a quelli che proverebbe un tossicodipendente nei confronti della droga da cui dipende. Irritabilità, stati d’ansia, nervosismo, depressione e mal di testa possono essere gli effetti di una privazione dal cibo di cui ormai non si può fare a meno.

Nello studio condotto dal team di ricercatori di Erica Schulte sono stati coinvolti 231 volontari che hanno deciso di eliminare i cibi da cui si sentivano dipendenti. I partecipanti hanno quindi riportato tutti i sintomi fisici e mentali avvertiti nei primi giorni di disintossicazione: tristezza, irritabilità e un forte desiderio di mangiare ancora ciò di cui si erano privati; questo nei primi cinque giorni di disintossicazione, poi fortunatamente, con il passare dei giorni, i sintomi iniziano a diminuire di intensità. Lo studio americano conferma le evidenze e i risultati già riportati da altre ricerche mediche su questo tema, ossia che è proprio vero, il consumo di cibo spazzatura provoca dipendenza come la droga.

Quindi a quali alimenti dobbiamo fare attenzione? Ai pop-corn confezionati per forno o microonde, alle patatine fritte, agli hamburger e al cibo servito nei fast-food, alle bevande gassate (ricche di zuccheri semplici) e a quelle "senza zucchero" (addolcite con aspartame), ai biscotti e a tutti i prodotti dolciari, alle pizze e ai piatti già pronti surgelati. Se è possibile, limitane il consumo o concediti giusto di tanto in tanto una giornata di "sfizi", come l'Eat What You Want Day, la giornata (11 maggio) istituita da una coppia americana di salutisti, Thomas and Ruth Roy, convinti dell'idea che concedersi ogni tanto uno strappo alla regola aiuti a rispettare meglio un regime alimentare sano ed equilibrato.

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