Il nucleare torna in Italia? Per Salvini potremmo accendere la prima centrale già nel 2032

Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, ha spiegato che se partissimo nel 2024 con finanziamenti e progetti nel giro di otto anni potremmo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare. Il vicepremier si è spinto oltre, aggiungendo che quest’impianto lo vorrebbe addirittura a Milano.
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Kevin Ben Alì Zinati 12 Ottobre 2023

“Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare. Matteo Salvini ci crede e intervenendo a un convegno a favore del nucleare a Roma ha rafforzato quella che di fatto è la posizione del Governo Meloni.

L’atomo potrebbe – e a questo punto dovrebbe – avere un ruolo nella transizione energetica cui siamo chiamati.

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture si è spinto oltre, auspicando la realizzazione di un impianto atomico addirittura nella «sua» Lombardia: “Da milanese la prima centrale la vorrei a Milano. Lo vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città”. 

Un’uscita ancora più forte rispetto a quanto dichiarato pochi mesi fa, quando aveva proposto un reattore per produrre energia nucleare nel quartiere di Baggio, nell’area in cui vive.

Il vicepremier Matteo Salvini è convinto che per il 2032 potremmo accendere una centrale nucleare di ultima generazione in Italia. E la vorrebbe a Milano.

Come già aveva fatto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto-Fratin, Salvini si riferisce al nucleare cosiddetto di quarta generazione e, in particolare, degli Small Modular Reactors: strutture tecnologicamente nuove e ritenute più sicure delle “vecchie” centrali, di piccole dimensioni e, appunto, modulari quindi più facili da costruire e installare.

“Ci tengo a portarvi il convinto sostegno non solo della mia forza politica ma dell’intero governo – ha aggiunto Salvini – A questo convegno partecipano tre ministri: Io della Lega, Pichetto di Forza Italia e Urso di Fratelli d’Italia. C’è un’idea complessiva di sintesi. Ora cerchiamo di pianificare. Bisogna mettere insieme quattro ministeri, imprese, ambiente, infrastrutture e Mef, occorre coordinarsi e darsi dei tempi”. 

Una bozza più o meno concreta delle tempistiche, se ti ricordi, era arrivata dopo la prima riunione della piattaforma per un nucleare sostenibile avvenuta al Mite in presenza di enti pubblici di ricerca, associazioni scientifiche, esponenti del mondo delle università e soggetti statali: 6 mesi per le prime idee e proposte, 7 per redigere un documento con la roadmap e 9 mesi per elaborare linee guida con azioni, risorse, investimenti e tempi. 

Salvini, come riporta Ansa, ha poi fatto un accenno all'Ue sostenendo che a livello europeo “non bisogna ragionare ideologicamente”. Dietro alle sue dichiarazioni, molto probabilmente, c’è l'ammiccamento a quell’Alleanza Nucleare europea promossa dalla Francia e a cui l’Italia, al momento, avrebbe partecipato solo come «paese osservatore».

Le parole del vicepremier hanno immediatamente provocato reazioni opposte da parte della sinistra e dei partiti ambientalisti. Il deputato Pd milanese Franco Mirabelli, per esempio, ha rispedito al mittente la proposta sostenendo che “sarebbe importante che il ministro delle infrastrutture, che non ha alcuna competenza in materia energetica, facesse il proprio lavoro. Se Salvini vuole occuparsi di Milano lo faccia mettendo in campo politiche concrete sulla casa”.

Il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ha “sfidato” Salvini sul tema, proponendo un “confronto pubblico con me in Piazza Duomo a Milano”.

Nel dibattito è poi intervenuto il «padrone di casa», ovvero il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che si è dichiarato non favorevole a una centrale nucleare in città: “No e per una serie di motivi. Non voglio essere ideologicamente contrario. Però si devono trovare delle vie di equilibrio. Quella di Salvini non so se è una battuta o lo dice davvero, è chiaro che non è certamente nei nostri programmi. Non gli ho parlato, quando ci siamo visti non me ne ha fatto cenno”.

Carlo Calenda, leader di Azione, appoggia invece l'ipotesi nucleare (come ci aveva ricordato anche la vice-presidente del partito Giulia Pastorella): "Personalmente dubito della capacità di Salvini di far costruire una strada sterrata entro il 2050, ma l'Italia ha bisogno del nucleare se vuole raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni".