“Il virus cinese non è aggressivo come la Sars e in Italia non dobbiamo preoccuparci”, spiega l’Infettivologa

In questi giorni non abbiamo fatto altro che contare le vittime e gridare alla nuova Sars, ma la situazione al momento sembra meno preoccupante di come abbiamo temuto, anche se non bisogna comunque abbassare mai la guardia. La dottoressa Stefania Piconi, Infettivologa dell’Ospedale Sacco di Milano, ci ha aiutato a fare chiarezza e a capire quali siano i rischi.
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Giulia Dallagiovanna 22 Gennaio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020
Intervista alla Dott.ssa Stefania Piconi Infettivologa presso l'Ospedale Luigi Sacco di Milano

Sulla situazione in Cina arrivano notizie contrastanti. Quattrocento persone coinvolte, no forse sono 4mila. Una forma di polmonite molto grave che può anche provocare il decesso. Siamo di fronte alla nuova Sars. Quanto di tutto questo è vero sul nuovo virus che ci sta spaventando tutti? In realtà, i reiterati allarmi ti stanno portando fuori strada. Per cominciare, non sono stati registrati casi di contagio in Italia. Inoltre, l'Unione europea, come anche gli Stati Uniti, l'Australia, il Giappone e diverse altre nazioni, hanno attivato la rete di sicurezza e di controllo per tutti i voli in arrivo dalla provincia di Hubei, dove si è verificato il primo focolaio. Insomma, le possibilità che tu possa contrarre questo virus sono davvero ridotte al minimo. Ma per far chiarezza sulla situazione in modo definitivo, abbiamo intervistato la dottoressa Stefania Piconi, Infettivologa presso l'Ospedale Luigi Sacco di Milano.

Dottoressa Piconi, poche ore fa si è riunita in seduta straordinaria l'Organizzazione mondiale della sanità: quali novità ci sono rispetto al nuovo virus?

L'Organizzazione mondiale della sanità ha convenuto che non sembra trattarsi di un virus così virulento come si potrebbe temere. Al personale sanitario non è stata infatti richiesta un'allerta di protezione alta. In poche parole, non dobbiamo assumere tutti quegli accorgimenti come è accaduto nei primi anni Duemila per la Sars (Sindrome acuta respiratoria grave). Inoltre hanno garantito che tutti in porti ricettivi di voli che provengono, per via diretta o indiretta, dalla provincia di Hubei sono stati attivati controlli appositi. In Italia è stato interessato l'aeroporto di Fiumicino, perché le tratte diretta da Wuhan atterrano a Roma, ma in ogni scalo europeo i passeggeri vengono monitorati. La rete europea è insomma pienamente attiva.

Tutti i voli che arrivano in Italia, per via diretta o indiretta, vengono controllati

Infine, è stato individuato in 14 giorni il periodo di incubazione, ovvero l'arco di tempo in cui una persona può essere considerata a rischio. Questo significa che, se in questo arco di tempo vengono manifestati i sintomi dell'infezione da un individuo che è tornato dalla provincia di Hubei, è necessario effettuare i test per i Coronavirus e verificare se sia infetto o meno.

Ma a quale virus ci troviamo davanti?

Come accennavo prima, si tratta di un sierotipo di Coronavirus. Sono virus che provocano infezioni delle alte vie respiratorie e che sono in circolazione nel periodo tardo autunnale e invernale, come l'influenza classica. Come medici non è la prima volta che ne sentiamo parlare. Anzi, vi sono diversi sierotipi che riscontriamo spesso in adulti, anziani e bambini, ovvero quelle che vengono considerate categorie a rischio per ogni infezione.

Per quanto riguarda il virus cinese, è risultato molto simile alla Sars e alla Mers (Sindrome respiratoria mediorientale), anche questi facenti parte dei Coronavirus. In particolare, questo agente patogeno ha l'80% del genoma in comune con quello della Sars. Fino ad ora però appare molto meno aggressivo e soprattutto meno in grado di portare alla morte, seppur provochi una grave infezione delle alte vie respiratorie con insorgenza di polmonite.

Come si trasmette? È confermato il passaggio da uomo a uomo?

