
Milano si sveglia lentamente stamattina. E comunque non del tutto. Dopo un weekend segnato dallo scoppio dell'epidemia, dalla corsa ai supermercati e dagli aggiornamenti costanti sul numero di morti e contagiati, oggi la città prova a riprendere i suoi ritmi. Ma non ce la fa. Metro semivuote, banchine deserte e paura tangibile nell'aria.
Solitamente negli orari di punta è un'impresa salire sui vagoni della metropolitana. Alle 9 di ogni lunedì mattina si fatica a trovare un posto in piedi e capita anche di dover aspettare uno o più treni prima di poter salire. Oggi, invece, non solo i posti ci sono eccome, ma i convogli sono addirittura semivuoti, così come le banchine.
Le poche persone che viaggiano sui mezzi pubblici hanno mascherine (chirurgiche o con filtro). I più sfortunati che non sono riusciti ad accaparrarsi una confezione delle ormai costosissime mascherine, hanno optato per grandi sciarpe che coprono naso e bocca. La città sembra dormiente, sopita, ancora incredula. E tutto questo per la paura.
Perché è proprio quello il problema. Tutti noi abbiamo paura. E ancor di più abbiamo paura della paura. Paura di non sapere cosa accadrà, come evolverà questa situazione, di rimanere senza cibo, acqua e beni di prima necessità. Ed è per questo che i cittadini di Milano, e della Lombardia tutta, nel weekend hanno svaligiato gli scaffali dei supermercati e intasato di ordini i servizi di spesa a domicilio. Per paura.
Paura di un virus che il mondo non conosce e che non sa quanto possa essere pericoloso.
Ma forse il vero virus dell'Italia, oggi, si chiama paura.