Il segreto per correre senza infortuni? Tieni la schiena dritta e non troppo piegata in avanti: parola di scienziati

Analizzando la meccanica di corsa di 23 giovani atleti, un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado e di Harvard ha scoperto che un’angolazione del busto vicina ai 30° risulta poco efficiente e correlata a forme di corsa dannose da cui possono derivare danni, lesioni e infortuni a ginocchia e schiena.
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Kevin Ben Alì Zinati 16 Maggio 2022
* ultima modifica il 16/05/2022

Jogging e corsa sì, se fatti bene. Quindi scarpe giuste, abbigliamento adeguato alla temperature e soprattutto schiena dritta e non troppo piegata in avanti. Il rischio è quello di andare a sovraccaricare il lavoro delle ginocchia e della schiena stessa, favorendo così l’insorgenza di lesioni e infortuni dolorosi e snervanti. La formula per preparare al meglio la tua prima (o la prossima) maratona arriva dal nuovo studio di un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado a Denver e dell'Università di Harvard.

Analizzando la meccanica di corsa di 23 giovani atleti hanno scoperto che una maggiore flessione del tronco inciderebbe sulla lunghezza del passo, sui movimenti articolari e sulle forze di reazione del suolo.

Tutti fattori che, accompagnandoti lungo una stagione di allenamenti e chilometri, potrebbero contribuire al dolore al ginocchio, alla sindrome da stress tibiale mediale e al più classico dei mal di schiena.

La testa, insieme alle braccia e al busto, rappresentano infatti il 68% della massa corporea e puoi capire quindi che cambiamenti in uno di questi elementi, come l’orientamento del busto, possono provocare conseguenze significative sugli arti inferiori.

“Abbiamo notato che molte persone si piegano in avanti durante la corsa e sperimentavano complicazioni. Volevamo capire il legame tra questi due eventi” hanno spiegato i ricercatori.

Così, per provare a indagare questa correlazione, hanno arruolato un gruppo di runner tra i 18 e i 23 anni sottoponendoli a sessioni di corsa da 15 secondi con una flessione verticale di -10°, 20° e 30°.

Dovendo trovare il modo per farli piegarsi in avanti senza rischiare di cambiare del tutto la loro andatura, gli scienziati hanno escogitato questo metodo: appendere al soffitto, appena sopra le teste dei corridori, un tassello di plastica leggero che veniva spostato verso l'alto o verso il basso a seconda dell'angolazione necessaria.

Sulla rivista Human Movement Science hanno poi spiegato che l’aumento della flessione del tronco da un angolo naturale avrebbe diminuito la lunghezza media del passo di ben 13 centimetri. La frequenza dei passi, invece, sarebbe aumentata da 86,3 passi al min a 92,8.

Piegare eccessivamente il busto in avanti, insomma, potrebbe portarti a fare più passi ma meno lunghi. Questo, secondo i ricercatori, dipenderebbe dal fatto dal ridotta quantità di tempo in cui la gamba resta sollevata in aria.

Le oscillazioni delle gambe sono dunque più rapide a causa del ridotto movimento in avanti e questo tipo di meccanica diventerebbe così molto più dispendiosa e costosa per i runner.

Ma non finisce qui, perché l'aumento degli angoli della schiena durante la corsa ha portato a un'articolazione dell'anca più flessa e del ginocchio più piegata.

Una maggiore inclinazione ha anche modificato la posizione del piede e degli arti inferiori, portando a un maggiore impatto delle forze di reazione al suolo sul corpo.

Secondo ricercatori, insomma, un’angolazione di 30° risulterebbe meno efficiente e molto più associata a forme di corsa dannose e quindi a lesioni e infortuni.

Fonte | "The effect of trunk flexion angle on lower limb mechanics during running" pubblicata online il 15 maggio 2021 sulla rivista Human Movement Science

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