Il discorso di Giovanni Allevi a Sanremo 2024 è un inno alla vita: “il dolore mi ha portato anche dei doni, come la gratitudine”

Dopo due anni di assenza, il pianista e compositore Giovanni Allevi è tornato davanti al grande pubblico nella seconda serata del Festival di Sanremo 2024. In questa occasione ha raccontato la sua battaglia contro il tumore che l’ha colpito nel 2022 e i “doni” che la malattia gli ha regalato.
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Evelyn Novello 8 Febbraio 2024

Come ti avevamo annunciato, Giovanni Allevi è stato presente alla seconda serata del Festival di Sanremo 2024 rendendosi protagonista di un momento estremamente toccante. Dopo due anni di assenza, dal pubblico e dalla musica, il pianista e compositore marchigiano è stato accolto sul palco dell'Ariston da una lunga ovazione e ha raccontato le sensazioni ed le emozioni che hanno caratterizzato i mesi di malattia e di cura che si sono resi necessari per combattere il mieloma multiplo che l'ha colpito nel 2022.

"All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti al pubblico da due anni. Nel mio ultimo concerto alla Konzerthaus di Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39, per un anno consecutivo".

Allevi ha ammesso di aver sofferto molto ma con una forza e una dignità incredibili, ha confidato agli spettatori quanto di buono la malattia gli ha insegnato. Il primo dono che dice di aver ricevuto è la gratitudine, per la bellezza del creato, per l'amore della sua famiglia e per il personale sanitario che l'ha curato, ma anche per tutto ciò che lo circonda.

"Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota? Mi sono sentito mancare. Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di 15, 20 persone, ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.

Un altro dono è la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze dell’ospedale. Il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e se ci sono le nuvolette è ancora più bello. Un altro dono è la gratitudine per la competenza dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia, per la forza che ricevo dagli altri pazienti. Li chiamo guerrieri, e lo sono anche i loro familiari e i genitori dei piccoli guerrieri".

Due anni dopo il suo ultimo concerto, Allevi ha suonato sul palco dell'Ariston Tomorrow, brano scritto durante il ricovero, "perché domani per tutti noi ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello. – E ha concluso – non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l'anima.