Per tutti questi virus, la fonte primaria di contagio è stato un animale, che in gergo tecnico viene definito reservoir. Per la Sars sono stati la civetta delle palme e i pipistrelli, mentre per la Mers erano cammelli e dromedari. Per il nuovo Coronavirus non si conosce ancora con precisione, però sappiamo che al mercato cittadino di Wuhan, da dove è partito il focolaio, venivano esposti animali vivi. Questi venivano poi macellati sul posto senza alcuna mascherina da parte di chi se ne occupava. Ma questa pratica libera nell'aria del materiale che proviene dall'animale ed è per questa ragione che i macellai indossano sempre delle protezione su naso e bocca, ovvero le alte vie respiratorie.

È stata confermata la trasmissione da uomo a uomo

Questo virus è quindi mutato e ha avuto la possibilità di arrivare all'essere umano. Non solo, ma è in continuo mutamento ed è infatti stato ormai accertato anche il passaggio interumano, cioè da uomo a uomo.

Al momento ci sono 9 vittime accertate, erano persone in salute o soggetti più deboli?

Si trattava per lo più di persone in cattiva salute e che presentavano già altre comorbidità. Da quello che vediamo per ora, il virus sembra essere particolarmente aggressivo con le cosiddette categorie a rischio, come chi soffre di patologie respiratorie o cardiovascolari e dunque diabetici, obesi e così via. Potenzialmente, però, non è escluso che possa diventare pericoloso anche per chi è in buona salute.

Quali sono i sintomi del nuovo virus?

I sintomi sono indistinguibili da quelli dell'influenza classica. Si presenta quindi con un'insorgenza acuta e la comparsa di raffreddore e tosse, seguiti da febbre e dolori muscolari, fino ad arrivare all'insufficienza respiratoria e alla necessità di ricevere l'ossigeno per respirare. Senza i test specifici, è dunque impossibile da riconoscere.

Come si può curare?

La terapia che si segue ora è di supporto: vengono curati i sintomi e non la malattia in sé. Si somministrano quindi antipiretici per la febbre, l'idratazione se necessaria, antibiotici di copertura e ossigeno. Non esiste poi un vaccino e non penso si stiano facendo ricerche in quella direzione, così come non era accaduto per la Sars. Più che sui rimedi però, bisogna concentrare tutti gli sforzi e le energie sul contenimento dell'epidemia e sull'evitare che si trasmetta il contagio.

Come si può fare allora per prevenire il contagio?

Gli accorgimenti che si possono mettere in atto sono quelli tipici che vengono consigliati durante l'epidemia di influenza: lavarsi le mani di frequente, soprattutto quando si è stati in luoghi pubblici, quando si starnutisce o si tossisce sarebbe poi meglio proteggere bocca e naso con l'incavo del gomito per evitare di distribuire i secreti delle proprie vie respiratorie. Da evitare invece di ricorrere alla classica mano, perché se i germi vi rimangono sopra e si entra poi in contatto con altre persone o si toccano oggetti è più facile trasmettere il virus.

Sarebbe poi un'ottima abitudine indossare una mascherina quando si è malati, ma in Italia non è consuetudine. Nei Paesi asiatici invece le persone la utilizzano di norma, proprio ridurre il rischio di contagio.

Quanti casi sono stati registrati finora?

Si possono leggere diversi numeri sull'entità dell'epidemia, ma il Ministero della Salute ha parlato di 440 casi e 13 provincie cinesi coinvolte. Fino a questo momento ci sono stati poi 9 morti e tutti nel territorio di Hubei. Sono stati inoltre registrate tre persone malate in Thailandia, una in Giappone, una in Corea del Sud e un'ultima negli Stati Uniti.

Ma in Italia dovremmo preoccuparci?

Al momento no. La rete di controllo dei voli in arrivo è attiva e quindi gli ingressi sono monitorati. È inoltre arrivata la notizia che nella provincia di Hubei hanno chiuso i confini, nessuno potrà entrare o uscire nemmeno durante il Capodanno cinese (il 25 gennaio, ndr.) e questa è un'ottima misura.

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